Generation Identitaire e il panorama dell’estrema destra in Francia
Terrorism & Radicalization

Generation Identitaire e il panorama dell’estrema destra in Francia

By Claudia Annovi
06.16.2021

Dopo la decisione del Ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin, avvenuta il 3 marzo 2021, di dichiarare illegale il movimento giovanile di estrema destra Génération Identitaire (GI) e la conseguente presentazione di ricorso da parte dei vertici dell’associazione, il 3 maggio successivo il Consiglio di Stato ha confermato l’ordine di scioglimento del gruppo. Il Consiglio di Stato ha ribadito le ragioni alla base del provvedimento già addotte dal Consiglio dei Ministri a marzo: l’incitamento all’odio e alla violenza nei confronti della comunità musulmana che animano l’attività dell’associazione e la natura paramilitare del movimento, simile a quella di una milizia privata, rappresentano una minaccia per l’ordine e la sicurezza pubblica.

L’ordine di scioglimento era stato preceduto dalle condanne disposte contro alcuni dei più noti militanti di Génération Identitaire per disturbo della quiete pubblica, linguaggio discriminatorio e rivendicazione del riconoscimento di un ruolo di polizia di frontiera. A pesare maggiormente sulla scelta di sciogliere il movimento sono stati però gli episodi di violenza che hanno visto protagonisti alcuni militanti di GI negli ultimi anni, risultato di una retorica carica d’odio e di violenza e di un ripetuto invito alla lotta armata. Dopo la pubblicazione da parte di al-Jazeera del documentario d’inchiesta «Generation Hate» nel dicembre 2018, la violenza perpetrata da Génération Identitaire è diventata in Francia un caso mediatico. Il reportage che documenta l’esperienza di un giornalista infiltrato nella sezione di GI a Lille ha infatti messo in luce come la violenza xenofoba non sia un fenomeno limitato ai militanti più estremisti, ma una retorica fondante del movimento. L’attacco, ripreso in diretta, che vede i membri di GI aggredire una giovane di origini maghrebine nei pressi di un bar di Lille, rappresenta dunque solo uno dei numerosi episodi di violenza di cui si sono resi protagonisti i giovani militanti di GI. Nel 2018 22 militanti identitari hanno attaccato la sede marsigliese dell’ONG SOS Méditerranée, mentre il 29 ottobre 2020 (lo stesso giorno dell’attacco jihadista a Nizza) un sostenitore di GI ha tentato di aggredire un uomo di origine araba ad Avignone. A complicare ulteriormente il quadro, l’inchiesta ha rivelato anche lo stretto legame di Génération Identitaire con gruppi neonazisti e islamofobi, sia in Francia che all’estero. Un rapporto confermato, ad esempio, dalla notizia dei finanziamenti ricevuti da parte dell’attentatore di Christchurch, Brenton Tarrant, che nel marzo 2019 ha mietuto 51 vittime in due luoghi di culto musulmani.

La preoccupazione riguardo le attività di GI è inoltre fortemente legata alla struttura paramilitare di cui l’organizzazione si è dotata e che è stata definita come l’impianto di una milizia privata dal governo. Nel corso degli ultimi anni i vertici del gruppo hanno organizzato campi, chiamati “Università Estive”, in cui viene fornita ai giovani militanti una formazione storica, politica, e comunicativa oltre che paramilitare. In questa sede, gli attivisti vengono formati sui principi del movimento alternando attività fisica, gare e combattimenti tipici dell’ambiente militare a momenti di autentica scuola di ideologia, attraverso lezioni di storia, seminari ed esercizi di scrittura propagandistica. Nella stessa pagina web della sezione inglese di GI, ad esempio, l’Università Estiva viene descritta come “un campo di addestramento paramilitare di estrema destra", in cui i giovani identitari si allenano in combattimento, indossando uniformi abbinate (rappresentanti la lambda spartana) e marciando in formazione militare. Un’immagine che rievoca pericolosamente i campi di formazione nazifascisti e che ha scatenato, in ultima battuta, la condanna dell’Eliseo.

