L’accordo tra Stati Uniti e Qatar e le sue nuove prospettive geopolitiche
Middle East & North Africa

L’accordo tra Stati Uniti e Qatar e le sue nuove prospettive geopolitiche

By Elia Preto Martini
02.07.2022

Lunedì 31 gennaio, a seguito della visita a Washington dell’Emiro del Qatar, Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani, il Presidente Joseph Biden ha ufficialmente nominato il Qatar come Major Non-NATO Ally (MNNA) degli Stati Uniti. In questo modo il Qatar diviene l’ottavo Paese dell’area MENA – dopo Egitto, Israele, Giordania, Kuwait, Bahrain, Marocco e Tunisia – a ricevere la designazione a tale status all’interno di un circolo ristretto di 18 Stati al mondo, del quale non fanno parte né l’Arabia Saudita né gli Emirati Arabi Uniti. Questa mossa va tuttavia interpretata all’interno di un duplice piano operativo: quello internazionale e relativo alla recente escalation di tensioni avvenuta in Ucraina, e quello propriamente mediorientale, sottolineando ancora una volta la stretta correlazione geopolitica tra Europa e Medio Oriente (e viceversa).

Al di là delle dichiarazioni formali che accompagnano questi incontri diplomatici, la scelta della Casa Bianca è motivata da un interesse strategico prioritario: rafforzare i rapporti con un Paese dotato di abbondanti riserve di gas naturale nel caso in cui lo scoppio di una guerra in Ucraina dovesse tagliar fuori gli alleati europei dalle forniture di gas russo. Con questa mossa, quindi, il Presidente Biden punta ad allargare la propria coalizione regionale e il Qatar – seppur piccolo nelle sue dimensioni territoriali e militari – possiede un ruolo strategico ed economico chiave nell’area del Golfo e, più in generale, in tutto il Medio Oriente.

Questa scelta garantirà benefici a entrambi i Paesi. Il Qatar otterrà infatti una serie di notevoli vantaggi come l’accesso alla tecnologia militare, ai sistemi di sicurezza e agli addestramenti delle forze di difesa americane. Gli Stati Uniti, invece, potranno beneficiare non solo delle riserve energetiche del Qatar ma anche dei suoi rapporti con i Talebani in Afghanistan, un teatro strategico che continua ad essere monitorato con attenzione da Washington nonostante il formale ritiro delle truppe avvenuto lo scorso anno. Nel complesso, dunque, la nomina a MNNA migliorerà le capacità militari del Qatar e il posizionamento strategico suo (e indirettamente di Washington) nella regione MENA, con impatti importanti anche nei confronti degli altri partner USA nella regione.

La strategia di nominare il Qatar come alleato non-NATO è stata costruita, inoltre, su un presupposto ben preciso. Tale designazione, infatti, è caratterizzata da un grado di flessibilità abbastanza alto tale da permettere all’establishment USA di contenere le critiche provenienti da una parte dell’opinione pubblica che non vede positivamente una partnership così stretta con un Paese che non rispetta a sufficienza i diritti umani all’interno dei propri confini nazionali. Ciò è confermato dal fatto che, nel caso in cui il Qatar dovesse subire un attacco militare, gli Stati Uniti non sarebbero legalmente vincolati ad intervenire in sua difesa, come invece accade per i Paesi membri della NATO – in sostanza non si attiverebbe il famoso articolo 5 dell’Alleanza Atlantica.

Infine, questo accordo potrebbe rafforzare indirettamente i dialoghi in corso tra Arabia Saudita, EAU e Qatar, Paesi che hanno attraversato una fase turbolenta nei loro rapporti diplomatici tra il 2017 e il 2021. È significativo, infatti, che gli Stati Uniti abbiano deciso di coinvolgere Doha nel meccanismo di sicurezza collettiva nel momento in cui una delle peggiori crisi avvenuta tra i Paesi del Golfo si sembra avviare lentamente verso una risoluzione. Inoltre, in un periodo in cui i dialoghi per trovare un nuovo accordo nucleare con l’Iran sembrano aver raggiunto una fase di stallo, il Presidente Biden ha esercitato un’ulteriore pressione su Teheran, rafforzando i propri legami con un Paese noto per aver tenuto in passato un canale di dialogo aperto con la Repubblica Islamica.

Elia Preto Martini è tirocinante del programma Medio Oriente e Nord Africa

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