Strage in una scuola russa, il Cremlino parla di neonazi
Terrorismo e Radicalizzazione

Strage in una scuola russa, il Cremlino parla di neonazi

Di Giulio Valenti
29.09.2022

Lunedì 26 settembre, in Russia, un attentatore ha aperto il fuoco nella scuola No 88 di Izhevsk, uccidendo 17 persone, tra cui 11 bambini, e ferendone altre 24. L’autore dell’attacco è Artem Kazanstev, di 34 anni, in passato studente presso lo stesso istituto. Suicidatosi dopo l’attentato, è riportato indossasse abiti neri, un passamontagna, ed una maglietta raffigurante una svastica rossa. Il Comitato Investigativo russo sospetta l’esistenza di legami tra l’attentatore e l’ambiente neonazi. La stessa matrice ideologica viene imputata dal Cremlino, che tramite il portavoce Dmitry Peskov ha descritto l’atto come terroristico, perpetuato da una persona che avrebbe legami con gruppi o organizzazioni neo-fascisti. Di interesse è la presenza di scritte sui caricatori delle due pistole riportanti la parola “odio”, e, come riportato da Washington Post e Mirror, di appendici alle armi con incisi i nomi “Dylan”, “Eric” e “Columbine”, riferimento diretto al massacro compiuto da Eric Harris e Dylan Klebold nel 1999 nella Columbine High School.

La citazione evoca così la cultura delle stragi scolastiche ad opera di ex studenti, un fenomeno conosciuto anche nella stessa Russia, che ha assistito, negli ultimi anni, ad altre sparatorie simili. A maggio dello scorso anno infatti un ex alunno ha mietuto 9 vittime in una scuola a Kazan, seguito, nel settembre 2021, da una seconda strage nell’Università di Perm. Questi due eventi hanno portato a una maggiore regolamentazione nella concessione di armi, e all’identificazione, da parte dei servizi di sicurezza russi, di un fantomatico gruppo terroristico chiamato “Movimento Columbine”. Sebbene quindi l’esistenza di questo gruppo sia da dimostrare, la somiglianza del recente attacco in Russia con quelli perpetrati da suprematisti in altre aree spinge ad ipotizzare una reale penetrazione dell’universo d’estrema destra anche nel contesto russo. Un esempio è la strage di Christchurch, nella quale l’attentatore scrisse sulle proprie armi il nome di vari suprematisti bianchi, tra cui l’italiano Luca Traini, estremista di destra autore, nel 2018, di una tentata strage a sfondo razziale. Allo stesso modo, Payton Gendron, autore della strage di Buffalo a maggio di quest’anno, oltre ad indossare un simbolo nazista, presentava, sul proprio equipaggiamento, alcuni dei nomi già citati a Christchurch.

Se l’appartenenza di Kazanstev ad ambienti neonazi fosse confermata, sarebbe interessante porre il suo attentato a sistema con gli altri, legati ai suprematisti e alle reti dell’estrema destra, perpetrati in altri Paesi. In questo senso, l’attentato di lunedì 26 settembre suggerirebbe che anche l’estrema destra russa osserva ciò che accade all’estero, ne assorbe la narrativa e la simbologia, e si inserisce in una precisa tendenza globale.

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