Corea del Sud: scenari e prospettive dopo la vittoria di Lee Jae-myung
Il 3 giugno si sono tenute le elezioni in Corea del Sud per la scelta del nuovo Presidente della Repubblica, indette a seguito della rimozione di Yoon Suk-yeol avvenuta lo scorso 4 aprile al termine del procedimento di impeachment. La decisione della Corte Costituzionale di aprile era arrivata dopo la breve imposizione della legge marziale da parte dello stesso Yoon il 3 dicembre 2024, che aveva portato anche al suo arresto da metà gennaio a inizio marzo 2025.
Il voto ha decretato il successo di Lee Jae-myung, del Partito Democratico di Corea (DPK), con il 49,4% dei consensi, il quale si è imposto sul candidato conservatore Kim Moon-soo, già Ministro del Lavoro del Partito del Potere Popolare (PPP) durante il Governo Yoon, che si è fermato al 41,2%. Più distaccati gli altri candidati, tra cui Lee Jun-seok del New Reform Party, Kwon Young-guk del Democratic Labor Party e i due indipendenti, Hwang Kyo-ahn e Song Jin-ho.
Lee Jae-myung, dunque, ha rispettato i pronostici dei sondaggi che lo davano in forte vantaggio rispetto al rivale conservatore, il quale ha risentito della crisi d’immagine del PPP e delle tensioni interne al partito stesso. D’altro canto, l’elezione di Lee non si presentava del tutto priva di ostacoli, dati i vari procedimenti giudiziari a suo carico, tra cui la violazione della legge elettorale che, in caso di condanna definitiva, avrebbe potuto impedirgli di candidarsi alle elezioni presidenziali per almeno cinque anni. Al momento del voto, la Corte Suprema aveva annullato una precedente assoluzione decretata dall’Alta Corte di Seul, disponendo un nuovo processo.
Il nuovo esecutivo dovrà ora affrontare la difficile partita della stabilizzazione politica-istituzionale dello Stato, nonché la ridefinizione dei rapporti economico-commerciali con la Casa Bianca. Al momento, la Corea del Sud è soggetta a dazi statunitensi del 25% sulle automobili e a un dazio generale del 10%. Inoltre, a partire dal 4 giugno, i dazi su acciaio e alluminio sono stati aumentati dal 25% al 50% mentre, per quanto concerne le tariffe reciproche, la Corea del Sud sta godendo di una sospensione di 90 giorni. Settori cruciali dell’economia, come l’industria automobilistica e dei semiconduttori, risultano perciò esposti a un rischio elevato. Difatti, semiconduttori, auto e componentistica rappresentano oltre il 40% dell’export sudcoreano verso gli Stati Uniti. Solamente nel 2024, le esportazioni di veicoli verso Washington hanno raggiunto il valore di 34.74 miliardi di dollari, pari al 49% dell’export automobilistico. La Corea del Sud, inoltre, gode di un surplus sulla bilancia commerciale con gli Stati Uniti di almeno 55.6 miliardi di dollari, che la Presidenza Trump è decisa a ridurre sostanzialmente. Tra le proposte su cui punterà probabilmente il nuovo esecutivo figurano accordi per investimenti negli Stati Uniti e collaborazioni nei settori della cantieristica navale e dell’energia, come il progetto Alaska per l’esportazione di gas naturale liquefatto, già preso in considerazione dal Giappone. In campagna elettorale, mentre Kim aveva espresso l’intenzione di voler organizzare un summit con Trump nel minor tempo possibile, Lee Jae-myung era apparso più cauto e incline a valutare attentamente le opzioni a propria disposizione. Con il Governo che stava lavorando per la creazione di un pacchetto sui dazi entro l’8 luglio, ora la vittoria di Lee Jae-myung potrebbe posticipare la scadenza prefissata dall’esecutivo precedente.
Si sottolinea, inoltre, che un ulteriore elemento fondamentale delle relazioni bilaterali tra Seul e Washington è la presenza di 28.500 truppe statunitensi sul territorio sudcoreano. Sebbene, secondo le dichiarazioni di rappresentanti sudcoreani, tale questione sembri non essere oggetto dei negoziati sulle tariffe, non si esclude che possa emergere come leva negoziale nei prossimi incontri tra le delegazioni. Lo scorso ottobre, i due Paesi hanno sottoscritto un accordo quinquennale per la condivisione dei costi di difesa che prevede, per il 2026, un incremento dell’8,3% del contributo sudcoreano rispetto all’anno precedente. Tuttavia, la posizione dell’amministrazione Trump lascia intendere la possibilità di una revisione al rialzo di tale spesa. In tale contesto, Kim si era dichiarato disponibile ad aumentare il contributo nazionale, mentre Lee verosimilmente adotterà un approccio di maggiore cautela, meno incline a promesse e concessioni.
