bombardieri cinesi penetrano nello spazio aereo di Taiwan
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bombardieri cinesi penetrano nello spazio aereo di Taiwan

Di Paolo Crippa
24.01.2021

Lo scorso 23 gennaio il Ministero della Difesa di Taiwan ha reso noto che una formazione di aerei militari cinese è penetrata all’interno del suo spazio aereo, violando difatto la Air Defence Identification Zone (AIDZ) taiwanese. Le incursioni dell’Aeronautica cinese (PLAAF) su Taiwan non sono certo rare, né tantomeno costituiscono un elemento di forte preoccupazione. Tuttavia, analizzando la composizione del gruppo di volo cinese che ha compiuto quest’ultimo sorvolo, si possono riscontrare importanti novità, in grado di fornire preziose indicazioni circa le mire della Repubblica Popolare su Taiwan e, più in generale, sull’evoluzione della postura cinese nei confronti dei suoi principali competitor regionali e globali, non ultimi gli Stati Uniti.

Sinora, infatti, le intrusioni compiute da Pechino sono state quasi sempre condotte per mezzo di singoli aeromobili, fossero essi aerei da caccia, bombardieri, pattugliatori marittimi o velivoli per attività ISR. Nonostante in tutti i casi si trattasse di atti provocatori, volti a ricordare ai cittadini taiwanesi la costante attenzione di Pechino nei confronti dell’isola, questi rientravano all’interno di una routine ormai consolidata. In questo caso, invece, a sorvolare Taiwan è stata una doppia formazione d’attacco, composta da un aereo anti-som Y-8 e ben otto bombardieri H-6K, potenzialmente in grado di lanciare ordigni nucleari, scortati da quattro caccia J-16. Taiwan ha risposto all’intrusione attivando il proprio protocollo di difesa aerea, illuminando con i propri radar di tiro i velivoli ostili e facendo decollare i propri caccia intercettori, per scortare la formazione cinese fuori dallo spazio aereo nazionale.

Sebbene la Cina continui da anni ad utilizzare la propria aeronautica in esercizi di ‘muscle stretching’ in tutta l’area costiera e del Mar Cinese Meridionale nei confronti dei principali competitor regionali, è la prima volta che si registra l’impiego di una formazione d’attacco così composita, parimenti impiegabile in un ipotetico scenario di conflitto. Il messaggio politico che ne deriva è dunque ben diverso e ben più assertivo rispetto al passato. Per decifrarlo occorre prendere in esame il timing con il quale si è svolta tale operazione. L’evento si è verificato infatti a soli tre giorni dall’insediamento del Presidente Biden, per ribadire al nuovo inquilino della Casa Bianca la determinazione e l’instransigenza della Repubblica Popolare nella difesa di determinati interessi strategici non negoziabili, non ultima l’opposizione a qualsiasi tentativo di indipendenza da parte di Taiwan, ritenuta a tutti gli effetti territorio cinese. Contestualmente, il sorvolo, che annoverava tra gli obiettivi certamente anche quello di testare i tempi di reazione della difesa aerea taiwanese, giunge in concomitanza con l’ingresso del Battle Group della USS Theodore Roosevelt nelle acque del Mar Cinese Meridionale, impegnata in una missione per garantire la libertà di navigazione nell’area. Non è un caso, infatti, che la scelta del bombardiere sia ricaduta proprio sul modello H-6K, in grado, tra le altre cose, di lanciare i missili antinave YJ-12, studiati appositamente per obiettivi non dissimili dalla portaerei americana in questione.

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