Coronavirus: Iacovino (Ce.S.I) In Africa rischia di esplodere una bomba sociale
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Coronavirus: Iacovino (Ce.S.I) In Africa rischia di esplodere una bomba sociale

04.07.2020

CORONAVIRUS: IACOVINO (CE.S.I.), ‘IN NORD AFRICA RISCHIA ESPLODERE BOMBA SOCIALE’/ADNKRONOS =
‘Ondata migratoria, rivolte e radicalizzazione possibili
conseguenze crisi economica’

Roma, 8 apr. (Adnkronos) - E’ uno “scenario apocalittico” quello che
va delineandosi in Nord Africa, dove le conseguenze della pandemia di
Covid-19 e del crollo del prezzo del petrolio rischiano di far
esplodere una “bomba sociale, economica e politica”. Lo afferma in
un’intervista ad Aki-Adnkronos International Gabriele Iacovino,
direttore del Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.).

Secondo l’analista, la crisi alle porte in questa regione segue tre
direttrici. La prima è legata all’emergenza sanitaria e anche se i
numeri dei contagi in Nord Africa sono relativamente bassi se
paragonati all’Occidente “devono essere rapportati all’efficienza dei
sistemi sanitari locali”.

La seconda sono le conseguenze economiche del ‘lockdown’ imposto dalle
autorità in Tunisia, Libia, Marocco e Algeria. “Se Paesi come l’Italia
che fanno parte del G7 subiscono gravi danni”, in Nord Africa dobbiamo
aspettarci “un abbattimento della già scarsa occupazione, soprattutto
tra le fasce giovani della popolazione”, dichiara Iacovino. La terza direttrice segue lo scontro in atto tra Russia
e Arabia Saudita che ha portato al crollo del prezzo del petrolio. In
Paesi produttori come quelli del Nord Africa, “dove è stretto il
legame tra crescita economica ed entrate dall’export petrolifero” ci
saranno ripercussioni per le casse statali con conseguenze calo delle
disponibilità per i sussidi destinati alla popolazione. Questo è un
fattore di rischio per la stabilità della regione, sottolinea il
direttore del Ce.S.I…

“Stiamo parlando di Paesi che hanno una stabilità precaria - prosegue
Iacovino - Non parliamo solo della Libia, ma anche dell’Algeria con
tutto il processo politico post-Bouteflika e della Tunisia”, dove la
forte crisi economica, causata soprattutto dal crollo degli introiti
del turismo, inevitabilmente si aggraverà con la pandemia. Per
l’esperto, in Nord Africa si stanno creando condizioni analoghe a
quelle delle “più grandi ‘culle’ della radicalizzazione islamista
degli ultimi 20-30 anni”.

C’è poi la crisi migratoria che potrebbe trarre nuova linfa. Non solo
in Libia, per anni base di partenza verso l’Europa e dove si sono
canalizzati tutti i traffici illegali e di esseri umani provenienti
dal resto dell’Africa. “Una destabilizzazione del Nord Africa potrebbe
portare a un aumento non solo della mole di persone dirette in Europa,
ma anche dei punti di partenza - sostiene Iacovino - Se inizia ad
essere redditizio sfruttare le persone per portarle dall’altra parte
del Mediterraneo si inizierà a salpare anche da altri Paesi”. Benzina sul fuoco, inoltre, rischiano di essere le
migliaia di detenuti rilasciate nelle ultime settimane dalla Libia
alla Tunisia per alleggerire le carceri e limitare la diffusione del
coronavirus. Quanto avvenuto, evidenzia l’esperto, “inciderà in primis
sulla sicurezza di questi Paesi. Nelle carceri tunisine, ad esempio,
nel corso degli ultimi anni è salito tantissimo il numero di detenuti
legati a fenomeni di terrorismo. Il rilascio di giovani, quasi tutti
disoccupati, significa immettere nel sistema nazionale manodopera sia
per la criminalità che per altre attività illecite”.

Secondo Iacovino, ci sono tutti i fattori per una nuova ondata di
proteste antigovernative in Nord Africa, ma non sulla falsariga di
quelle della cosiddetta Primavera Araba perché le condizioni sono
cambiate, “stiamo parlando di sistemi istituzionali diversi e di
contesti sociali ed economici anche peggiori” rispetto al 2011.

“Prima della pandemia abbiamo assistito a manifestazioni popolari non
solo contro le classi dirigenti, ma il sistema istituzionale, come in
Algeria. Questo scenario tornerà a ripetersi nei prossimi mesi” e con
l’aggravio di minori entrate economiche per gli Stati che significa
non avere gli strumenti per arginare il malcontento, conclude
Iacovino.

(Spi/Adnkronos)

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