Mosca-Pyongyang: un’intesa strategica che mostra i limiti della retorica russa
Il 4 giugno, su incarico di Putin, Sergei Shoigu, Segretario del Consiglio di Sicurezza russo, si è recato a Pyongyang per incontrare il leader nordcoreano Kim Jong Un. La visita si è svolta nell’ufficio personale del leader, situato all’interno del quartier generale del Partito dei Lavoratori, un luogo altamente simbolico che rimarca il carattere di grande rilevanza dell’incontro. Al centro dei colloqui la situazione dei combattimenti sul fronte ucraino, nel contesto dell’operazione SpiderWeb, uno dei più significativi attacchi condotti dalle forze di Kiev dall’inizio del conflitto. Secondo alcune fonti, l’incontro avrebbe anche rappresentato l’occasione per commemorare i soldati nordcoreani caduti in guerra, rimarcando la progressiva normalizzazione del coinvolgimento di Pyongyang nel conflitto. I leader avrebbero anche discusso delle prospettive future della penisola coreana, in considerazione del recente insediamento del Presidente Lee Jae-myung a Seoul.
La visita si inserisce nel quadro di un progressivo rafforzamento della cooperazione strategica, militare e tecnologica tra Russia e Corea del Nord. Seppur attiva dal 2022, l’intesa tra i due Paesi è stata rafforzata tramite l’accordo di mutua difesa firmato il 19 giugno 2024. Da allora, numerose fonti hanno segnalato la presenza di soldati nordcoreani in Ucraina: attualmente, si stima che circa 14.000 soldati nordcoreani siano impegnati al fronte, con almeno 600 perdite confermate, dati che renderebbero il conflitto terzo per numero di caduti nella storia della Corea del Nord. Oltre all’aiuto militare si segnala la fornitura da parte di Pyongyang di rilevanti quantità di missili balistici a corto raggio, cui si aggiungono grandi quantità di munizioni. In questo contesto, Kim Jong Un ha moltiplicato le visite di ispezione agli impianti nordcoreani di produzione bellica, un gesto che riflette l’importanza attribuita dal leader allo sforzo bellico in corso. La piena integrazione della Corea del Nord nel conflitto in Ucraina suggerisce come tale allineamento abbia valore strategico e sia dunque di lungo termine. In questo quadro, i ripetuti contatti tra i due Paesi appaiono come chiaro indicatore di ciò.
L’incontro del 4 giugno è infatti solo l’ultimo di una lunga serie di scambi tra i vertici russi e nordcoreani. Shoigu e Kim, in particolare, si erano già incontrati lo scorso settembre e poi nuovamente a marzo. Inoltre, solo pochi giorni fa, Shoigu ha avuto un colloquio anche con il Ministro nordcoreano della Sicurezza Ri Chang-dae. La vicinanza di queste visite segnala, verosimilmente, la necessità russa di assicurarsi supporto anche al fine di evitare una vasta mobilitazione interna. Il contributo nordcoreano, quindi, appare in questa fase come una risorsa importante anche per ridurre la pressione sul sistema militare russo.
D’altra parte, il fatto che questi incontri avvengano in simultaneità con i negoziati di pace in corso ad Istanbul, evidenzia una contraddizione nella posizione russa: sebbene Mosca si presenti formalmente disponibile a trovare una risoluzione diplomatica, nei fatti le sue azioni suggeriscono l’intenzione di ottenere ulteriore sostegno logistico, nell’ottica di un possibile prolungamento del conflitto. In tal senso, trova sempre più riscontro la visione espressa da Volodymyr Zelensky, secondo cui le aperture russe al dialogo sarebbero una mera operazione di facciata, funzionale a guadagnare tempo e risorse. In ultima analisi, la visita di Shoigu a Pyongyang costituisce il segnale di una convergenza strutturale tra le due potenze, che si consolida nella cornice della guerra in Ucraina. In un momento in cui l’attenzione internazionale è rivolta ai tavoli di trattativa turchi emergono sviluppi significativi sul fronte asiatico, i quali lasciano intendere come la pace, almeno per ora, potrebbe non essere la priorità principale del Cremlino.