Tuttavia, le tempistiche dell’iniziativa del governo, che ha dichiarato illegale il gruppo solo dopo nove anni dalla sua creazione, devono essere lette anche alla luce degli ultimi sviluppi politici francesi. La messa al bando di Génération Identitaire si inserisce infatti in un processo, cominciato alla fine del 2020, di individuazione e scioglimento di gruppi che operano al di fuori del perimetro costituzionale e sostengono direttamente o indirettamente l’estremismo ideologico, politico o religioso. Il progetto governativo, già dibattuto nel corso dell’anno, si è dotato di strumenti legislativi nel febbraio 2021 (con l’approvazione della nuova legge contro il separatismo) e si è rivolto soprattutto ai movimenti di matrice islamista, accusati di promuovere una contro-cultura “separatista” che mina i principi costituzionali di uguaglianza e laicità. L’iniziativa ha suscitato le critiche di partiti di sinistra e di parte dell’opinione pubblica, che hanno visto nella nuova legge uno strumento di criminalizzazione della comunità musulmana: negli ultimi mesi del 2020, ad esempio, una ONG musulmana (Barakacity) e un collettivo filopalestinese (Shaykh Yassin) sono stati sciolti con l’accusa di vicinanza a movimenti islamisti estremisti. In questo contesto di crescente polarizzazione sociale e politica, il provvedimento nei confronti di Génération Identitaire viene quindi letto come un tentativo del governo di dimostrare che l’obiettivo non è esclusivamente l’estremismo di matrice islamista, ma qualsiasi gruppo radicale che mini l’unità nazionale.

Al di là del dibattito politico nato intorno al nuovo disegno di legge, vale la pena soffermarsi sul fenomeno di Génération Identitaire, il cui attivismo giovanile ha suscitato le preoccupazioni dell’Eliseo. Sin dalla nascita di GI nel 2012, i vertici dell’organizzazione hanno condotto una campagna fortemente discriminatoria nei confronti degli immigrati e della comunità musulmana, interagendo continuamente con i media per ottenere risonanza mediatica e incoraggiando, più o meno indirettamente, i propri sostenitori alla violenza. Il movimento ha trovato altresì il supporto, seppur molto prudente, di alcuni membri di Rassemblement National (RN, ex Front National), tradizionale partito di estrema destra in seno al quale si è formato la stessa corrente identitaria. Ciononostante, la propaganda e le attività di Génération Identitaire costituiscono un preoccupante sintomo delle fratture sociali che caratterizzano la Francia, rivelando come il terreno degli estremismi, non solo di matrice islamista, continui a proliferare. Ragionare, quindi, sullo sviluppo di Génération Identitaire, sull’ideologia che ne anima l’attivismo e sulle sfide che pone alla società e alla politica francesi rappresenta un importante esercizio d’indagine sulla dimensione sincretica, ma anche carsica, dell’estremismo di destra in Europa al giorno d’oggi.

L’esperienza di Génération Identitaire affonda le radici in un ciclo di scioglimento e ricostituzione che ha tradizionalmente caratterizzato il panorama francese dei gruppi di estrema destra e ha influenzato in larga misura la strategia d’azione del movimento identitario giovanile. Dopo la dissoluzione nel 2002 di Unité Radicale, movimento formatosi nel 1998 e sciolto dopo che un membro, Maxime Brunerie, tentò di assassinare l’allora Presidente Jacques Chirac, i militanti dell’organizzazione fondarono un nuovo gruppo, Bloc Identitaire, successivamente rinominato Les Identitaires. Il movimento identitario, corrente culturale che sintetizza tratti del cosiddetto “differenzialismo etnopluralista” e dell’antimondialismo, si dotò presto di un’organizzazione giovanile, Jeunesses Identitaires, che venne messa al bando già nel 2006 con l’accusa di ricostituzione di associazione illegale. Jeunesses Identitaires lasciò quindi il posto ad una serie di sezioni regionali semi-autonome, attive a livello locale ma coordinate tramite una rete informale nazionale (Une Autre Jeunesse). Con l’obiettivo, infine, di ricreare un’organizzazione di ampio respiro che potesse superare le divisioni regionali, nel 2012 venne fondata Génération Identitaire, cui le diverse unità regionali fanno riferimento. La ricorrente opposizione delle istituzioni che il movimento identitario francese ha incontrato sin dall’inizio degli anni 2000 ha dunque fortemente condizionato la linea d’azione di Génération Identitaire: nel tentativo di evitare l’interdizione governativa, l’organizzazione ha sempre prediletto una strategia di dissimulazione delle istanze e delle attività più discriminatorie e violente.

