In Russia divampa la protesta anti-Putin
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In Russia divampa la protesta anti-Putin

By Marco Di Liddo
01.31.2021

Il 30 ed il 31 gennaio, per il secondo fine settimana consecutivo, le principali città della Russia sono state oggetto di veementi proteste popolari per chiedere la scarcerazione del dissidente Alexey Navalny, arrestato il 17 gennaio per aver violato le norme sulla libertà vigilata. Navalny era appena tornato dalla Germania, dove era stato ricoverato 3 mesi per curare gli effetti dell’avvelenamento da agente nervino novichok, presumibilmente somministratogli da uomini del FSB (il servizio di intelligence e sicurezza federale russo) lo scorso agosto. Navalny è rinchiuso nella prigione Matrosskaya Tishina, famosa per aver ospitato i soldati nazisti catturati durante la seconda guerra mondiale, i più pericolosi dissidenti di epoca sovietica e, in ultimo, l’oligarca ribelle Mikhail Khodorkovsky.

Poco prima di essere imprigionato, Navalny aveva pubblicato un lungo documentario investigativo che metteva in luce la corruzione del sistema politico russo, incluso il Presidente Putin.

In questo senso, la protesta popolare non si è limitata a chiedere il rilascio del dissidente, ma si è manifestata come critica profonda all’autoritarismo del Cremlino, alla corruzione degli alti vertici dello Stato e all’inefficienza delle istituzioni nell’affrontare la crisi economica e pandemica. Nel complesso, da oltre un anno prosegue l’ondata di manifestazioni pubbliche contro l’establishment di potere, in quello che può essere definito uno dei momenti più critici nel rapporto tra Vladimir Putin ed il popolo russo.

A questo si aggiunge la sempre più costante pressione internazionale rivolta a Mosca per facilitare il rilascio di Navalny. Infatti, sia negli Stati Uniti che in molti Paesi europei alcuni membri autorevoli del governo e del parlamento si sono mobilitati, arrivando a chiedere l’inasprimento delle sanzioni internazionali già in vigore a causa del comportamento russo in Donbas, dove il Cremlino sostiene le milizie indipendentiste. Proprio negli Stati Uniti ed in Germania è cresciuto il fronte a sostegno della cancellazione del progetto North Stream 2, il gasdotto che dovrebbe incrementare il flusso di gas dalla Russia all’Europa. Tuttavia, appare inverosimile che questo possa accadere, in virtù delle alte penali che il governo e le imprese tedesche dovrebbero pagare in caso di cancellazione e, soprattutto, a causa dell’impatto geopolitico ed economico che una simile azione potrebbe avere. Infatti, il progetto infrastrutturale in questione non solo favorirebbe Mosca, sedimentando il suo ruolo di fornitore privilegiato di gas ai mercati continentali, ma garantirebbe alla Germania la gestione del flusso di distribuzione in Europa, oltra che sostanziosi sconti sul prezzo.

Di contro, Washington spera nella rottura dell’asse Mosca-Berlino e nel ridimensionamento del ruolo russo nel settore energetico per aggredire le quote di mercato europee con il proprio gas, prospettiva al momento poco conveniente per l’Europa a causa dei prezzi più elevati.

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