Elezioni in Pakistan: la crisi di fiducia verso le Forze Armate e i rischi per la stabilità
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Elezioni in Pakistan: la crisi di fiducia verso le Forze Armate e i rischi per la stabilità

By Tiziano Marino
02.15.2024

L’8 febbraio scorso, si sono tenute in Pakistan le elezioni generali utili a selezionare i membri del nuovo Parlamento e delle quattro Assemblee provinciali del Paese. A lungo rimandato a causa delle turbolenze interne al sistema politico, il voto ha prodotto risultati che lasciano presagire una continuazione della fase di instabilità iniziata con la rimozione del Primo Ministro Imran Khan nell’aprile 2022 . L’affermazione dei candidati indipendenti sponsorizzati dal Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI) di Khan, partito al quale la Commissione Elettorale Nazionale lo scorso gennaio aveva vietato di presentarsi con il proprio simbolo, sembra anche confermare l’esistenza di una frattura significativa tra alcuni settori della popolazione e le Forze Armate . Gli influenti apparati militari e di sicurezza del Paese, infatti, hanno da tempo ritirato il proprio supporto al PTI e sono stati al centro di aspre contestazioni da parte degli attivisti del partito nel corso dell’ultimo anno.

In questo quadro, le elezioni hanno confermato il supporto di ampi strati della popolazione – tra cui i segmenti più giovani – per l’ex Primo Ministro. I candidati vicini al PTI, in particolare, hanno ottenuto un discreto successo grazie a una campagna elettorale efficace ed attrattiva condotta anche attraverso un utilizzo molto efficace dei social media . Parallelamente, si segnala il risultato al di sotto delle aspettative, ma verosimilmente bastevole ad eleggere un proprio esponente come Premier, raccolto dalla Pakistan Muslim League-Nawaz (PML-N), partito sostenuto dell’establishment militare e guidato dal leader di lungo corso Nawaz Sharif, rientrato di recente dall’esilio a Londra per partecipare alla corsa elettorale. Dal canto suo, il Pakistan People’s Party (PPP) dell’ex Ministro degli Esteri Bilawal Bhutto Zardari, si è limitato a confermare la sua forza nella provincia del Sindh, dove ha raccolto – come da previsione – buona parte dei voti della popolazione di etnia sindhi.

Nel complesso, le elezioni si sono svolte in un clima relativamente teso, legato non solo al quadro di instabilità politica, ma anche alle persistenti difficoltà economiche del Paese e alle minacce alla sicurezza riguardanti, in particolare, le instabili province occidentali del Khyber Pakhtunkhwa e del Balucistan. Proprio in queste aree si sono registrati una serie di attacchi suicidi nei giorni precedenti al voto, che hanno preso di mira candidati e uffici politici, il più sanguinoso dei quali ha prodotto circa 30 vittime ed è stato rivendicato alla branca dello Stato Islamico attiva in Asia meridionale, nota con la sigla Islamic State of Pakistan Province (ISPP). Ad aggravare il clima di tensione hanno contribuito, poi, la sospensione dei servizi di telefonia mobile nelle ore precedenti al voto e la lentezza degli apparati governativi nel pubblicare i dati ufficiali, aspetto quest’ultimo che ha scatenato le proteste del PTI pronto ora a portare avanti numerosi ricorsi.

Per quanto concerne risultati e scenari futuri, i circa 95 seggi conquistati da candidati considerati vicini al PTI – dato in via di definizione a causa della possibilità degli eletti indipendenti di definire la propria affiliazione successivamente al voto – non bastano al partito per assicurarsi la guida di un potenziale esecutivo. Tagliati fuori da possibili alleanze con gli altri partiti principali, ossia PML-N e PPP, gli indipendenti sembrano quindi destinati all’opposizione. In questo quadro, si delinea una riproposizione dell’alleanza anti-Khan che potrebbe, tuttavia, risultare parzialmente differente rispetto al Pakistan Democratic Movement (PDM) emerso negli anni scorsi . Mentre un accordo tra i partiti di Sharif e Bhutto appare probabile, restano infatti per il momento ancora in dubbio i posizionamenti del Muttahida Qaumi Movement-Pakistan (MQM-P), che ha conquistato 17 seggi in Assemblea generale, e di Jamiat Ulema-e-Islam-Fazl (JUI-F), partito guidato da Maulana Fazlur Rehman, al quale gli Sharif hanno inviato una proposta per un esecutivo congiunto. A complicare la trattativa vi è il fatto che proprio il leader del partito religioso ha annunciato manifestazioni nei prossimi giorni per contestare il risultato delle elezioni. In questo contesto, l’ex Primo Ministro e Presidente del PML-N, Shehbaz Sharif, appare il nome più accreditato per tornare a ricoprire il ruolo di guida dell’esecutivo pakistano, mentre per Bilawal Bhutto Zardari si prospetta un nuovo incarico agli Esteri.

Il rischio che appare profilarsi è dunque quello di un nuovo Governo debole alla guida del Paese , soggetto a una forte pressione delle opposizioni guidate, seppur dal carcere dove si trova dall’agosto 2023, proprio da Imran Khan. Tale prospettiva, tuttavia, potrebbe non dispiacere troppo all’establishment militare e di sicurezza che troverebbe così spazi importanti per determinare, almeno in parte, l’azione governativa. Tali apparati, inoltre, sono apparentemente molto attivi in questa fase, nel doppio tentativo di facilitare la formazione di un Governo non ostile e di convincere parte degli indipendenti a non creare un blocco compatto di sostegno per il PTI e per Khan.

In conclusione, è interessante notare come i comunicati emessi da Stati Uniti e Unione Europea (UE) sullo svolgimento delle elezioni in Pakistan presentino, seppur in maniera sfumata, una relativa diversità di vedute . In particolare, mentre il Dipartimento di Stato americano ha scelto una linea più morbida, rispetto a quanto fatto per esempio nel caso delle elezioni in Bangladesh che hanno riconfermato Sheikh Hasina, l’UE dal canto suo è apparsa piuttosto fredda. Ciò non dovrebbe comunque impattare in maniera significativa sullo stato delle relazioni tra il Pakistan e i suoi partner europei, anche se è lecito attendersi che Islamabad si muova nel breve per meglio comprendere la traiettoria dei rapporti con Bruxelles, anche e soprattutto alla luce del recente riavvicinamento a Nuova Delhi.