Un nuovo golpe militare in Burkina Faso
Africa

Un nuovo golpe militare in Burkina Faso

Di Davide Fortin
05.10.2022

Tra il 30 settembre ed il 2 ottobre scorsi, alcuni ufficiali delle Forze Armate hanno effettuato un colpo di Stato, instaurando una nuova giunta militare a danni della precedente, guidata dal colonnello Paul Damiba. Quest’ultimo aveva assunto il potere circa 8 mesi fa con un golpe ai danni del governo del Presidente Roch Kaborè. A condurre la nuova insurrezione militare è stato l’oscuro capitano Ibrahim Traorè, noto per la sua lunga esperienza nella lotta al terrorismo jihadista nel nord del Paese. Damiba non ha opposto resistenza al colpo di Stato, a testimonianza dello scarso supporto che aveva negli ambienti militari nazionali, e si è ritirato dopo aver ricevuto rassicurazioni e garanzie sulla propria immunità e sul rispetto degli impegni internazionali presi nell’ottica della transizione democratica del Paese.

I golpisti hanno giustificato l’azione a fronte degli scarsi risultati del governo di Damiba nel contrasto alle organizzazioni terroriste attive nel nord del Burkina Faso, soprattutto nella cosiddetta area del triplo confine con Mali e Niger, dove operano gruppi quali Ansarul Islam, lo Stato Islamico nel Grande Sahara (IS-GS), al-Murabitun, e il Gruppo di Sostegno all’Islam e ai Musulmani (GSIM).

Tuttavia, al di là delle motivazioni di ordine securitario, il golpe di Traorè evidenzia la conflittualità interna al fronte militare burkinabè e la competizione tra diverse fazioni per il controllo delle risorse nazionali, a cominciare dalle miniere di oro (il Burkina è il secondo produttore africano e il 12° globale). La maggior parte delle attività estrattive avviene in maniera artigianale, il controllo dei siti è conteso tra forze governative, organizzazioni terroristiche e bande criminali e, infine, la scarsa trasparenza del comparto minerario alimenta il circolo vizioso della corruzione e delle acquisizioni indebite da parte degli ufficiali governativi. Dunque, non è da escludere che, nelle intenzioni di Traorè, ci fosse il desiderio di imprimere una svolta alla lotta al terrorismo per ripristinare il controllo del territorio, la gestione diretta dei siti minerari e porre una seria ipoteca sulla gestione del commercio di oro.

Inoltre, a destare particolari preoccupazioni è stata la presenza di molte bandiere russe tra la folla manifestante a favore del colpo di Stato. Infatti, negli ultimi anni, il Cremlino ha incrementato la propria attività di influenza nel Sahel sfruttando il sentimento antioccidentale della popolazione e delle classi dirigenti ed offrendo pacchetti di cooperazione economica e militare molto vantaggiosi per le élite di potere. Tra gli obbiettivi di Mosca ci sono la necessità di aumentare il proprio supporto internazionale, cementare il fronte antioccidentale ed espandere la propria presenza economica in aree ricche di materie prime.

Quello in Burkina Faso è solo l’ultimo di sei colpi di Stato avvenuti negli ultimi due anni nei Paesi dell’area saheliana occidentale (due in Mali tra il 2020 and 2022, uno in Chad e in Niger nel 2022 e i due in Burkina Faso), ad evidenza dell’estrema fragilità istituzionale e del pericoloso recesso democratico in atto nella regione.

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