L'Attrito del Terreno: lessons learned dall’Ucraina
Difesa e Sicurezza

L'Attrito del Terreno: lessons learned dall’Ucraina

Di Emmanuele Panero
19.12.2023

Il conflitto tra Federazione Russa ed Ucraina, ormai prossimo a raggiungere i 700 giorni di ostilità attive, ha plasticamente sancito il riemergere del warfighting convenzionale ad alta intensità nel XXI secolo . La convergenza tra masse meccanizzate impegnate su ampi fronti e nuove tecnologie si è infatti realizzata sui campi di battaglia della steppa ucraina, dimostrando come dottrine e capacità militari talvolta ritenute superate mantengano, in una nuova prospettiva, una significativa centralità nella pianificazione, preparazione e condotta delle operazioni. In quest’ottica, una delle componenti più rilevanti, soprattutto alla luce delle dinamiche che hanno afflitto la controffensiva ucraina dei mesi scorsi, è relativa all’attrito fisico del terreno ed a come lo stesso possa essere superato oppure sfruttato per supportare ed abilitare la manovra a livello maggiori unità.

Le diverse specialità del genio (combat engineers) sono infatti state decisive nel supportare le operazioni offensive e difensive di entrambi gli schieramenti fin dalle prime fasi del conflitto ed in modo crescente con il consolidarsi di una guerra di attrito. L’analisi del ruolo che pionieri, pontieri, ferrovieri e guastatori hanno ricoperto e ricoprono nel teatro ucraino, al netto dei diversi modelli organizzativi che caratterizzano le Forze Armate di Mosca e di Kiev, e queste rispetto agli Eserciti dei Paesi dell’Alleanza Atlantica, consente infatti di definire le esigenze capacitive dettate da forme di conflitto nuovamente attuali.

Quasi tre decenni di peace-support, crisis-response e counter-insurgency operations in contesti operativi mediamente permissivi, contro avversari asimmetrici ed in condizioni di significativa e costante superiorità, se non supremazia, tecnologica e di fuoco in ogni dominio, hanno da un lato causato un progressivo ridimensionato ed abbandono di alcune competenze tattiche di settore risalenti all’epoca della Guerra Fredda, ma dall’altro hanno promosso lo sviluppo di nuovi expertise. In particolare, i Paesi NATO hanno acquisito significativa esperienza nel contrasto agli ordigni esplosivi improvvisati (IED - Improvised Explosive Device), con l’istituzione di nuclei dedicati, e nella condotta di attività di route clearence, incluso con l’acquisizione di veicoli dedicati quali il sudafricano Husky Vehicle-Mounted Mine Detection (VMMD) e lo statunitense Buffalo Mine Resistant Ambush Protected (MRAP). Il riemergere di forme di conflittualità ad alta intensità, contraddistinte da uno scontro con peer e near-peer competitors, in scenari altamente contestati e scarsamente permissivi rappresenta dunque un rilevante cambio di paradigma. L’adempimento dei compiti di mobilità e contromobilità, tipicamente assegnati al genio militare, in questi contesti implica infatti non solo l’esigenza di un rafforzamento degli organici e la valorizzazione di alcuni assetti capacitivi, ma soprattutto un fondamentale mutamento del ritmo operativo per supportare la manovra combined arms e la prontezza ad agire sotto la minaccia dell’azione di fuoco, diretto o indiretto, dell’avversario. Dal disarticolare la penetrazione delle forze nemiche al predisporre speditivamente fortificazioni e trinceramenti per le proprie truppe, dal permettere il superamento di ostacoli fluviali all’abilitazione delle linee logistiche di aderenza, l’ azione del genio militare si è dimostrata centrale , nei suoi successi o fallimenti, per i risultati tattici ed operativi delle forze in conflitto.

Un primo caso emblematico degli effetti generati dalle unità di combat engineers sull’andamento delle ostilità, in particolare afferente alla specialità pionieri, è constatabile nella strutturata preparazione fisica dell’ambiente operativo da parte delle forze russe lungo la linea di contatto nell’Ucraina orientale, la quale ha rappresentato un ostacolo estremamente rilevante e complesso da superare per le truppe di Kiev. Gli oltre 6.000 Km complessivi di fortificazioni, costituite da articolati trinceramenti, postazioni fisse protette, campi minati, denti di drago e fossati anticarro, realizzate in meno di sei mesi su più livelli progressivi e concentrate soprattutto attorno a terreni chiave (key terrains), verso cui era atteso si orientassero le direttrici della controffensiva ucraina, hanno infatti sensibilmente contribuito a ritardare, rallentare ed in alcuni tratti arrestare l’avanzata delle forze di Kiev. La valorizzazione difensiva del terreno da parte dell’Esercito russo ha impedito all’Ucraina di sfruttare i vantaggi di concentrazione locale delle capacità di combattimento e di parziale superiorità tecnico-tecnologica attentamente ricercati, consentendo invece alle truppe di Mosca di orientare lo scontro verso un combattimento di attrito relativamente statico e funzionale a prolungare le ostilità depauperando le risorse militari ucraine.

