Ai fondamenti della deterrenza europea: un'analisi capacitiva circostanziata
Difesa e Sicurezza

Ai fondamenti della deterrenza europea: un'analisi capacitiva circostanziata

Di Emmanuele Panero, Daniele Ferraguti e Filippo Massacesi
18.12.2025

La guerra di aggressione condotta dalla Federazione Russa contro l’Ucraina a partire dal 24 Febbraio 2022 ha plasticamente riattualizzato la possibilità di un conflitto convenzionale su vasta scala e ad alta intensità sul suolo europeo. La massa di mezzi, materiali e sistemi d’arma dispiegati, impiegati e persi dai due belligeranti, il volume di munizionamento di ogni tipologia, calibro e gittata speso, nonché l’enorme tasso di attrito, umano e materiale, sopportato da ambedue gli schieramenti e combinato con l’apocalittico grado di distruzione generato da quasi quattro anni di ostilità, hanno manifestato oltre ogni ragionevole dubbio l’importanza fondamentale di un adeguato strumento militare di deterrenza e difesa per i Paesi europei. L’invasione russa e il violento protrarsi dei combattimenti appena al di là del fianco orientale dell’Alleanza Atlantica, insieme con quella che appare ormai un’articolata campagna ibrida contro i suoi Stati Membri, hanno infatti rimarcato la concretezza della minaccia posta alla sicurezza del Vecchio Continente da un contesto strategico estremamente degradato, permeato da dinamiche competitive e prono all’escalation conflittuale.

In questo quadro, all’approfondita analisi delle lessons identified e learned dal campo di **battaglia **russo-ucraino, funzionali ad aggiornare a livello dottrinale, organizzativo, capacitivo e tecnologico le Forze Armate dei Paesi europei per far fronte ai nuovi potenziali scenari operativi e soprattutto al ritorno del warfighting convenzionale ad alta intensità, si è positivamente affiancata una significativa rivalutazione della cruciale importanza abilitante di una base industriale e tecnologica europea (EDTIB – European Defense Technological and Industrial Base) in grado di innovare e produrre rapidamente e in scala. Si tratta di due processi di adattamento intimamente complementari, essenziali per rinnovare un comparto militare-industriale continentale che nel suo insieme è stato dimensionato e orientato per oltre trent’anni, alla pianificazione e condotta di missioni fuori area a bassa intensità, al più contro avversari asimmetrici. Tali processi, tuttavia, in conseguenza di fattori finanziari, industriali, acquisitivi e addestrativi, tendono a richiedere tempistiche dilatate, imponendo nel mentre una valutazione sull’eventuale prontezza di un dispositivo militare europeo a dissuadere e nell’extrema ratio a ritardare, arrestare e respingere atti ostili limitati nel tempo e nello spazio da parte di un peer competitor.

La mobilitazione industriale verso un’economia di guerra implementata dalla Federazione Russa per sostenere lo sforzo bellico in Ucraina presenta infatti tutti i presupposti affinché Mosca possa ricostituire in un periodo compreso tra i tre e i cinque anni un potenziale di combattimento (combat power), rafforzato dal significativo ritorno di esperienza generato da quattro anni di ostilità, idoneo a sostenere locali attività offensive contro obiettivi circoscritti entro quella che il Cremlino percepisce come la propria periferia strategica occidentale. Una possibilità che, se coordinata con la reiterata disponibilità russa a minare e testare la risolutezza euro-atlantica mediante misure attive, inclusive di misinformazione, disinformazione, attacchi cibernetici, sorvoli sospetti di infrastrutture critiche, sabotaggi e violazioni palesi dello spazio aereo alleato, appare tutt’altro che marginale. In questo scenario, l’esplicita revisione, da tempo in atto, della postura strategica statunitense, prioritariamente rivolta verso il quadrante dell’Indo-Pacifico e la sicurezza di prossimità dello stesso continente americano, rende il segmento europeo della deterrenza atlantica ancora più rilevante.

L’eventualità di un confronto militare con un peer competitor implica tuttavia requisiti capacitivi idonei a disarticolare e degradare le principali componenti del combat power avversario complessivo. Parimenti, la negazione e l’interdizione delle capacità nemiche, soprattutto nelle prime fasi, risulterebbe vitale per la condotta delle successive fasi delle operazioni. Nel caso specifico dei Paesi europei della NATO, la minaccia di prossimità territoriale più concreta e plausibile alla sicurezza integrata è contraddistinta da un attore in grado di proiettare capacità militari fortemente incentrate sull’impiego preponderante del dispositivo terrestre. In virtù di ciò, si assume che l’avversario sia dotato di una soverchiante superiorità di tipo quantitativo in quest’ultimo, a fronte della quale la risposta si articolerebbe, sotto un profilo dottrinale, coerentemente con i dettami dell’Air Land Battle e con le sue evoluzioni successive, caratterizzate dalla centralità tattica attribuita al dominio aereo. Secondo tale approccio, le migliori possibilità di vittoria risiedono infatti in un eventuale ripristino della superiorità aerea, abilitante alla negazione operativa dell’avversario (A2/AD – Anti-Access/Area Denial), e nel successivo sfruttamento del vantaggio conseguito per effettuare bersagliamenti a lungo raggio nella profondità del territorio nemico, neutralizzando gli obiettivi di primario valore strategico-operativo (HVT – High Value Target).

Una realistica analisi dei requisiti capacitivi, secondo i paradigmi dottrinali vigenti, nel caso di un eventuale ingaggio aeroterrestre contro un peer competitor e il raffronto il più possibile informato di questi con il combat power, in termini qualitativi e quantitativi, delle Forze Armate europee attualmente dispiegabile presenta dunque il potenziale di delineare settori deficitari o di eccessiva dipendenza dallo strumento militare statunitense. Questo proprio al fine di individuare ritardi meritevoli di essere affrontati con priorità nel processo di aggiornamento e rafforzamento delle capacità di deterrenza e difesa europee. Perseguendo tale intento, il presente Focus Report si concentra in particolare proprio sull’insieme di quelle idonee ad abilitare e imporre uno scontro impari all’avversario, permettendo di disarticolarlo e degradarlo prima della manovra a contatto, nonché modellando il campo di battaglia a favore delle proprie forze.

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