La crisi tra Thailandia e Cambogia: i possibili sviluppi
Asia e Pacifico

La crisi tra Thailandia e Cambogia: i possibili sviluppi

Di Elisa Querini
25.07.2025

Il 24 luglio sono scoppiati scontri armati tra Thailandia e Cambogia in sei aree di confine tra i due Paesi, lungo una frontiera la cui sovranità è oggetto di contesa sin dai primi anni del Novecento. Il confronto militare s’inserisce in un contesto di crescente innalzamento delle tensioni bilaterali, seguito alla morte di un soldato cambogiano lo scorso maggio, causata da un breve scontro tra truppe thailandesi e cambogiane.

Al momento, Bangkok e Phnom Penh si accusano reciprocamente di aver dato inizio alle ostilità. Secondo le ricostruzioni proposte dai thailandesi, la mattina del 24 luglio le Forze Armate di Bangkok avrebbero dispiegato velivoli F-16 contro target militari, in risposta al fuoco d’artiglieria cambogiano. Dal canto suo, la Cambogia ha contestato tale versione, affermando di aver agito per legittima difesa in risposta a un’incursione di truppe thailandesi all’interno del proprio territorio. In aggiunta, la Thailandia avrebbe accusato la controparte di aver piazzato nuove mine antiuomo lungo l’area contesa, accusa negata dalla Cambogia, che ha attribuito la presenza delle mine a conflitti precedenti.

Sebbene un allargamento del conflitto non sia da escludere, un’escalation delle ostilità verso un conflitto convenzionale su vasta scala non appare probabile. Tuttavia, potrebbero servire alcuni giorni prima di registrare un raffreddamento delle tensioni. Al momento, infatti, i combattimenti non sembrano essersi estesi ad altre aree del lungo confine che divide i Paesi, ma proseguono, con il numero di civili evacuati in costante aumento. Per quanto riguarda la Cambogia, vi sono due fattori principali che lasciano intendere una volontà di de-escalation. Dal punto di vista militare, il Paese del Primo Ministro Hun Manet soffre di una posizione d’inferiorità, non solo in termini di personale attivo, ma anche di sviluppo tecnologico e modernità di mezzi. Inoltre, la Cambogia registra un alto numero di cittadini residenti in Thailandia, le cui rimesse sono un’importante risorsa economica, arrivando a rappresentare circa il 6,1% del PIL del Paese nel 2024.

Per quanto riguarda la Thailandia, pur se in posizione di superiorità militare, il Paese deve fare i conti con pressioni interne ed esterne che sembrano suggerire altre priorità. Tra la fine di giugno e l’inizio di luglio, la Corte Costituzionale ha sospeso la Prima Ministra thailandese, Paetongtarn Shinawatra, a seguito della diffusione di una telefonata con l’ex leader cambogiano Hun Sen. Entrambi gli Stati, inoltre, devono anche fare i conti con l’imminente scadenza del 1° agosto, data in cui dovrebbero entrare in vigore i dazi annunciati dall’Amministrazione Trump, pari al 36% per entrambi i Paesi.

In aggiunta, né gli Stati Uniti, partner strategico di Bangkok, né la Cina, alleato di Phnom Penh, sembrano essere interessati ad assistere a un’escalation nell’area. Tuttavia, Pechino è il principale partner commerciale di entrambi ed è presente nell’area con significativi investimenti nel settore delle infrastrutture. Non si esclude, quindi, che il Governo cinese cerchi di sfruttare questa occasione per ritagliarsi un ulteriore spazio politico e diplomatico nella regione, in un momento in cui l’Amministrazione di Washington fatica a seguire la partita dell’Indo-Pacifico.

In linea con questa analisi, il Primo Ministro cambogiano ha espresso il suo supporto per la proposta malesiana di un cessate il fuoco. Dall’altro lato, dopo un iniziale rifiuto da parte di Bangkok di qualsiasi mediazione da parte di attori terzi, pare che il Governo thailandese si sia aperto alla possibilità d’impiegare canali diplomatici, tra cui quelli con la Malesia. La postura thailandese sembrava fino ad ora essere quella più rigida, a seguito anche delle dichiarazioni del Primo Ministro ad interim thailandese, Phumtham Wechayachai, sull’impossibilità di organizzare negoziati, prima di una cessazione del conflitto.

In conclusione, sebbene le tensioni restino elevate e le dichiarazioni in continua evoluzione, i primi messaggi di distensione sono già stati lanciati e si potrebbe assistere a un termine degli scontri nei prossimi giorni. Tuttavia, anche se si dovesse raggiungere un cessate il fuoco nel breve periodo, la contesa di fondo sulla sovranità rimarrebbe irrisolta, rischiando di ripresentare ulteriori scontri e ostilità nel medio termine.

Articoli simili