Tra Golfo e Levante: la strategia regionale della Cina alla prova del tour di Wang Yi
Middle East & North Africa

Tra Golfo e Levante: la strategia regionale della Cina alla prova del tour di Wang Yi

By Alessio Stilo
12.29.2025

La recente missione di cinque giorni del Ministro degli Esteri cinese Wang Yi in Medio Oriente, iniziata il 12 dicembre e articolata nelle tappe in Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Giordania, riflette la crescente centralità attribuita da Pechino al quadrante mediorientale. Il viaggio, che si colloca in una cornice di turbolenza regionale nella quale emergono conflitti irrisolti e riallineamenti geopolitici in atto, appare funzionale a un duplice obiettivo: consolidare le relazioni bilaterali con attori chiave del mondo arabo e rafforzare il posizionamento della Repubblica Popolare Cinese come interlocutore politico ed economico affidabile, capace di dialogare con una pluralità di attori regionali. Al contempo, Pechino agisce entro la cornice strategica del confronto col rinnovato interesse degli Stati Uniti per il Golfo, mirato a ridefinire le relazioni di Washington con i partner tradizionali e riorientarle verso ambiti diversi dal binomio sicurezza/energia, con particolare riferimento a tecnologia, minerali critici, intelligenza artificiale, investimenti e commercio.

La tappa saudita ha rappresentato uno dei momenti centrali del tour, confermando il ruolo di Riad quale perno della strategia cinese in Medio Oriente. Nei colloqui con il Principe ereditario Mohammed bin Salman e con il Ministro degli Esteri Faisal bin Farhan, Wang Yi ha ribadito l’importanza attribuita all’Arabia Saudita come partner prioritario della propria diplomazia regionale. Il dialogo ha messo in evidenza una convergenza di interessi su più livelli, che spaziano dalla cooperazione energetica tradizionale all’espansione delle relazioni in settori emergenti, quali le nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale e la transizione energetica. In questi comparti, peraltro, Riad ha sottoscritto accordi di ampia portata con gli Stati Uniti, in seguito alla visita di Mohammed bin Salman a Washington a novembre 2025, che palesano come gli sforzi di diversificazione economica del Regno saudita abbiano amplificato le dinamiche della competizione globale tra Washington e Pechino.

Accanto alla dimensione economica, particolare rilievo è stato posto al coordinamento politico e diplomatico su dossier regionali e internazionali. La Cina ha espresso apprezzamento per il ruolo saudita nei processi di stabilizzazione regionale e ha sottolineato la volontà di intensificare il confronto su temi di sicurezza, inclusa la questione palestinese, sostenendo una soluzione politica complessiva. In questo quadro, il riferimento al sostegno cinese verso il riavvicinamento tra Arabia Saudita e Iran assume un valore simbolico e operativo, rafforzando l’auto-rappresentazione di Pechino come attore capace di facilitare dinamiche di de-escalation senza ricorrere a strumenti di pressione diretta.

Negli Emirati Arabi Uniti, il confronto di Wang Yi con le autorità di Abu Dhabi ha evidenziato l’elevato grado di complementarità tra le rispettive strategie di sviluppo. Pechino ha incoraggiato un ulteriore approfondimento della cooperazione nei settori tradizionali, come energia e infrastrutture, affiancandovi un’esplicita apertura verso ambiti ad alto valore aggiunto, tra cui l’innovazione tecnologica, l’economia digitale e le industrie emergenti. L’idea di rafforzare piattaforme industriali comuni e di integrare maggiormente gli Emirati nei progetti connessi alle iniziative cinesi di connettività riflette una visione di lungo periodo, orientata a consolidare la presenza economica cinese nel Golfo.

