La Bank of Japan rialza i tassi d’interesse: quali implicazioni per l’economia giapponese
Asia e Pacifico

La Bank of Japan rialza i tassi d’interesse: quali implicazioni per l’economia giapponese

Di Vanni Filloramo
20.03.2024

Il 19 marzo 2024, la Bank of Japan (BoJ) ha rialzato i tassi d’interesse per la prima volta dal 2007, terminando in questo modo 17 anni di politica monetaria super-espansiva. Alla luce di ciò, i tassi sono passati da una soglia negativa dello 0.1% a una positiva dello 0.1%. L’indice indicante l’inflazione core (svestito dei prezzi del cibo fresco) si attesta attualmente al 2%, equivalente alla soglia ottimale perseguita dalla BoJ. In virtù di ciò, la BoJ ha finalmente considerato esauste le spinte deflazionistiche che hanno condizionato la crescita economica del Paese nel corso degli ultimi decenni.

Tra le motivazioni che hanno spinto verso l’alto i prezzi figurano la debolezza dello yen sul mercato valutario, che rende per il Paese le importazioni maggiormente costose, e un incremento globale nei costi dell’energia. Tuttavia, il potere di spesa dei nuclei famigliari ha fatto fatica a tenere il passo della crescita dei prezzi, condizionando in questo modo negativamente l’output produttivo industriale e conducendo sul finire del 2023 il Paese alla recessione.

L’iniziativa storica della BoJ è giunta in concomitanza delle negoziazioni annuali per l’aumento degli stipendi (shunto), condotte questa settimana dai sindacati nazionali. Da parte delle grandi compagnie (ANA Holdings, Nippon Steel, Honda, Toyota) sono attesi aumenti anche fino al 4%, segnando un leggero rialzo rispetto al 3.6% attestato lo scorso anno. Nel Paese, il potere di spesa reale è aumentato solo parzialmente tra il 2000 e il 2022, dunque i recenti aumenti rappresentano per molte famiglie giapponesi una boccata d’aria fresca per la quale è lecito attendersi un corrispettivo aumento nei trend di consumo. Tuttavia, allo stesso tempo, è doveroso segnalare come le trade union sembrano aver mancato risultati similari anche per quanto concerne i dipendenti di piccole e medie imprese, equivalenti al 70% dell’offerta nel mercato del lavoro nazionale.

Se, infatti, sarebbero attesi da parte della BoJ ulteriori rialzi nei tassi d’interesse nel medio periodo – nell’ottica ideale di raggiungere il 2% – resta difficile prevedere come molte famiglie saranno in grado di gestire prezzi più alti e prestiti più costosi a fronte di un potere di spesa quasi inalterato. A tale proposito, lo stimolo fiscale di 113 miliardi di dollari varato dal Governo lo scorso anno si confermerà fondamentale nel supportare nuclei famigliari a basso reddito e a risollevare il Paese dalla recessione nonostante il rialzo dei tassi d’interessi e le tendenze inflazionistiche emerse nel recente periodo.

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