Sviluppo e limiti della cooperazione difensiva tra Cina e Kazakhstan
Asia e Pacifico

Sviluppo e limiti della cooperazione difensiva tra Cina e Kazakhstan

Di Benedetta Giuliani
04.07.2019

Nel settembre 2018 il Vicepresidente della Commissione Militare Centrale Xu Qiliang, figura al vertice dell’establishment militare cinese, ha intrapreso una serie di viaggi in Kazakhstan, Tajikistan e Kyrgyzstan con lo scopo di approfondire il dialogo in materia di sicurezza e difesa tra Pechino e i Paesi dell’Asia Centrale. Il Kazakhstan ha rappresentato la tappa inaugurale del viaggio di Xu, il quale ha incontrato il Presidente del Senato e il Ministro della difesa kazakhi. Nel corso dell’incontro, i rappresentanti dei due Paesi hanno ribadito la relazione di amicizia che lega Cina e Kazakhstan, nonché l’impegno comune volto a contrastare il terrorismo, il separatismo e l’estremismo religioso, considerati tra i principali fattori di instabilità per il settore centro-asiatico. La visita di Xu ad Astana si pone a complemento dell’incontro tenutosi tra Xi Jinping e Nursultan Nazarbayev il 7 giugno 2018, all’alba del vertice della Shanghai Cooperation Organization (SCO), coalizione regionale di cui Cina e Kazakhstan sono entrambi membri. In quell’occasione, i due capi di Stato avevano espresso l’intenzione di raggiungere una maggiore convergenza tra le rispettive politiche di sicurezza regionale. La decisione di incominciare proprio dal Kazakhstan la serie di incontri tra l’establishment militare cinese e le sue controparti centro-asiatiche non è casuale dal momento che Astana costituisce uno degli interlocutori più rilevanti per la Cina sotto il profilo economico e politico.

La fase di formazione della relazione sino-kazakha risale al periodo successivo alla fine della Guerra fredda. In seguito alla scomparsa dell’Unione Sovietica e alla progressiva ricomposizione della frattura sino-sovietica, la Cina, la Russia e le repubbliche centro-asiatiche intrapresero delle trattative per la definizione dei confini dell’ex spazio sovietico. Il dialogo per la soluzione delle questioni territoriali ha agevolato la distensione delle relazioni sino-kazakhe le quali, all’inizio degli anni Novanta, erano state fortemente influenzate dalla diffidenza nutrita da Astana verso una possibile espansione di stampo neocoloniale da parte della Cina in Asia Centrale.

Sebbene il fondamento della relazione tra Cina e Kazakhstan sia costituito dagli scambi economici, i due Paesi hanno cercato di sviluppare la dimensione securitaria della propria partnership attraverso iniziative di stampo multilaterale e bilaterale. A partire dai primi anni Duemila, la cooperazione difensiva, fino ad allora incentrata sulla demilitarizzazione del confine sino-kazakho, ha iniziato ad espandere il proprio orizzonte di riferimento e ha assunto di conseguenza forme ed obiettivi più definiti. Tra il 2001 e il 2005 la crescita delle interazioni in ambito difensivo è stata lenta, ma progressiva. In questa fase la Cina ha iniziato a inviare al Kazakhstan tecnologie ed equipaggiamenti militari leggeri, mentre lo scoppio della guerra in Afghanistan ha indotto i due Paesi a coordinarsi nell’ambito dell’antiterrorismo e del controllo delle frontiere. Contemporaneamente, le Forze Armate cinesi e kazakhe hanno cominciato a svolgere esercitazioni militari congiunte, condotte prevalentemente all’interno dei giochi di guerra della SCO. Nel 2005 i due Paesi hanno firmato un accordo per costituire una partnership strategica il quale ha formalizzato lo stato della relazione sino-kazakha e ha definito un programma di cooperazione incentrato sulla difesa della rispettiva sovranità, integrità territoriale e sicurezza interna.

È possibile individuare tre settori principali nell’agenda per la sicurezza sino-kazakha. Il primo riguarda lo sviluppo di programmi di scambio destinati al personale militare, concepiti per superare le barriere linguistiche e le differenze tra le rispettive culture strategiche. L’incapacità da parte dei militari kazakhi e cinesi di comunicare tra di loro ha a lungo ostacolato l’approfondimento dei rapporti in materia di difesa. Ad oggi la difficoltà nel comunicare gioca a sfavore della Cina e favorisce di converso la Russia, il cui idioma costituisce la lingua ufficiale delle esercitazioni militari all’interno della SCO.

