North-South Transport Corridor: la nuova scommessa regionale dell’India
Asia & Pacific

North-South Transport Corridor: la nuova scommessa regionale dell’India

By Matteo Ritucci
11.21.2017

Lo scorso 29 ottobre, con la spedizione della prima partita di grano proveniente dall’India verso l’Iran diretto poi in Afghanistan, è stata ufficialmente inaugurata la nuova rotta marittima che collegherà il porto indiano di Kandla (nello Stato del Gujurat) e quello iraniano di Chabahar, sulla costa sud-orientale della regione del Sistan Balocistan. Giunta a sugello degli accordi siglati tra New Delhi e Teheran per implementare le proprie relazioni economico-commerciali, la rotta rappresenta il braccio marittimo del North-South Transport Corridor (NSTC), quel corridoio di strade e ferrovie che dovrebbe collegare il gigante indiano attraverso l’Iran e l’Asia Centrale sia all’Afghanistan sia all’Europa, in particolare alla Russia.

Il corridoio nord-sud nasce dall’iniziativa del Premier Narendra Modi ed è volto a realizzare i propositi elettorali del governo. Nell’ultimo anno l’economia indiana infatti è cresciuta del 7.1%, ma il Primo Ministro è stato più volte accusato di non averla gestita al meglio. Attualmente gli stessi scambi commerciali con Russia, Iran e gli altri Paesi coinvolti nel progetto non sono molto consistenti. New Dehli ha quindi investito 500 milioni di dollari e dato il via alla costruzione di un imponente opera infrastrutturale che dovrebbe migliorare queste condizioni. È previsto che il NSTC possa ridurre i costi e dimezzare le tempistiche del commercio indiano verso nord. Questo corridoio stradale e ferroviario attraversa un tragitto di 7.200 km e collegherà l’India con l’Iran, l’Afghanistan, i Paesi del Caucaso e dell’Asia Centrale, per andare a terminare in Russia. Il percorso congiunge conseguentemente anche l’Oceano Indiano, il Golfo Persico ed il Mar Caspio, dal quale si snoda un ulteriore ferrovia. Quest’ultima arteria collegherà a sua volta il percorso principale con il Kazakistan e il Turkmenistan.

Attualmente le merci si muovono su diverse direttrici. Attraverso il percorso ad ovest, l’India può trasportare container su navi attraverso il Canale di Suez, per entrare nel Mar Mediterraneo e collegarsi al mercato europeo. La lunghezza della rotta, tuttavia, rende spesso inefficienti i trasporti in termini di costi e di tempi previsti per poter raggiungere il territorio europeo.

La via al centro verso l’Iran è invece resa inefficiente dalla mancanza delle infrastrutture necessarie. Non vi sono infatti scali portuali in grado di ospitare le navi cargo di grande stazza (250000 tonnellate contro un massimo di 100000 tonnellate di sopportazione) a causa delle acque poco profonde. Ciò ha costretto l’India per anni a spedire le proprie merci nei porti degli Emirati Arabi, ivi le navi venivano scaricate e i container trasferiti su vascelli più piccoli per salpare poi alla volta dei porti iraniani. Questa manovra comporta dei costi non indifferenti in termini di servizi e di tempo ed espone le spedizioni ai rischi politici connessi alle delicate relazioni tra i due Paesi che si affacciano sullo Stretto di Hormuz.

Il tentativo di implementare il sistema intermodale di trasporti verso ovest è determinato dalla necessità strategica di raggiungere l’Afghanistan e i ricchi mercati dell’Asia Centrale aggirando il Pakistan, da sempre rivale per eccellenza del governo indiano. Per quanto concerne la relazione con l’Afghanistan, il governo indiano sta puntando alla turbolenta nazione per rafforzare le proprie alleanze politiche nella regione. Il consolidamento delle relazioni diplomatiche e commerciali rappresenta per New Delhi il tentativo di svincolare Kabul dalla dipendenza verso il mercato pakistano e limitare di conseguenza la penetrazione strategica che ad oggi il Pakistan riesce ancora ad esercitare nel Paese. Se la sponda con l’Afghanistan ha una natura spiccatamente politica, l’interesse indiano per l’Asia Centrale è determinato invece prevalentemente dalla necessità dell’India, quarto consumatore di energia al mondo, di stabilire un percorso preferenziale con i Paesi ricchi di risorse energetiche che culmini in Russia.

