Bosnia Erzegovina tra difficile riforma elettorale e spettro del secessionismo
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Bosnia Erzegovina tra difficile riforma elettorale e spettro del secessionismo

By Giada Venier
12.02.2021

Nelle ultime settimane, diversi rappresentanti degli Stati Uniti e dell’UE si sono recati nel Paese per cercare di mediare nella disputa che oppone la Republika Srspka, una delle entità che compongono la Bosnia Erzegovina, ed il governo centrale di Sarajevo. Infatti, la Republika Srspka, realtà politica afferente alla componente serba del Paese, ha minacciato la possibilità di attribuirsi unilateralmente alcuni poteri sinora riservati esclusivamente al governo centrale (sanità, tassazione, sicurezza) e addirittura avviare il processo di secessione dal Paese. Tali dichiarazioni sono arrivate principalmente da Milorad Dodik, rappresentante serbo dell’ufficio di Presidenza tripartito del Paese ed ex Presidente della Repubblica Srpska.

Le rivendicazioni di Dodik, al di là della loro aggressività retorica, appaiono come il tentativo di forzare la mano del governo in merito al delicato dossier della riforma elettorale. Infatti, i serbi propendono per il superamento dell’attuale sistema, basato su vincoli di appartenenza etnica e che garantisce ai croati, ai bosniaci, ai bosniacchi ed alle minoranze la possibilità di votare qualsiasi candidato nella Federazione di Bosnia ed Erzegovina, mentre obbliga i serbi ad esprimere la propria preferenza soltanto verso candidati serbi nella Republika Srspka. Tale sistema è giudicato sbilanciato dai serbi poiché favorirebbe le alleanze ed il consolidamento del potere a livello nazionale tra i croati (15% della popolazione), i bosniaci ed i bosniacchi (52%), isolando e penalizzando la componente serba (30% della popolazione).

Considerando l’importanza della questione, è plausibile che Dodik voglia sfruttare la minaccia di secessione per ottenere concessioni nei negoziati politici sulla riforma. In particolare, il leader ha avanzato due proposte: rimuovere il vincolo etnico per equilibrare le dinamiche interne, oppure mantenerlo e applicarlo anche ai croati, creando per questi ultimi una realtà indipendente simile a quella serba. Questa è un’opzione alla quale UE e Stati Uniti si oppongono fermamente, poiché la nascita di una Repubblica Croata potrebbe diventare un precedente per la secessione serba e il primo passo verso la disgregazione del Paese.

La riforma elettorale è in stallo a causa della difficoltà delle varie parti di giungere a un accordo. A tal proposito, Dodik ha ripetutamente cercato un appoggio dall’estero, in particolare da Russia e Cina. La Russia potrebbe supportare Dodik per aumentare la propria influenza nei Balcani ed utilizzare la crisi bosniaca nel quadro della competizione strategica con l’Europa e gli Stati Uniti.

Le incertezze sul futuro della riforma elettorale suggeriscono che le tensioni potrebbero aumentare sia nel breve che nel medio periodo, soprattutto in vista delle elezioni del 2022.

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