Inizia il referendum nelle regioni ucraine occupate
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Inizia il referendum nelle regioni ucraine occupate

23.09.2022

Venerdì 23 settembre è iniziato il referendum volto ad annettere alla Russia quattro regioni occupate dell’Ucraina - Luhansk, Donetsk, Kherson, Zaporizhzhia.

Le conseguenze, i rischi e le incertezze che questo referendum va ad aprire sono molteplici. Gli esperti del CeSI spiegano le variabili in gioco e i possibili risultati da tenere d’occhio:

Francesca Manenti, Direttore: La scelta di indire i referendum rischia di alienare il supporto della Cina alla Russia, in quanto mina il principio del rispetto dell’integrità territoriale tanto caro a Pechino. Già al vertice SCO è emerso come la Cina ne abbia abbastanza del conflitto e degli effetti collaterali che produce a livello globale, politici ed economici. Ora la posizione cinese potrebbe diventare più rigida.

Marco Di Liddo, Respondabile Analisti: I referendum russi nei territori ucraini occupati di Kherson, Lugansk, Donetsk e Zaporizhzhia mostrano concrete problematiche di legittimità e trasparenza. Il loro esito difficilmente sarà riconosciuto tanto dagli avversari quanto dagli alleati più influenti della Russia, come già accaduto nel caso dell’annessione della Crimea nel 2014. La questione più importante riguarda i cambiamenti che introducono a livello militare. Una volta ratificati, i referendum trasformeranno i territori occupati in territorio metropolitano russo, il che autorizzerà Mosca a intraprendere misure di risposta politica e militare molto più muscolari in caso di attacco. Tra queste, in determinate e precise condizioni, compare anche l’arma atomica tattica. Si tratta di una mossa aggressiva ma conservativa. Dopo oltre 200 giorni di guerra, il Cremlino non ha ancora ottenuto i risultati sperati e, dunque, si trova costretto a mostrare ad un fronte interno sempre più irrequieto qualche successo concreto. Inoltre, con la minaccia dell’ombrello nucleare, Mosca cerca di inibire i tentativi di riconquista da parte delle Forze Armate ucraine.

Pierluigi Barberini, Analista responsabile del desk Difesa e Sicurezza: Il recente discorso di Putin ha riportato alla ribalta la possibilità che la Russia utilizzi un ordigno nucleare tattico nel corso del conflitto in Ucraina. Per armamento nucleare tattico si intende un ordigno nucleare la cui potenza è solitamente nell’ordine dei kilotoni (dunque meno potente degli armamenti nucleari strategici), pensato per essere utilizzato sul campo di battaglia, contro forze convenzionali. Si stima che la Russia possieda circa 1.800/2.000 testate nucleari tattiche nel proprio arsenale. Un eventuale impiego di tale ordigno in Ucraina da parte di Mosca sarebbe probabilmente mirato a contrastare la supremazia convenzionale delle forze ucraine, inviando parallelamente un messaggio di estrema risolutezza a Kiev e ai suoi alleati occidentali, cercando però allo stesso tempo di non oltrepassare la soglia che porterebbe ad un conflitto nucleare su scala globale, le cui conseguenze sarebbero apocalittiche.

Tiziano Marino, Analista responsabile del desk Asia e Pacifico: La decisione di Mosca di organizzare referendum nelle aree ucraine occupate non piace all’India, da sempre sostenitrice del principio di integrità territoriale sancito dall’ONU. In particolare, la mossa del Cremlino complica il già delicato esercizio di equilibrismo intrapreso da Modi, che ha posizionato il Paese a metà strada tra Russia e blocco euro-atlantico, e potrebbe produrre effetti negativi sul partenariato strategico indo-russo.

Per organizzare un’intervista con gli esperti, scrivere all’indirizzo [email protected].

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