La campagna di controinsorgenza del Governo Somalo contro al-Shabaab: risultati e prospettive future
Africa

La campagna di controinsorgenza del Governo Somalo contro al-Shabaab: risultati e prospettive future

By Domitilla Catalano Gonzaga
10.20.2023

Lo scorso 6 agosto, il Governo Federale Somalo ha annunciato l’inizio della seconda fase della campagna di controinsorgenza contro al-Shabaab , denominata Operation Black Lion. Attualmente le operazioni di controinsorgenza sono concentrate negli Stati di Hirshabelle e Galmudug , nei quali al-Shabaab ha aumentato la sua influenza negli ultimi mesi. Allo stesso tempo, le operazioni dell’organizzazione si sono intensificate anche nelle regioni di confine con il Kenya, in particolare nello Stato di Jubaland che comprende le regioni di Gedo, Middle Juba e Lower Juba, confinanti con le contee keniote di Mandera, Wajir, Garissa e Lamu.

L’avvio della seconda fase è stato annunciato un anno dopo l’inizio della campagna controinsorgenza avviata nell’agosto 2022 dal Presidente della Somalia Hassan Sheikh Mohamud. Durante la fase iniziale, nel tentativo di sradicare al-Shabaab dalla Somalia centrale attorno alle regioni di Mugud, Hiiran, Galguduug e del Middle e Lower Shabelle, le Forze Armate somale hanno riconquistato diverse roccaforti del gruppo terroristico . Ciò è stato possibile grazie anche al sostegno delle milizie dei clan locali , tra cui si segnalano i sotto clan Abgal, Habar Gedir e Hawadle, che sono stati coinvolti nelle operazioni. Nelle aree controllate da al-Shabaab, infatti, spesso i miliziani si affidano agli anziani dei clan per sostenerli nel reclutamento e nella raccolta della zakat (o elemosina rituale), prescritta dal Corano come “purificazione” del musulmano dalla propria ricchezza. In questo quadro, gli accordi con le milizie dei clan locali hanno consentito al Governo di creare sacche di resistenza contro al-Shabaab, utili a liberare parte del territorio dalla minaccia jihadista.

Tuttavia, seppure i risultati dell’operazione siano stati per lo più positivi, il rapporto tra il Governo federale e alcuni dei sotto clan coinvolti nell’operazione, principalmente gli Hawadle, è andato deteriorandosi in maniera progressiva. Questa dinamica ha consentito ad al-Shabaab di approfittare della situazione per negoziare accordi con le milizie dei clan negli Stati di Hirshabelle e Galmudug e contenere così la resistenza locale. Difatti, i militanti jihadisti nei mesi successivi alla prima fase della campagna sono riusciti a spostarsi in aree remote dello Stato di Galmudug e più vicino al confine con il Kenya, dove alcuni sotto clan si sono avvicinati all’organizzazione, minacciando l’unità necessaria in tutto il Paese per contrastare il terrorismo.

Allo stesso tempo, i militanti di al-Shabaab hanno beneficiato del graduale ritiro delle truppe della missione dell’Unione Africana in Somalia (ATMIS) che prevede, secondo il piano di transizione delle responsabilità di sicurezza alle autorità somale, il ritiro di tutte le truppe presenti in Somalia entro dicembre 2024 . Nel mese di giugno, l’ATMIS ha ritirato 2.000 militari, passando la responsabilità di cinque basi operative avanzate (FOB - Forward Operating Base) alle forze armate somale; altri 3.000 uomini avrebbero dovuto lasciare il Paese entro la fine di settembre ma per il momento il ritiro delle truppe è stato rimandato su richiesta del Governo somalo. Tra le basi militari lasciate libere dall’ATMIS a giugno è presente anche una base situata nel villaggio di Geriley, nella regione di Gedo, vicino al confine con il Kenya. Tale postazione militare presenta un’importanza strategica rilevante e il suo abbandono solleva preoccupazioni circa la sicurezza non solo della regione di Gedo ma anche delle contee limitrofe del Kenya . In questi ultimi tre mesi, difatti, nella zona di confine si è registrato un forte aumento degli attacchi di al-Shabaab sia contro le forze di sicurezza e i civili nel nord-est del Kenya e nella contea costiera di Lamu, che nel vicino stato di Jubaland in Somalia. Uno dei motivi dell’attuale situazione, tuttavia, risiede anche nella mancanza di coordinamento tra Kenya e Somalia per il contrasto all’organizzazione jihadista, dovuta in parte alla nuova nomina del Generale Francis Ogolla a capo delle Forze di Difesa del Kenya (KDF) nell’aprile 2023. Questo cambio di vertici in un momento così complesso ha verosimilmente lasciato un vuoto di sicurezza, sfruttato dal gruppo jihadista per lanciare nuovi attacchi. A testimonianza di ciò, nel mese di luglio, il Governo keniota aveva avviato una nuova operazione contro al-Shabaab lungo il confine, nello specifico una campagna aerea nella regione di Gedo in Somalia, la cui conseguenza è stata quella di aver creato malcontento in parte della popolazione locale vittima anch’essa di attacchi.

In questo contesto, dunque, la scarsa affidabilità dei clan locali complica i compiti del Governo. Difatti, a poco più di due mesi dal lancio della nuova offensiva negli Stati di Hirshabelle e Galmudug, gli scontri tra le forze di sicurezza e al-Shabaab sono più che raddoppiati rispetto ai mesi precedenti, ma i risultati sono ancora limitati. Le forze somale, inoltre, hanno subito notevoli battute d’arresto e si sono ritirate da diverse città recentemente riconquistate . Parallelamente, dinanzi a un contesto regionale così turbolento dal punto di vista securitario e date le complesse sfide che il Governo somalo si trova ad affrontare su più fronti, la sicurezza delle regioni di confine dipenderà fortemente dal miglioramento del coordinamento degli apparati di sicurezza di Somalia e Kenya.

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