Con la realizzazione del NSTC, inoltre, l’India sembra voler dotarsi di una carta da giocare all’interno della partita con la Cina, per cercare di contenere l’espansione dell’influenza cinese ben al di là dei propri confini naturali. In particolare, l’ambizione indiana sembrerebbe essere la risposta all’iniziativa cinese delle Nuove Vie della Seta (Belt and Road Initiative – BRI), con la quale Pechino sta cercando di costruire un nuovo mercato pan-euroasiatico.

Per l’effettiva implementazione del progetto, tuttavia, new Delhi deve puntare a stringere i rapporti e a coinvolgere sempre più attivamente gli altri due grandi interlocutori lungo il corridoio Nord-Sud: Iran e Russia.

Sebbene non sia il protagonista del NSTC, l’Iran assume un ruolo centrale nella questione. La Repubblica Islamica ha dovuto affrontare per lungo tempo le limitazioni dovute alle sanzioni economiche volute dalla Comunità Internazionali e legate al proprio programma di ricerca nucleare. L’economia del Paese, fortemente dipendente dalle esportazione di greggio e gas, è molto vulnerabile alle limitazioni di tipo economico e ha risentito dell’isolamento internazionale negli ultimi trent’anni. Tuttavia, con il decadimento di queste sanzioni ottenuto a seguito dell’accordo raggiunto con il gruppo 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) nel 2015 (Joint Comprehensive Plan of Action – JCPOA), l’Iran si è mostrato pronto a cogliere l’occasione e riaprirsi ai mercati esteri. Il rallentamento nella ripresa degli scambi con i Paesi occidentali e l’incertezza della tenuta dell’accordo con gli Stati Uniti, a causa del cambio di politica sopraggiunto con la nuova Amministrazione Trump, stanno portando il governo di Teheran a guardare con sempre maggior interesse ad est e ai rapporti con interlocutori asiatici. Per la Repubblica Islamica, dunque, diventare il centro geografico della rotta commerciale NSTC, e la prospettiva di divenire un hub di passaggio e smistamento delle merci provenienti da est e dirette ai mercati centro-asiatici, rappresenta una questione di stretto interesse strategico. Con il miglioramento delle infrastrutture portuali di Chabahar, sostenute dal governo indiano, il Paese può ora contare su uno scalo marittimo più adeguato, in grado ora di ospitare anche le più grandi navi container.

Allo stesso modo, anche la Russia, punto culminante del NSTC, ha dimostrato un notevole interesse nella realizzazione del NSTC. Il Presidente Vladimir Putin stesso si è recato a metà ottobre in visita a Teheran proprio per rinnovare la partnership tra i due Paesi e l’impegno nella realizzazione del tratto finale della via Nord-Sud. In questa occasione, durante la quale ha avuto luogo anche il colloquio trilaterale con i presidenti dell’Iran e dell’Azerbaijan, Mosca ha definito ribadito l’adesione al disegno completo del NSTC, che prevede il collegamento fra il tratto nord (Russia-Iran) con quello sud (Iran-India). I mercati coperti dalla rotta, infatti, rappresenterebbero uno scenario alternativo a quello europeo e a quello cinese per le proprie risorse energetiche.

La costruzione del corridoio e l’ambizione di creare una connettività alternativa a quella attualmente proposta da Pechino sembra però destinata ad inasprire i rapporti tra i principali attori all’interno di questa regione. In un momento in cui il governo di Pechino sta dispiegando un ingente sforzo economico e diplomatico per consolidare consensi all’interno della Comunità Internazionale nei confronti dell’iniziativa BRI, la proposta indiana rivolta ad attori che potrebbero risultare chiave per la Via cinese rischia di inasprire i termini del confronto tra i due governi. In particolare, un’eventuale intesa tra New Delhi e Mosca potrebbe puntare ad isolare Pechino all’interno di quei meccanismi di dialogo e cooperazione multilaterale, quali i BRICS, per rallentare l’implementazione del BRI e, con esso, l’allargamento della sfera di influenza verso occidente.

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