Andrea Margelletti:

Andrea Margelletti:

03.05.2013

Il presidente del Venezuela Hugo Chávez non è stato un dirigente politico comune, nella storia della sinistra mondiale, di sicuro, ha segnato un’epoca: ha rappresentato il riscatto di quell’area politica dopo molte sconfitte, soprattutto è stato l’alfiere della lotta contro gli errori compiuti dal neoliberalismo. “In Italia il suo modello non può essere esportato, ma la sua attenzione alla scuola, alla salute, due servizi che il nostro Paese da qualche tempo sta tentando di appaltare ai privati, con costi sociali enormi, è un esempio da imitare”, conferma Andrea Margelletti, il presidente Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.)

I proletari venezuelani lo hanno adorato,  la borghesia meno. Margelletti, chi era Chavez? “Come tutte le figure che lasciano una certa impronta nella storia, se non in quella dei secoli certamente in quella recente, parliamo di una realtà con qualche luce ma anche con molte ombre. Chavez è un figlio dei tempi: era l’erede diretto di un contesto sociale, di un laboratorio politico, unico. Da un lato nasce come espressione delle forze armate, dall’altro è figlio legittimo del tradizionale populismo sudamericano che guarda agli Usa come a un avversario, in un rapporto di odio amore sempre irrisolto. Va anche detto che in Sud America pochi personaggi sono riusciti ad assumere una vera statura internazionale superando l’immagine che loro stessi si erano dati, uno per tutti il brasiliano Lula, di cui Chavez è, politicamente, un figlio legittimo”.

Si dice che la sua ricetta economica abbia giovato ai venezuelani. “Soltanto il tempo potrà dire quanto sia stata positiva l’azione di Chavez e quanto distruttiva sia stata nei confronti di una economia fortemente toccata. Sicuramente, ha giocato un’importante partita internazionale, qualche volta in modo disinvolto : dimostrando, in ogni caso, che le alleanze, come quella con la Russia di Putin, si possono costruire anche per opportunità e non per tradizione. Un’intuizione che ha messo in difficoltà, nel loro giardino di casa, gli Stati Uniti: adesso tutte le nazioni sudamericane stanno negoziando, verificando, discutendo (ora nulla è scontato) l’alleanza con gli Usa.

C’è chi dice che Chavez abbia voluto l’alfabetizzazione dei suoi connazionali, per educare al suo “verbo” le nuove generazioni venezuelane. Più o meno, insomma, quello che hanno fatto tutti i fascismi e tutti i comunismi del mondo. Ma davvero, questo il suo obbiettivo? “Non esageriamo, Hugo Chavez aveva realmente a cuore il destino umano e culturale della sua gente. Certo, si può dire che anche Adolf Hitler amava i cani e i bambini, ma lui è stato il pazzo che ha ridotto la Germania e l’intero continente europeo in un immenso grumo di macerie. E’ stato il dittatore, lui sì, che ha consegnato, creandone i presupposti, una parte dell’Europa al bolscevismo. Non esiste il male assoluto, anche Mussolini aveva fatto bonificare le paludi pontine, ma nessuno deve scordare che aveva mandato centinaia di migliaia di soldati con le scarpe di cartone a combattere e morire fra le nevi russe. Il giudizio che ho sul fascismo e sul comunismo è, insomma, del tutto negativo, ma Chavez non è stato un dittatore, certo è stato un presidente forte. Che, come tutte le grandi figure populiste, ha cercato il consenso mirando allo stomaco della piazza”.

Chavez, è stato accusato, è il caso dell’emittente RCTV, di aver tentato di mettere il bavaglio all’opposizione. “La libertà di stampa è un prodotto prezioso delle democrazie compiute: limitare il lavoro dei giornalisti è un attentato alla emancipazione di un popolo; si limita la possibilità che qualcuno dica: il governo sbaglia. Le democrazie forti non hanno paura delle critiche anzi le ricercano, mi sembra, ma sarà la storia a darci ulteriori lumi, che anche Chavez abbia saputo ascoltare”.

Nel nostro Paese c’è chi vede nel Venezuela un esempio da imitare: penso al M5S di Grillo “No: l’Italia ha una tradizione strutturata e democratica profondamente diversa dei paesi meno compiuti del nostro. Ciò nonostante, il rischio di ragionare con lo stomaco esiste sempre ovunque, compresa l’Italia. Noi abbiamo, però, una democrazia compiuta: ha sviluppato ormai, già dopo la seconda guerra mondiale, profondi anticorpi nei confronti di chi si sente salvatore della Patria. E questo lo sa anche Beppe Grillo”.

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