Il secondo settore, al quale è sotteso un medesimo intento di accrescere l’interazione tra le rispettive Forze Armate, è rappresentato dallo svolgimento di programmi di addestramento congiunti. Le operazioni più ambiziose sotto questo profilo sono svolte attraverso la SCO. Dal 2003 Cina e Kazakhstan hanno partecipato a circa dieci esercitazioni, condotte per la maggior parte insieme alla Russia e alle altre repubbliche centro-asiatiche. Soltanto in un’occasione (2006) Astana e Pechino hanno condotto simulazioni di guerra su base bilaterale. Di recente i due Paesi hanno cercato di intensificare le iniziative al di fuori della SCO. Nel 2015 Cina e Kazakhstan hanno stipulato un accordo per svolgere esercitazioni in risposta a scenari di guerra asimmetrica, decisione alla quale è seguita la pianificazione di addestramenti coordinati tra le rispettive Forze speciali in teatri di guerra urbani e montuosi.

Il terzo settore è rappresentato dal controllo congiunto delle frontiere per la repressione di fenomeni che minacciano la sicurezza di entrambi i Paesi, come il narcotraffico e il terrorismo. L’obiettivo principale è quello di mantenere la stabilità lungo il confine tra Cina e Kazakhstan contrastando il traffico di eroina proveniente dall’Afghanistan e monitorando le attività dei gruppi islamisti e separatisti presenti nell’area, in particolare nella regione dello Xinjiang, provincia settentrionale della Cina confinante con la frontiera orientale kazakha. L’incremento degli interscambi commerciali lungo il confine sino-kazakho (soprattutto nell’area del porto di Khorgos, snodo logistico centrale all’interno della Belt and Road Iniatitive) ha favorito il convergere delle agende securitarie di Cina e Kazakhstan verso una politica di stabilizzazione dell’area, agevolando così lo sviluppo di una collaborazione fortemente incentrata sul contenimento delle minacce di natura non-statale. La gestione congiunta delle frontiere rappresenta probabilmente l’ambito in cui la relazione sino-kazakha ha ottenuto i risultati migliori. L’interazione tra le autorità doganali cinesi e kazakhe risulta, difatti, più matura rispetto a quella tra le Forze Armate. Tra il 2016 e il 2017 sono state implementate diverse iniziative, tra cui esercitazioni congiunte e la creazione di una piattaforma comune per lo scambio di informazioni, volte a incrementare la sinergia tra le polizie doganali di Cina e Kazakhstan.

La tutela del quadro di cooperazione economica ha di certo incentivato i due Paesi ad approfondire la dimensione securitaria della propria relazione. Dal punto di vista di Pechino, il Kazakhstan occupa una posizione geografica che lo rende una zona chiave sia all’interno del progetto di connettività regionale promosso attraverso la Silk Road Economic Belt (tratto terrestre dell’iniziativa Belt and Road), sia all’interno della rete di rifornimento energetico sviluppata dalla Cina in Asia Centrale. Il Kazakhstan costituisce una delle principali fonti di rifornimento di gas naturale per la Cina (in seguito a un accordo siglato nel 2018 le forniture di gas kazakho alla Cina dovrebbero raggiungere il valore di 10 miliardi di metri cubi) e offre inoltre un punto di transito per il passaggio del gas che la Cina importa dal Turkmenistan.

Per il Kazakhstan, Pechino offre un mercato alternativo verso il quale dirigere le proprie esportazioni di gas, il che consente ad Astana di perseguire un obiettivo centrale della propria strategia di sicurezza, ovvero la diversificazione delle proprie relazioni sia commerciali sia politiche.

