Cina, cosa ci dicono le proteste di Zhengzhou
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Cina, cosa ci dicono le proteste di Zhengzhou

By Simona Ferrandes
07.25.2022

Lo scorso 10 luglio, oltre 1000 persone si sono riunite a Zhengzhou - capitale della provincia dell’Henan - per protestare contro il congelamento dei conti correnti da parte di quattro istituti bancari locali. Le dimostrazioni, inizialmente pacifiche, sono presto degenerate in scontri violenti fra i manifestanti e le forze di sicurezza locali che hanno represso con durezza le proteste.

Gli scontri sono giunti in un momento particolarmente delicato per il Partito Comunista Cinese (PCC) e per il Presidente Xi Jinping, alle prese con la gestione di una nuova ondata pandemica di coronavirus, con le criticità legate al dossier Taiwan e con le preparazioni del ventesimo congresso previste per il prossimo autunno.

Sul fronte della pandemia, le forti misure restrittive adottate da Pechino per impedire la circolazione del virus hanno comportato non solo profonde limitazioni alla libertà personale, ma anche ingenti costi economici e sociali. I centri di isolamento, nei quali sono stati trasferiti coattivamente migliaia di cittadini, si sono rivelati carenti sia nel fornire assistenza medica sia nel mantenimento di condizioni igienico-sanitarie dignitose. I divieti di circolazione fra province e città hanno avuto gravi ripercussioni sia sul sistema produttivo che su quello dei trasporti, generando effetti a cascata sul complesso delle performance economiche di Pechino.

Secondo quanto riportato lo scorso 15 luglio dall’Istituto nazionale di statistica della Cina, infatti, nel secondo trimestre del 2022 il tasso di crescita della Repubblica Popolare su base annua si è attestato appena allo 0,4%. Questo dato, il più basso dal 2020, è indice di un rallentamento che mette a rischio l’obiettivo di crescita economica fissato per quest’anno al 5,5%. In un quadro globale di forte pressione inflazionistica, il declino dei consumi e il conseguente rallentamento dell’economia non permettono di escludere il rischio stagflazione.

Il deterioramento delle condizioni economiche complessive potrebbe generare un’ondata di sfiducia e malcontento popolare. Del resto, gli eventi di Zhengzhou, così come le immagini diventate virali delle proteste dai balconi di Shangai contro le pesanti misure legate alla politica “zero-Covid”, sembrano segnali di un crescente disagio.

In questo contesto, rimane improbabile che il PCC modifichi l’approccio adottato nei confronti della pandemia poiché ciò ne metterebbe in discussione la credibilità, sia sul piano interno che su quello internazionale. Più probabile, invece, è che la Cina punti sugli investimenti e su politiche intese a stimolare la crescita e mitigare gli effetti della cattiva congiuntura economica.

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