Il pervasivo ricorso alla disseminazione di mine, già decisivo nel disarticolare la stessa avanzata russa durante le prime fasi dell’Operazione Militare Speciale, negando la libertà di movimento ai Battalion Tactical Groups di Mosca e spesso incanalandoli verso aree predisposte per imboscate controcarro e per il fuoco di saturazione dell’artiglieria, ha dimostrato nuovamente la sua efficacia contro la manovra di unità meccanizzate. Le forze del Cremlino hanno infatti diffusamente impiegato veicoli dedicati , come l’UMZ-K 8x8 Multipurpose Minelaying Vehicle o il più avanzato ISDM Zemledeliye Minelaying System, per dispiegare campi minati ad alta densità in breve tempo e su ampie superfici di terreno, anche a distanze dai 5 ai 15 Km dalla posizione di schieramento degli stessi. Nel complesso, il ricorso massivo a mine antiuomo ed anticarro ha coinvolto oltre 200.000 Km2 di territorio in Ucraina, con addirittura fino a cinque ordigni esplosivi per ogni metro quadrato interrati in alcune aree negli Oblasts di Donetsk e Zaporizhia. Il superamento dei campi minati ha rappresentato e rappresenta tuttora una sfida significativa per le unità guastatori ucraine, con le tattiche, tecniche e procedure di bonifica sviluppate nel recente passato inidonee in termini sia di eccessivo tempo necessario, sia di vulnerabilità al fuoco avversario. Analogamente, i veicoli per sminamento, con equipaggio o robotizzati, progettati e prodotti nell’ultimo trentennio non presentano caratteristiche adeguate ai nuovi scenari operativi. Velocità estremamente ridotta, elevata rumorosità, limitata corazzatura laterale e posteriore, rendono mezzi come il tedesco Wisent 1 Mine Clearing Tank o il croato MV-10 Bison, spesso bersagli prioritari, nonché di facile individuazione e neutralizzazione per il nemico, la cui distruzione può arrestare l’avanzata di intere colonne di assetti. Al contrario, piattaforme per il lancio di cariche esplosive lineari, quali gli statunitensi M58 Mine Clearing Line Charge (MICLIC) e l’M1150 Assault Breacher Vehicle, entrambi inclusi nell’assistenza militare a Kiev, si sono dimostrati piuttosto efficaci nell’abilitare la penetrazione delle componenti corazzate, grazie alla rapidità con cui possono creare corridoi lunghi fino a 150 metri e larghi al massimo una decina all’interno di un campo minato avversario.

Un ulteriore ostacolo naturale, dimostratosi particolarmente problematico per la condotta delle operazioni di entrambi gli schieramenti, è costituito dai circa 23.000 corsi d’acqua , per una lunghezza complessiva di 180.000 Km, che attraversano l’Ucraina, inclusi 117 fiumi il cui percorso supera i 100 Km. La carenza di mezzi gittaponte ha infatti sensibilmente ostacolato l’invasione russa del Febbraio 2022 ed una generale rarità di questi assetti negli ordini di battaglia di ambedue i Paesi ha spesso complicato la manovra delle unità. Dall’inizio dell’Operazione Militare Speciale fino a Giugno 2023 oltre 346 ponti sono stati distrutti, molti fin dalle prime fasi del conflitto. Assetti come lo statunitense M60 Armored Vehicle Launched Bridge (AVLB) o il tedesco Biber Armoured Bridge-Laying Vehicle, forniti all’Ucraina dai Paesi del Gruppo di Contatto, congiunti con la competenza del personale di unità di genio pontieri, appaiono dunque fondamentali per abilitare il superamento di ostacoli fluviali e garantire fluidità alla manovra.

Infine, la dipendenza sostanziale delle forze di Kiev e Mosca dalle rispettive reti ferroviarie per approvvigionare i propri dispositivi militari permette di osservare come le capacità espresse da aliquote dedicate alla manutenzione e gestione d’emergenza in condizioni di combattimento delle strade ferrate rimangano del tutto attuali. La riparazione speditiva di linee e binari, nonché il prolungamento delle stesse fino alle aree più prossime al fronte è infatti una priorità costante dei Comandi russi ed ucraini per garantire una logistica di aderenza sufficiente.

L’analisi delle lessons learned per la componente genio militare provenienti dal conflitto in Ucraina sottolinea pertanto come una revisione organica e capacitiva del segmento , coordinata con una valorizzazione delle competenze esistenti, appaia opportuna per tutti gli Eserciti che intendano prepararsi adeguatamente a scenari operativi di warfighting ad alta intensità, per non sottostimare gli effetti dell’attrito del terreno e l’importanza di mobilità e contromobilità.

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