Israele: le relazioni con Giordania ed Emirati Arabi Uniti sono davvero in bilico?
Middle East & North Africa

Israele: le relazioni con Giordania ed Emirati Arabi Uniti sono davvero in bilico?

By Federica Curcio
03.28.2023

Le recenti dichiarazioni del Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ad una conferenza a Parigi hanno sollevato la condanna di quasi tutta la comunità internazionale. Smotrich in quell’occasione ha infatti mostrato una mappa raffigurante il cosiddetto “Grande Israele”, un progetto revisionistico che include il territorio dell’intera Palestina mandataria degli anni Venti e Quaranta del secolo scorso, e ha negato l’esistenza stessa di una cultura e di un’identità palestinese. Dichiarazioni che hanno provocato diverse reazioni nel mondo arabo, in particolare, da parte dei governi di Giordania ed Emirati Arabi Uniti (EAU). Ad Amman, il Parlamento giordano ha votato per l’espulsione dell’Ambasciatore israeliano dal Paese, mentre negli EAU il Ministro degli Esteri Abdullah bin Zayed bin Sultan al-Nahyan ha condannato fermamente l’accaduto ed il Presidente Mohamed bin Zayed al-Nahyan ha deciso di inviare una delegazione a Tel Aviv per esprimere preoccupazione per i disordini nel Paese e per il trattamento riservato ai palestinesi da parte del governo israeliano.

La reazione giordana, per quanto non inaspettata, si inserisce tuttavia in un trend di continui alti e bassi nella relazione con Israele. Una condizione causata anche dalla ferma convinzione di Amman di non modificare il suo approccio verso la questione israelo-palestinese, basato su un chiaro sostegno all’autodeterminazione nazionale palestinese e su una conservazione dello status quo dei luoghi sacri di Gerusalemme Est, sotto amministrazione giordana e su cui i musulmani hanno il diritto esclusivo di preghiera. È proprio quest’ultimo punto a ritornare in auge con l’insediamento (a dicembre 2022) del nuovo governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu – durante la cui leadership precedente i rapporti con Amman non sono stati facili – che ha implicato l’ascesa dei partiti di estrema destra da sempre impegnati ad estendere la giurisdizione alle colonie ebraiche in Cisgiordania e ad imporre la sovranità ebraica sul Monte del Tempio (o Spianata delle Moschee dagli arabi). Non a caso le prime tensioni sulla questione sono nate quando, cinque giorni dopo l’assunzione del suo incarico ministeriale, il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir con un atto provocatorio ha visitato il luogo sacro lasciando presagire fin da subito quale sarebbe stata la linea della nuova leadership israeliana. Ulteriori attriti potrebbero nascere anche qualora venisse riproposto il piano sull’annessione della Valle del Giordano, già presentato da Netanyahu nel 2020 e poi ritirato in seguito alle pressioni occidentali ed alla condanna giordana: questa mossa non solo costituirebbe una violazione del trattato di Pace del 1994, bensì spazzerebbe via ogni speranza per la soluzione dei due Stati fortemente sostenuta da Amman. Tuttavia, oltre la retorica restano gli importanti gli interessi in gioco tra il Regno Hashemita e il suo vicino: Israele è un partner essenziale per la cooperazione nel settore energetico ed idrico di cui sicuro non può fare a meno.

La situazione israeliana ha messo in allerta anche il Golfo. Gli Emirati Arabi Uniti hanno instaurato relazioni ufficiali con Israele nell’ambito degli Accordi di Abramo nel 2020, che hanno dato i migliori frutti per entrambi nel settore commerciale. Fin da subito la quota degli scambi tra i due Paesi è cresciuta esponenzialmente: il commercio è aumentato del 109,7% a 2,56 miliardi di dollari nel 2022 rispetto ai 1,22 miliardi di dollari dell’anno precedente, facendo di Abu Dhabi il sedicesimo partner commerciale di Tel Aviv su 126 Paesi. Sebbene la comunanza di interessi economici ha posto in secondo piano le divergenze sulla questione palestinese, ora il nuovo clima di tensioni e violenze pone Abu Dhabi dinanzi ad una complicata situazione di valutazioni politiche nei legami con Israele, anche per la forte contestazione dell’opinione pubblica degli EAU. Nonostante le politiche del governo Netanyahu nei confronti dei palestinesi, la Federazione emiratina continua a vedere in Israele un partner strategico dal punto di vista della sicurezza – non necessariamente solo in chiave anti-iraniana –, così come nel settore tecnologico, quest’ultimo un campo rilevante per gli EAU per posizionarsi come un’economia all’avanguardia a livello regionale.

È poco probabile, quindi, che Israele lasci deteriorare le relazioni con la Giordania e con gli EAU. Tuttavia, è auspicabile, soprattutto agli occhi arabi, che la leadership israeliana prenda atto dei limiti delle sue politiche e che assuma un serio impegno a disinnescare la violenza come assunto almeno formalmente negli anche alla luce degli incontri di Aqaba e Sharm el-Sheikh delle scorse settimane.

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