Il mantenimento della stabilità e delle reti di interscambio regionali non esaurisce le finalità che Cina e Kazakhstan attribuiscono alla propria partnership. Quest’ultima si rivela funzionale anche al processo di ridefinizione degli equilibri politici centro-asiatici intrapreso, pur con intensità differente, da Pechino e da Astana rispetto alla Russia. Nel caso di Pechino, l’intensificarsi delle iniziative in ambito securitario con Astana non è un fenomeno isolato ma si colloca all’interno di un processo più ampio attraverso il quale la Cina sta instaurando una rete di legami militari nell’intero settore centro-asiatico. Ciò è avvenuto sia a livello bilaterale, sia a livello multilaterale come nel caso della coalizione per la lotta al terrorismo instaurata da Pechino nel 2016 insieme a Pakistan, Afghanistan e Tajikistan. Iniziative simili attestano il crescente coinvolgimento della Cina nella gestione della sicurezza centro-asiatica, un ambito tradizionalmente dominato dalla Russia.

Nel caso del Kazakhstan, la partnership securitaria con Pechino assolve un duplice scopo: da un lato consente ad Astana di implementare una politica estera multi-vettore, incentrata sulla costruzione di relazioni con una pluralità di attori regionali e globali. Dall’altro è funzionale a ridurre la dipendenza dalla Russia in ambito militare. L’annessione della Crimea ha reso più urgente tale obiettivo, dal momento che la regione settentrionale kazakha, la quale ospita una consistente minoranza russa, è divenuta oggetto di una narrazione sostenuta da alcuni esponenti del Cremlino che la vorrebbe parte integrante del territorio russo. Il timore di diventare una seconda Crimea si riflette negli indirizzi delineati dalla dottrina militare approvata dal Kazakhstan nel 2017. Il testo fornisce un aggiornamento della politica di sicurezza nazionale e individua negli strumenti della guerra ibrida (categoria nella quale ricade la promozione dall’esterno di movimenti indipendentisti nelle zone di confine) una delle principali minacce all’integrità del Paese.

Sebbene l’intento di controbilanciare la predominanza militare della Russia costituisca una motivazione alla base della cooperazione difensiva sino-kazakha, allo stato attuale essa è ancora in fase di formazione e non condurrà nell’immediato a un brusco riassetto delle relazioni che Pechino e Astana intrattengono con Mosca. Le iniziative di Pechino appaiono orientate in prevalenza a costruire un consenso intorno al radicamento della presenza cinese in Kazakhstan ma non implicano una sfida diretta alla presenza militare della Russia. L’assistenza fornita dalla Cina al Kazakhstan in ambito militare è ancora limitata al supporto tecnico, mentre il trasferimento di assetti militari (cfr. figura 1) è minimo.

Recipient/

Supplier (S)

ordered

No. Designation

Weapon

description

Year(s)

of order

Year of

delivery

Number

Kazakhstan

S: China

2

Wing Loong-1

UAV/UCAV

2015

2016

2

Figura 1. Il trasferimento di armamenti dalla Cina al Kazakhstan nel periodo 2007-2017. Elaborazione dati SIPRI

Sotto questo profilo, il punto di riferimento per il Kazakhstan rimane la Russia, con la quale Astana condivide un elevato livello di integrazione militare sia in virtù dei legami bilaterali, sia in virtù della comune appartenenza al dispositivo di sicurezza rappresentato dall’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO). La Russia rimane inoltre il principale rifornitore di assetti militari per Astana, come attestato dal valore dell’export di armi tra i due Paesi, che nel 2017 ho visto il Kazakhstan acquistare armamenti pesanti dalla Russia per un valore di 163 milioni di dollari.

Rispetto alla partnership con la Cina, ancora influenzata da una diffusa sino-fobia presso la società kazakha, la collaborazione difensiva russo-kazakha è agevolata da una maggiore affinità culturale nonché da una maggiore somiglianza tra le rispettive culture strategiche e un maggior livello di interoperabilità delle proprie forze armate, caratteristiche ereditate dell’epoca sovietica.

In conclusione, è possibile affermare che a partire dai primi Anni Duemila lo sviluppo della collaborazione in materia difensiva ha contrassegnato l’evolvere della relazione sino-kazakha. Ad oggi, tuttavia, la partnership ha dato i suoi frutti soprattutto nell’ambito della gestione dei confini e nella lotta al terrorismo e al narcotraffico. La cooperazione securitaria risulta perciò più approfondita rispetto alla cooperazione militare tradizionale, un settore nel quale il Kazakhstan mantiene ancora rapporti di dipendenza dalla Russia.

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