Sul piano internazionale le priorità strategiche del nuovo Presidente resteranno, dunque, la minaccia nordcoreana, le pressioni diplomatiche cinesi e la ridefinizione delle relazioni commerciali con Washington. Per quanto concerne la gestione della politica estera, in particolare, il successo di Lee Jae-myung avrà effetti importanti. Mentre Kim, infatti, proponeva prima del voto sostanziale continuità con la precedente amministrazione, la posizione del candidato democratico è apparsa più incerta.
Le dichiarazioni di Lee in campagna elettorale non hanno delineato una politica estera chiaramente definita, lasciando aperta la possibilità di una maggiore apertura al dialogo con Pyongyang. Non si esclude, quindi, che la vittoria del candidato democratico possa portare al il ripristino di canali di comunicazione militare diretta e all’apertura di nuove finestre diplomatiche, possibilmente favorite anche dalla presenza di Donald Trump alla Casa Bianca. Tuttavia, rispetto al 2018, la Corea del Nord si trova in una posizione relativamente rafforzata, dopo la firma del Trattato di Partenariato Strategico con Mosca lo scorso giugno, il quale comprende una clausola di mutua difesa. Al momento, non sembra essere in dubbio la cooperazione securitaria con Washington e Giappone, di cui Lee ha peraltro già sottolineato l’importanza. D’altro canto, però, le recenti difficoltà nelle relazioni commerciali con gli Stati Uniti, potrebbero spingere il candidato democratico a rafforzare i legami con i partner cinesi e europei. Dichiarazioni antecedenti, infatti, non escludono un approccio più pragmatico nei confronti di Pechino, al fine di individuare mercati alternativi agli Stati Uniti. A tal proposito, Seul potrebbe garantire la non ingerenza in questioni politiche cinesi, come il dossier Taiwan.
Per quanto riguarda il fronte interno, entrambi i candidati si erano dichiarati in campagna elettorale favorevoli a una riforma del mandato presidenziale, riducendone la durata da cinque a quattro anni, e introducendo la possibilità di un secondo mandato consecutivo. In ambito economico e sociale, Lee ha proposto maggiori investimenti nell’intelligenza artificiale e nella ricerca e sviluppo, accompagnati dalla creazione di un fondo congiunto tra pubblico e privato per supportare il settore delle infrastrutture, stimato a 71.21 miliardi di dollari. In aggiunta, il DPK ha dichiarato di voler fare dell’industria della difesa uno dei settori strategici dell’economia sudcoreana. Sul piano energetico, Lee ha proposto un’accelerazione della transizione verso le rinnovabili, con l’obiettivo di chiudere le centrali a carbone entro il 2040. Kim, invece, sul tema appariva più orientato verso una maggiore deregolamentazione del sistema economico e un aumento degli incentivi fiscali alle imprese in Corea, oltre all’ampliamento del nucleare civile sul piano energetico.
In conclusione, la vittoria del candidato democratico Lee Jae-myung, già forte del buon risultato ottenuto nel 2022, è stata facilitata dal suo ruolo in prima linea durante l’imposizione della legge marziale, ma anche dalle divisioni interne al PPP. Inoltre, la cautela mostrata da Lee su diverse tematiche di politica estera è apparsa utile ad attirare gli elettori più moderati. La sua vittoria, ora, garantisce il controllo da parte del DPK sia del ramo esecutivo che di quello legislativo. Rimane, tuttavia, l’incertezza legata ai casi giudiziari a carico dello stesso Lee e alle possibili loro conseguenze nel caso di una condanna. Si segnala l’interessante risultato ottenuto dal New Reform Party, fondato nel gennaio 2024 dal precedente leader del PPP, che sembra aver eroso l’elettorato del partito conservatore, riuscendo a ottenere circa l’8,34% alle urne, con particolare successo tra la popolazione maschile della fascia 20-30 anni.