Sul piano ideologico, Génération Identitaire si è dimostrata capace di raccogliere la tradizione politica dell’estrema destra francese integrandola alle narrative estremiste emerse negli ultimi vent’anni. L’organizzazione ha fondato infatti la propria ideologia sull’etno-differenzialismo, una teoria elaborata, alla fine degli anni Sessanta, dal movimento politico di estrema destra Nouvelle Droite, secondo cui ad ogni etnia corrisponderebbero un preciso territorio e uno specifico patrimonio culturale che le istituzioni politiche dovrebbero preservare. La crisi, infatti, di referenti culturali innescata dalla globalizzazione, che ha incentivato l’incontro tra etnie e culture, ha spinto a ricercare una netta separazione tra diverse comunità etniche e religiose, nella speranza che la restaurazione di una Francia “etnicamente pura” (qualora lo sia mai stata) avrebbe risolto le crescenti disuguaglianze sociali. Questa logica ha contribuito a creare una narrativa discriminatoria nei confronti degli immigrati (soprattutto quelli provenienti dalle ex colonie in Africa e Asia) e stimolato, nei decenni successivi, una serie di nuove congetture. Nel solco di questa tradizione, ad esempio, è nata la teoria cospiratoria della Grande Sostituzione (Grand Remplacement), elaborata negli anni Duemila dallo scrittore francese Renaud Camus e assimilata da numerosi movimenti di estrema destra in Francia, tra cui Génération Identitaire. Secondo questa teoria, che, a sua volta, affonda le radici nel più antico “piano Kalergi”, le élite liberali incentiverebbero i flussi migratori per creare un’umanità etnicamente e culturalmente mista a scapito della civiltà bianca, cristiana ed europea, destinata, appunto, ad essere sostituita. In quest’ottica, la difesa dello spazio e della civiltà europei e la battaglia culturale contro l’Islam e l’immigrazione, due elementi costantemente sovrapposti nell’universo identitario, diventano il nuovo imperativo politico di GI e si traducono concretamente in un piano di “remigrazione”, intesa come il rimpatrio forzato di tutti gli immigrati, anche residenti in Europa da più generazioni, nel loro Paese di origine “etnica”. Anche la scelta dei simboli e dei riferimenti storici, come la lambda spartana a ricordare la battaglia contro l’impero persiano, la battaglia di Poitiers del 732 contro i musulmani e la Reconquista spagnola del 1492, mirano a rievocare il passato di grandi potenze europee che hanno vinto una battaglia non solo militare, ma anche culturale, contro un “invasore” straniero.

La teoria della Grande Sostituzione e i corollari ideologici sviluppati intorno ad essa rappresentano la chiave di volta di Génération Identitaire e del più ampio movimento identitario francese, che su queste teorie ha fondato il proprio progetto politico dai tratti fortemente separatisti. Tuttavia, benché Génération Identitaire abbia integrato alcune narrative comuni agli estremismi di destra del nuovo millennio (in primis, il discorso discriminatorio nei confronti delle minoranze religiose ed etniche e l’antiliberalismo rivoluzionario) il movimento sfugge all’equazione ricorrente estrema destra–nazionalismo. L’ideologia di GI promuove infatti una sorta di sciovinismo europeo che genera un’idea di cittadinanza legata alle radici etnico-culturali del continente e ai suoi valori cristiani, dipingendo i territori europei come un unico blocco culturale, etnico e religioso. Il discorso “internazionalista” del movimento, che rigetta i valori più universalistici dell’Unione Europea ma aspira a difenderne i confini territoriali e culturali, ha quindi permesso a Génération Identitaire di espandere il proprio franchising ad altri Paesi europei, tra cui l’Italia, l’Inghilterra, l’Austria e la Germania, creando una rete di connessioni di più ampio respiro. In questo senso, la grande novità di GI a livello ideologico è proprio lo svincolamento dai parametri puramente nazionalistici, tipici dei movimenti di estrema destra attuali, e la promozione di una nuova forma di governance transnazionale a livello europeo, rifacendosi così al nazionalismo europeo di stampo fascista sorto negli anni Sessanta.

