Sanae Takaichi alla guida del Partito Liberal Democratico
Il 4 ottobre si sono svolte le primarie per definire il nuovo leader del Partito Liberal Democratico (PLD) giapponese, in seguito all’annuncio delle dimissioni del Primo Ministro Shigeru Ishiba, rassegnate all’inizio di settembre. L’esito del voto ha sancito la vittoria di Sanae Takaichi, già Ministra dell’Interno e della Sicurezza Economica, che si avvia ora con ogni probabilità a diventare il prossimo Primo Ministro. Il mandato di Ishiba era stato caratterizzato da una significativa perdita del supporto da parte dell’elettorato nei confronti dei liberaldemocratici, come dimostrato dai risultati precedenti in cui la coalizione di Governo, formata dal PLD e dal Partito Kōmeitō, aveva perso la maggioranza in entrambe le camere. Le dimissioni di Ishiba sono quindi giunte come risposta alle crescenti pressioni interne al partito, nel tentativo di evitare una profonda frattura dello stesso.
Sul piano della politica interna, un esecutivo a guida Takaichi dovrà quindi consolidare un PLD diviso e riconquistare la fiducia dell’opinione pubblica, scoraggiata dall’attuale situazione economica e dagli scandali che hanno investito il principale attore della politica giapponese negli ultimi anni. Al momento, la situazione parlamentare della coalizione rimane precaria, in quanto non garantisce la nomina di Takaichi in qualità di Primo Ministro, data la minoranza parlamentare che espone il Governo a guida PLD a dipendere dai partiti d’opposizione per l’approvazione di nuove misure e a potenziali voti di sfiducia. In tale quadro, i papabili partiti d’opposizione che potrebbero essere coinvolti in questi equilibri sono il Partito Democratico del Popolo (PDP) e il Nippon Ishin No Kai, giacché detengono entrambi abbastanza seggi all’interno della Dieta da poter garantire una comoda maggioranza all’esecutivo e hanno dei punti di contatto con l’agenda liberaldemocratica. Il PDP, in particolare, condivide numerose priorità programmatiche con la nuova leader del PLD, come la revisione della costituzione pacifista, il rafforzamento delle capacità nel settore della difesa, nonché misure di natura fiscale come l’abolizione della tassa provvisoria sulla benzina. Tuttavia, appare più verosimile un sostegno esterno e selettivo piuttosto che la formazione di una coalizione formale. Infatti, la recente fase di crescita elettorale del PDP potrebbe scoraggiarne un’alleanza diretta con il PLD, dati i vantaggi nel mantenere un margine di autonomia e restare virtualmente all’opposizione, in modo tale da poter capitalizzarne i frutti alle prossime elezioni.
Per quanto riguarda il Nippon Ishin No Kai, lo scenario dipenderà dalla linea politica che il PLD sceglierà di adottare, una volta confermato il Governo, e dalla volontà del Partito Komeito di approvare tale alleanza che, al momento, non sembra predisposto ad accogliere. Per quanto riguarda, invece, il Partito nazionalista del Sanseito, lo stesso non appare come un’opzione strategicamente utile, a causa della sua esigua presenza alla Camera Bassa e del rischio che le sue posizioni radicali accentuino le fratture interne al PLD. In aggiunta, seppur sembrerebbe un’opzione percorribile, la momentanea fragilità del Partito Liberal Democratico, potrebbe indurre Takaichi a non optare per elezioni anticipate, preferendo invece rafforzare la propria posizione di leadership e rilanciare l’immagine del partito.
In questo quadro, l’urgenza del Governo giapponese resta quella di affrontare l’attuale situazione economica, priorità condivisa anche dall’elettorato. A tal proposito, Sanae Takaichi ha posto grande enfasi sulla crescita economica, sottolineando la propria intenzione di investire nei settori strategici dei semiconduttori, dell’intelligenza artificiale (AI), delle industrie legate allo spazio e alla difesa. Inoltre, non si può escludere che un Governo a guida Takaichi tenterà l’emissione di ulteriori titoli di Stato, al fine di finanziare misure di sostegno immediate volte a stimolare una domanda interna stagnante e l’aumento dei prezzi, in particolar modo del riso, e a mitigare le conseguenze dei dazi statunitensi sulle esportazioni di Tokyo. D’altro canto, tali emissioni andrebbero a finanziare il già ingente deficit del Paese, oltre a sollevare ulteriori dubbi rispetto all’aumento del term premium, soprattutto sui titoli di Stato a lunga scadenza. Nel mese di agosto, l’inflazione giapponese ha registrato un dato pari al 2,7%, in netto calo rispetto al mese di gennaio, in cui aveva raggiunto il 4%, ma rimanendo al di sopra del target del 2% della Banca Centrale giapponese (BOJ). Infine, si sottolinea come Takaichi si sia espressa più volte contro la politica monetaria della Banca del Giappone favorevole ad un aumento dei tassi di interesse, attualmente stabili allo 0,5%. Non è da sottovalutare, quindi, che il nuovo Governo possa scontrarsi con le politiche della BOJ, impedendo ulteriori aumenti dei tassi d’interesse.
Tra le altre possibili misure che il Governo potrebbe applicare, soprattutto con il supporto dei partiti d’opposizione, sarebbero l’abolizione dell’aliquota provvisoria dell’imposta sulla benzina e l’introduzione di crediti d’imposta rimborsabili. Rimane in dubbio la posizione sul taglio alla tassa per il consumo, al momento generalmente al 10%e all’8% per i generi alimentari, sulla quale la stessa Takaichi avrebbe modificato la propria posizione nel corso della campagna per le primarie. La tassa di consumo ricopre infatti un terzo del gettito fiscale giapponese e una sua riduzione o totale abolizione avrebbe conseguenze significative sul budget statale.
Per quanto riguarda la politica estera, invece, potrebbe registrarsi una concretizzazione di una linea molto più dura nei confronti di Pechino rispetto all’esecutivo precedente, ponendo al centro delle proprie politiche la sicurezza regionale, il rafforzamento dei legami con Taiwan e, di conseguenza, con Washington. Tale approccio potrebbe tuttavia avere delle ripercussioni sul proprio vicinato, in particolar modo nelle relazioni con la Corea del Sud. Difatti, con l’inizio della Presidenza di Lee Jae myung, Seul ha avviato un approccio più pragmatico nei confronti di Pechino, segnalando una crescente apertura al dialogo. Queste tendenze opposte renderebbero quindi più altalenante la partnership tra Washington, Seul e Tokyo, promossa soprattutto durante l’Amministrazione Biden. Sul fronte commerciale, inoltre, rimane piuttosto probabile l’ipotesi di una continuità sul tema dell’accordo raggiunto con gli Stati Uniti. Il Governo Ishiba era infatti riuscito ad ottenere un accordo con Washington, assicurandosi una diminuzione dei dazi al 15% in cambio di un impegno da parte di Tokyo in investimenti per 550 miliardi di dollari. Ciò non esclude che l’Amministrazione statunitense possa aumentare i dazi, nel caso in cui ritenga Tokyo inadempiente rispetto agli accordi presi in precedenza. In aggiunta, potrebbero sorgere tensioni tra le parti, nel caso di pressioni da parte della Casa Bianca affinché il Giappone assuma una quota maggiore dei costi legati alla presenza militare statunitense su territorio giapponese. Nondimeno, molte questioni potrebbero risolversi a fine ottobre, periodo in cui il Presidente Trump potrebbe recarsi in visita nel Paese.