L’evoluzione della crisi siriana tra instabilità interna e competizione regionale
Middle East & North Africa

L’evoluzione della crisi siriana tra instabilità interna e competizione regionale

By Lorenzo Marinone
12.01.2019

Gli importanti sviluppi avvenuti in Siria a partire dallo scorso ottobre hanno aumentato ulteriormente il grado di volatilità della crisi. Il parziale disimpegno americano dal nord-est del Paese e il successivo intervento militare della Turchia hanno modificato la geografia del conflitto e indebolito l’asse tra Washington e le forze curde, ma hanno soprattutto posto le basi per una più stretta cooperazione tra Mosca e Ankara nel dossier siriano. La Turchia si è definitivamente imposta come uno dei principali attori in grado di determinare il futuro assetto della Siria. Il progressivo avvicinamento tattico alla Russia e lo speculare smarcamento dagli Stati Uniti le hanno consentito di restare centrale nelle dinamiche siriane, ritagliarsi il ruolo di garante esterno delle opposizioni ad Assad e, da ultimo, di capitalizzare sul piano diplomatico l’impegno profuso nel supportare militarmente i gruppi armati anti-governativi. Il maggior coinvolgimento turco in Siria, reso possibile dal disimpegno americano, consente ad Ankara di agire con un grado più alto di autonomia da Washington. Ankara si trova adesso in posizione di forza rispetto ad un alleato americano che, nella metà orientale del Paese, ha ormai perso l’agibilità di gran parte del territorio e già a breve potrà trovarsi in difficoltà anche nel mantenere l’uso dello spazio aereo. Condizioni, queste, che tolgono centralità agli Stati Uniti nell’evoluzione della crisi siriana e diminuiscono il loro peso negoziale, a tutto vantaggio di attori come Turchia e Russia. Il disimpegno ha rafforzato la percezione che ci sia uno sfasamento profondo tra le linee dettate dalla Casa Bianca e gli obiettivi strategici perseguiti da Dipartimento di Stato e Pentagono, il cui risultato principale è una perdita di coerenza per l’azione americana in questo quadrante. In questo senso, la decisione presa dal Presidente Trump a ottobre può rendere più complesso, per gli Stati Uniti, continuare l’opera di contrasto a Daesh e il monitoraggio delle attività di Teheran e dei suoi proxy regionali. Se dovesse proseguire nei termini attuali, questo scollamento potrebbe portare a un’ulteriore rimodulazione degli obiettivi del contingente americano in Siria già nel prossimo futuro.

Scarica la nota dell’Osservatorio di Politica Internazionale (n.154- novembre 2019)

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