Riprendono i negoziati sul nucleare iraniano
Asia & Pacific

Riprendono i negoziati sul nucleare iraniano

By Valerio Minervini
12.10.2021

Nella giornata di giovedì 9 novembre a Vienna sono riprese le trattative per giungere ad un nuovo accordo sul nucleare iraniano, che riprenda le fila del Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), firmato nel 2015 da Iran, il gruppo dei P5+1 (Cina, Francia, Germania, Regno Unito, Russia e Stati Uniti) e l’UE. I colloqui erano già cominciati la scorsa settimana, ma erano stati sospesi per un paio di giorni per cercare di rompere uno stallo nelle trattative che non stava portando ad un nulla di fatto. Si tratta del primo negoziato sul nucleare condotto dal governo di Ebraim Raisi, il Presidente ultraconservatore succeduto a Rouhani dopo le elezioni dello scorso giugno.

I colloqui si stanno svolgendo in un clima piuttosto complicato, in cui le diplomazie europee hanno evidenziato un irrigidimento della posizione di Teheran rispetto al passato. In particolare, le delegazioni a Vienna hanno sottolineato come l’Iran richieda il completo sollevamento delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti a partire dal 2018 e ricusi una serie di compromessi che sembravano invece essere stati raggiunti nei mesi precedenti. Il cambio di registro da parte dell’Iran è riscontrabile anche rispetto al rapporto con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), alla quale il governo iraniano rifiuta sia la possibilità di avere accesso o di visionare le registrazioni delle videocamere di sorveglianza di siti nucleari sensibili, in primis quello di Natanz, sia di monitorare le scorte di uranio arricchito, in aumento rispetto alle soglie stabilite dall’accordo del 2015.

Nonostante il capo negoziatore e Viceministro degli Esteri iraniano, Ali Bagheri, abbia ribadito l’interesse e l’impegno di Teheran nel trovare una convergenza con le controparti, le tempistiche per il raggiungimento di un’intesa potrebbero essere piuttosto lunghe. Questa incertezza rischia di raffreddare ulteriormente il dialogo tra le parti coinvolte e di alimentare le tensioni, soprattutto tra Washington e Teheran. I negoziatori statunitensi, infatti, sono ancora una parte indiretta nelle trattative, poiché il governo iraniano si è fino ad ora rifiutato di interagire direttamente con gli Stati Uniti. Tuttavia, l’atteggiamento di Teheran comincia ad essere considerato a Washington un possibile escamotage per prendere tempo prezioso durante il quale fare passi in avanti significativi nel proprio programma di arricchimento. Un eventuale fallimento del colloquio in corso a Vienna e un rinvio a data da destinarsi per la ripresa del negoziato potrebbe non solo deteriorare ulteriormente i già complicati rapporti tra i due Paesi, ma creare anche un incremento della competizione bilaterale, con ripercussioni su tutta la regione del Golfo.

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