Parallelamente, la dimensione politica del dialogo ha posto l’accento sulla cooperazione in sede multilaterale. Entrambe le parti hanno manifestato l’intenzione di rafforzare il coordinamento negli organismi internazionali e nei consessi di cooperazione globale, presentando tale allineamento come strumento per sostenere il multilateralismo e contrastare tendenze protezionistiche. In questo contesto, l’adesione emiratina al principio di “una sola Cina” (One China Principle) e il sostegno a Pechino sulle questioni considerate di interesse fondamentale hanno contribuito a rafforzare il quadro di fiducia politica reciproca. Come per l’Arabia Saudita, anche gli Emirati Arabi Uniti hanno incrementato negli ultimi anni il loro grado di appetibilità geopolitica connessa alla partita per l’influenza globale tra Washington e Pechino, al punto che la crescente cooperazione militare tra Cina ed Emirati (da ultimo l’esercitazione aerea congiunta “Falcon Shield 2025”, dal 9 al 22 dicembre 2025) continua a destare preoccupazione alla Casa Bianca, che durante l’amministrazione Biden aveva bloccato la vendita dei caccia multiruolo F-35 ad Abu Dhabi proprio a causa dei suoi legami con Pechino.

La visita in Giordania ha assunto una valenza prevalentemente politica e simbolica, inserendosi nel decimo anniversario del partenariato strategico tra i due Paesi. Nei colloqui con il Re Abdullah II e con il Ministro degli Esteri Ayman Safadi, Wang Yi ha enfatizzato la solidità delle relazioni bilaterali e il riconoscimento del ruolo giordano quale fattore di stabilità in un contesto regionale segnato da conflitti interconnessi. Pechino ha ribadito il proprio sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale del Regno hashemita, rimarcando al contempo la disponibilità a rafforzare la cooperazione economica e tecnologica.

Un elemento centrale dei colloqui è stato il coordinamento sulle principali crisi regionali, in particolare sul conflitto israelo-palestinese. La convergenza di posizioni sulla necessità di un cessate il fuoco duraturo e di un percorso politico credibile verso la soluzione dei due Stati evidenzia come la Cina utilizzi il dialogo con Amman anche per rafforzare la propria narrativa di attore responsabile, impegnato nella promozione della stabilità e del diritto internazionale.

Accanto alle relazioni bilaterali, il tour ha messo in luce l’importanza attribuita da Pechino al quadro multilaterale rappresentato dal Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC). I colloqui con il Segretario generale del GCC hanno messo in luce la volontà cinese di imprimere un’accelerazione decisiva ai negoziati per un accordo di libero scambio, considerato un traguardo alla portata dopo un lungo percorso negoziale. La conclusione di tale intesa viene presentata come un segnale politico a favore dell’apertura commerciale e del multilateralismo, in un sistema internazionale percepito come sempre più frammentato.

Wang Yi ha inoltre espresso sostegno al rafforzamento dell’autonomia strategica del GCC e al suo processo di integrazione interna, prospettando una cooperazione estesa nei settori del commercio, degli investimenti, dell’energia e delle infrastrutture. In parallelo, il riferimento ai prossimi vertici Cina–Paesi arabi e Cina–GCC (ambedue, nella seconda edizione, in programma a Pechino nel 2026) sottolinea l’intenzione di istituzionalizzare ulteriormente il dialogo, trasformando il rapporto in una piattaforma stabile di coordinamento politico ed economico.

Nel suo complesso, le tappe mediorientali di Wang Yi riflettono una strategia cinese improntata al consolidamento graduale dell’influenza regionale attraverso strumenti diplomatici, economici e multilaterali. L’assenza di toni coercitivi e l’insistenza su principi quali non interferenza, rispetto della sovranità e cooperazione win-win delineano una postura volta a presentare Pechino come partner prevedibile e affidabile, in grado di assurgere a “leader morale” del Sud Globale, nella cornice della competizione globale con gli Stati Uniti. In un Medio Oriente (Golfo incluso) attraversato da profonde trasformazioni, Pechino sembra puntare al consolidamento del proprio ruolo di attore capace di connettere interessi economici, stabilità politica e coordinamento diplomatico su scala regionale, pur essendo attivamente interessata a cavalcare i processi di trasformazione tecnologica, commerciale ed energetica in atto nell’area, senza peraltro trascurare alcuni pilastri della strategia cinese in Medio Oriente (approvvigionamento di idrocarburi e cooperazione in materia di sicurezza e difesa).