Elezioni in Giappone: Kishida porta l’LDP alla vittoria
Asia & Pacific

Elezioni in Giappone: Kishida porta l’LDP alla vittoria

By Valerio Minervini
11.08.2021

Domenica 30 ottobre si sono svolte le elezioni per il rinnovo della Camera bassa del Parlamento giapponese (Shūgiin). Il giorno successivo il Primo Ministro Kishida, ha annunciato la vittoria del suo partito, il Partito Liberal Democratico (LDP), che avrà 261 rappresentanti su 465, riuscendo così a mantenere un’ampia maggioranza assoluta dei seggi. Questo ottimo risultato del partito conservatore sembra essere stato facilitato sia dall’astensionismo (solo il 55,79% dei 106 milioni di elettori si è recato alle urne), sia dalla breve campagna elettorale, che ha agevolato, di fatto, LDP che già era al governo. La maggior parte dei sondaggi, infatti, davano per certa questa vittoria, che oggi garantisce la continuità dell’uscente Governo guidato dallo stesso Kishida, dopo essere subentrato al predecessore, Yoshihide Suga, alle primarie di ottobre. La vittoria del LPD è giunta come ennesima vittoria dei conservatori, che governano ininterrottamente il Giappone dal 2012, e ha consegnato al LDP un numero di seggi al di sopra della maggioranza assoluta (233).

La coalizione di centro sinistra anti-LDP ha ottenuto, invece, 110 seggi. Questa coalizione sembrava infatti poter essere l’unica via per la vittoria dell’opposizione. L’alleanza era nata l’8 settembre ed è formata dal Partito Democratico Costituzionale, dal Partito Socialdemocratico, dal Partito Comunista giapponese (JCP) e da Reiwa Shinsengumi (un nuovo partito antisistema e progressista di sinistra nato nel 2019). Il più importante, per numero di parlamentari, è il Partito Democratico Costituzionale (PDC) guidato da Yukio Edano, con gli attuali 96 rappresentanti, 13 in meno rispetto alle scorse elezioni, facendolo rimanere il maggior partito all’opposizione. Anche tutti gli altri partiti dell’alleanza hanno perso consenso, come il JCP che riduce a dieci i suoi rappresentanti. Questa perdita di voti è dovuta probabilmente ad alcune posizioni divergenti tra i partiti, come la proposta del PDC di diminuire l’imposta sui consumi dal 10% al 5%, oppure, l’intenzione del Partito Comunista di uscire dall’accordo commerciale regionale CPTTP (Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership) e la fine di tutte le alleanze militari, in particolare quella con gli Stati Uniti. Probabilmente, l’adozione di una posizione così radicale, che avrebbe spinto anche per un ridimensionamento capacitivo e funzionale dell’apparato militare giapponese (le Forze di Autodifesa), non è risultata pagante agli occhi dell’opinione pubblica, anche a fronte delle crescenti tensioni che caratterizzano il Nordest Asia.

All’opposizione però, è importante sottolineare la crescita di Ishin o Partito per l’Innovazione del Giappone, che non partecipava alla coalizione di sinistra, e che è riuscito a passare da 11 a 41 seggi, sia grazie alla decisione di non appoggiare nessuna coalizione sia per aver preso posizioni dure contro la gestione della pandemia del Governo. Nel complesso, comunque, i seggi dell’opposizione (151) non riescono però ad essere un numero consistente per un’opposizione forte.

La vittoria dell’LDP porterà a decisioni che saranno fondamentali sia per la politica interna giapponese, che dovrà fare i conti con i problemi economici post pandemia, sia per quello che riguarda le posizioni di politica estera di Tokyo. Per Kishida, però non sarà un compito facile guidare il Paese, in quanto leader di Kōchikai, una fazione interna dell’LDP più centrista e moderata, poiché dovrà mediare con la parte più nazionalista e conservatrice, che ha una maggiore influenza nella dirigenza del partito. Il governo di Kishida si pone in linea con le scelte politiche fatte in precedenza, come si può vedere dal manifesto elettorale dell’LDP. Anche per le politiche legate alla sicurezza del Paese, Kishida rappresenta una figura di continuità, infatti sia il ministro degli Esteri Toshimitsu Motegi che il ministro della Difesa Nobuo Kishi, già presenti nel vecchio Gabinetto, potrebbero rimanere nelle loro posizioni nel nuovo Governo. Anche sul piano economico internazionale che su quello dei rapporti, il Governo di Kishida potrebbe continuare sulla scia dei predecessori, come Shinzo Abe, sostenendo ad esempio l’Accordo globale e progressivo per il partenariato transpacifico (CPTPP), un trattato di regolamentazione e di investimenti che coinvolge i paesi della zona del trans-pacifico. Kishida vorrebbe anche continuare a rimanere vicino all’alleanza militare con le forze occidentali, per un “Indo-Pacifico libero e aperto”, tema che riscuote il favore non solo dei partner del Quad, quel meccanismo di cooperazione strategica informale tre Stati Uniti, India, Australia e Giappone, ma è anche molto apprezzato da quell’ala più conservativa all’interno del partito. Sempre ponendosi in continuità con i governi precedenti, Kishida ha già evidenziato la sua volontà di revisione e riorganizzazione delle Forze di Autodifesa, trasformandole in “forze di difesa nazionali”. A questo si aggiunge anche il rafforzamento della guardia costiera giapponese (che dovrebbe giocar un ruolo all’interno delle dispute nel Mar Cinese), politiche che nell’insieme potrebbero portare a spendere oltre il 2% del PIL per la difesa, il doppio della spesa attuale. Pertanto, la vittoria dell’LDP dà un segnale importante agli attori presenti nell’Indo-Pacifico.In primis agli Stati Uniti, per cui Tokyo è da sempre un partner fondamentale e che sono interessati ad avere ancora nel governo giapponese un importante sponda per minacce che riguardano in prima battuta anche l’interesse giapponese, come la crescita della Cina e il ritorno della minaccia nordcoreana.

Proprio il rapporto con la Cina potrebbe essere una delle sfide più pressanti per il nuovo governo Kishida, che si insedia in un momento di grande tensione anche nello stretto di Taiwan. Il predecessore, Suga, aveva menzionato per la prima volta la questione di Taiwan nella dichiarazione conclusiva della sua visita a Washington, lo scorso agosto, Per il nuovo rimo Ministro, dunque, sarà delicato capire e prendere le misure per equilibrare l’asse con gli Stati Uniti senza inserirsi apertamente nella polarizzazione del confronto in atto tra Washington e Pechino. La Cina, infatti, continua a rappresentare un fondamentale partner economico per il Giappone. IN un momento in cui il dossier economico è stato fondamentale per la campagna elettorale, il nuovo governo a Tokyo sembra destinato a trovare un equilibrio tra le ambizioni per la ripresa economica e le sfide geopolitiche, che potrebbero riportare un consenso che non si vedeva da Shinzo Abe.

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