Al di là delle specifiche ideologie che animano Génération Identitaire, è fondamentale soffermarsi anche sui fattori sociali, culturali e psicologici che spingono molti giovani ad abbracciare la corrente identitaria nella sua forma più violenta. La società francese rappresenta sicuramente un caso particolare in cui dinamiche politiche transnazionali si sono sommate a specificità sociopolitiche interne, creando la tempesta perfetta per lo sviluppo di movimenti xenofobi di estrema destra. Da una parte i ripetuti attacchi terroristici di matrice jihadista che la Francia ha subito nell’arco degli ultimi sette anni e dall’altra il rinnovato successo di retoriche nazionaliste e populiste hanno infatti contribuito a esacerbare le tensioni sociali e l’apprensione nei confronti della comunità musulmana. I militanti di Génération Identitaire, ad esempio, hanno strumentalizzato gli attentati del 13 novembre 2015 per promuovere l’odio nei confronti dei musulmani e dei migranti. A questo quadro di crescente polarizzazione politica e di rifiuto del multiculturalismo si aggiungono inoltre una serie di fattori che caratterizzano, in senso lato, i nuovi estremismi violenti che vedono una forte partecipazione giovanile. La crescente disuguaglianza e la competizione professionale innescate dalle ripetute crisi economiche (ultima delle quali quella provocata dalla pandemia) hanno alimentato una percezione distorta dell’Altro – inteso come chiunque non rientri in rigide categorizzazioni etniche, culturali o religiose – come una minaccia esistenziale, spingendo così molti giovani a ricercare risposte semplici in chi propone lo scontro e la violenza come soluzioni alle problematiche attuali.

Nonostante i fondamenti ideologici fortemente controversi, Génération Identitaire è riuscita a eludere a lungo l’interdizione governativa soprattutto grazie alla sua linea d’azione di continua, ma selettiva e attenta, esposizione mediatica. Se, infatti, l’organizzazione si è sviluppata online seguendo gli schemi di reclutamento e propaganda di gruppi estremisti contemporanei come l’alt-right americana, il suo attivismo offline rivela come i vertici di Génération Identitaire abbiano attinto alle strategie di diverse tradizioni politiche per imporsi nel dibattito e attirare l’attenzione dei media. La linea preferenziale di GI è stata l’agit-prop, una strategia d’azione non-violenta ma di forte impatto mediatico tipica di organizzazioni di estrema sinistra ecologista come Greenpeace. Questo modus operandi, mirato ad imporre determinati temi nel dibattito sociale e politico, ha caratterizzato il movimento fin dai suoi esordi: nel 2012, i militanti dell’organizzazione hanno occupato il tetto della moschea di Poitiers; nell’estate 2017, i diversi comitati europei di GI hanno lanciato l’operazione navale “Defend Europe” al largo delle coste italiane per bloccare l’ondata migratoria dalle coste africane; infine, nel 2018, in una seconda spettacolarizzata spedizione sulle Alpi al confine italo-francese, i militanti hanno chiesto nuovamente la difesa dell’Europa dalla “minaccia” straniera. L’ultima manifestazione, prima dello scioglimento del gruppo, ha visto i militanti di Génération Identitaire schierarsi, nel gennaio 2021, sui Pirenei per “proteggere” i confini europei.

