La parabola delle Forze Armate pakistane: da bersaglio delle proteste nel 2023 al conflitto con l’India
Il 9 maggio 2023, migliaia di persone sono scese in piazza in Pakistan per protestare contro l’arresto di Imran Khan, ex Primo Ministro e leader del Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI). Nel corso delle manifestazioni vennero presi di mira alcuni edifici militari, tra cui il quartier generale dell’esercito di Rawalpindi e la residenza del comandante del corpo militare a Lahore, percepiti come simboli della repressione contro le forze di opposizione. Il clima di tensione generale, dunque, spinse alcuni settori della popolazione ad attaccare l’esercito pakistano, tradizionale pilastro del sistema nazionale. A distanza di due anni, tuttavia, tale dinamica è mutata in maniera sostanziale. Tra l’11 e il 12 maggio 2025, infatti, le stesse piazze si sono riempite di cittadini desiderosi di manifestare il proprio sostegno e riconoscimento nei confronti delle Forze Armate a seguito dello scontro con l’India.
Questa evoluzione, oltre ad avere un valore simbolico, è confermata anche da un recente sondaggio condotto tra l’11 e il 15 maggio 2025, secondo il quale l’82% degli intervistati valuta molto positivamente la performance delle Forze Armate, mentre il 93% dichiara che l’opinione verso l’esercito è migliorata dopo il breve ma intenso conflitto con l’India. Il confronto, scoppiato a seguito di un attentato terroristico attribuito al gruppo The Resistance Front (TRF), sigla che Nuova Delhi ritiene sostenuta da Islamabad, si è concluso in pochi giorni e la risposta delle Forze Armate pakistane è apparsa piuttosto rapida e relativamente efficace.
A rafforzare tale percezione, al di là dei risultati sul terreno che restano controversi da valutare, ha contribuito una gestione comunicativa ben pianificata da parte dei vertici politici pakistani e delle stesse Forze Armate. Il portavoce militare Ahmed Sharif Chaudhry, in particolare, ha garantito nei giorni dello scontro una presenza costante e un flusso continuo di comunicazioni ufficiali a carattere rassicurante. Dal canto suo, la figura del generale Asim Munir, il quale non godeva di particolare fiducia, è anch’essa emersa come punto di riferimento per il Paese. La sua promozione a Field Marshal, titolo di eccezionalità conferito in precedenza solo al Generale Ayub Khan, ne rappresenta una testimonianza evidente.
Non meno significativo è l’apparente riconoscimento internazionale del ruolo dell’esercito pakistano. La recente visita di cinque giorni di Asim Munir negli Stati Uniti, che si è conclusa con l’invito personale del presidente Trump a un incontro privato, ha rappresentato infatti un evento raro. Considerando la già significativa presenza dell’apparato militare nelle dinamiche politiche pakistane, l’evento potrebbe rappresentare un ulteriore rafforzamento di questa tendenza nel breve e medio termine.
La crescente centralità dell’elemento militare nel Paese si riflette anche nelle priorità di spesa adottate dal Governo. Il nuovo budget per l’anno fiscale 2025-2026, presentato il 10 giugno, mostra infatti una contrazione complessiva della spesa pubblica, ma prevede un aumento del 20% delle spese per la Difesa, che raggiungono così i 2,55 trilioni di rupie (circa 9 miliardi di dollari). Questo aumento, influenzato senza dubbio dal recente conflitto, indica una priorità crescente attribuita al rafforzamento dell’apparato di sicurezza, anche a spese di altri settori considerati meno strategici al momento.
L’aumento del budget segnala anche la volontà del Pakistan di migliorare e modernizzare il proprio apparato militare. In particolare, i negoziati con la Cina per l’acquisto di caccia J-35 suggeriscono la possibilità di realizzare un upgrade tecnologico e un ampliamento delle capacità operative del Paese. Ciò potrebbe estendere la proiezione strategica del Pakistan nel contesto regionale, resa possibile, e anche legittimata, da un consenso politico, sociale e istituzionale in netto rafforzamento.
In definitiva, il recente conflitto e in stretta connessione l’aumento significativo del budget destinato alla Difesa, confermano un trend di lunga data che vede gli apparati militari e di sicurezza svolgere un ruolo sempre più centrale nelle dinamiche di potere statali. Tale dinamica, inoltre, pone le basi per un potenziale raffreddamento delle divisioni e tensioni politiche interne, le quali si erano aggiunte negli scorsi anni alle criticità di sicurezza ed economiche, generando pressioni enormi sullo sviluppo stesso del Paese.