La messa al bando di Génération Identitaire solleva inoltre una serie di questioni che, a un anno dalle elezioni legislative e presidenziali, potrebbero influenzare il panorama politico francese. In primo luogo, l’interdizione del movimento identitario giovanile potrebbe alterare la linea d’azione del Rassemblement National, forza di estrema destra che, per affinità ideologica, rappresenta il primo riferimento politico per Génération Identitaire. In generale, il partito di destra radicale ha cercato sempre di prendere le distanze dalle frange più violente che lo sostengono: nel 1993, ad esempio, durante una parata del Front National, un funzionario responsabile della sicurezza del partito denunciò 32 neonazisti che partecipavano alla manifestazione. Eppure, i rapporti tra RN e il movimento identitario giovanile continuano ad essere ambigui e controversi. Nel 2018, la leader del partito Marine Le Pen ha lodato l’operazione “Defend Europe” sulle Alpi italo-francesi, e nel gennaio 2021 ha difeso la libertà d’espressione di Génération Identitaire. Al sostegno più o meno esplicito si somma inoltre il vantaggio che il Rassemblement National trae dall’esistenza di GI nel panorama extraparlamentare. L’azione d’agit-prop del movimento identitario contribuisce infatti a riportare all’ordine del giorno tematiche politiche fondamentali per il partito, il quale, d’altra parte, ha sempre “reclutato” nuovi membri tra i giovani più qualificati del movimento identitario, come dimostra la candidatura per RN dell’ex portavoce di Génération Identitaire, Damien Lefèvre, alle regionali del 2021. L’iniziativa governativa contro il movimento giovanile pone dunque Rassemblement National davanti a un bivio che potrebbe influenzare la sua immagine e il suo futuro politico. Da una parte, infatti, difendere la presenza dei militanti di GI tra le fila del partito potrebbe comprometterne la credibilità come forza politica che accetta le regole del confronto democratico, esponendolo a dirette condanne da parte dei partiti d’opposizione e delle istituzioni e sancendone l’esclusione de facto dai giochi parlamentari. Dall’altra, tuttavia, un’epurazione degli estremisti identitari potrebbe eliminare il quadro di legalità del partito cui i militanti di GI aspirano e che li costringe, qualora vogliano entrare in politica, a rifiutare l’azione violenta, lasciandoli così liberi di continuare a perseguire i propri obiettivi secondo strategie più controverse.

Diversi timori restano, d’altra parte, riguardo alla stessa decisione del governo di sciogliere Génération Identitaire, iniziativa che potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. La storia dei movimenti extraparlamentari di estrema destra francesi dimostra che ogni volta che un gruppo viene sciolto gli attivisti che in esso militavano sono riusciti a riorganizzarsi e formare nuove cellule, grazie soprattutto alla rete di cui dispongono in Francia e in Europa. Allo stesso modo, non è da escludere che il venir meno di un polo attrattivo come è stato Génération Identitaire – che, seppur in maniera fortemente controversa, ha esercitato un minimo di controllo sui militanti per poter continuare ad interagire con RN – nel panorama dell’attivismo di estrema destra possa alimentare la violenza delle frange più estremiste del movimento, ormai in aperto conflitto con il governo. Uno scenario che trova altresì conferma in una serie di incidenti avvenuti negli ultimi due mesi: come, infatti, ha sottolineato il senatore Thomas Dossus in un intervento al Senato a inizio maggio, da quando il gruppo è stato dichiarato illegale i militanti identitari di Lione hanno continuato a condurre attacchi mirati, distruggendo a metà marzo la vetrina della libreria di un’associazione antifascista e colpendo una manifestazione a sostegno della comunità LGBTQ+. In questa fase, dunque, di crescente polarizzazione politica, è essenziale che le autorità continuino a monitorare le attività di quei militanti che potrebbero continuare a condurre una campagna d’odio e di violenza in Francia, aumentando in questo modo tensioni sociali che, se esacerbaste, potrebbero sfociare in aperto conflitto.

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