L’impiego di mine terrestri: una panoramica tra lessons learned e scenari futuri
Difesa e Sicurezza

L’impiego di mine terrestri: una panoramica tra lessons learned e scenari futuri

Di Daniele Ferraguti e Francesco Bellato
30.06.2025

Alla luce dei conflitti recenti, l’impiego di munizionamento minante ha riacquisito centralità operativa all’interno delle moderne dottrine di mobility denial e counter mobility warfare. In contesti convenzionali di warfighting ad alta intensità, infatti, l’evoluzione tecnologica ed operativa ha incrementato significativamente l’efficacia e la versatilità delle tecniche di minamento, come osservato dal massivo ricorso che ne è stato fatto nel contesto della guerra russo-ucraina. I progressi capacitivi, uniti alla necessità di consolidare linee difensive mobili in ambienti saturi di mezzi e materiali, hanno favorito la proliferazione di queste munizioni, abilitanti a negare o rallentare la manovra di forze nemiche più corpose o strutturate. Le lessons learned provenienti dal suolo ucraino, ad esempio, dimostrano come la combinazione sincronica tra l’impiego di mine, artiglieria, droni ed assetti per intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR – Intelligence, Surveillance and Reconnaissance) abbia prodotto ambienti operativi altamente letali, capaci di inibire o disarticolare operazioni avversarie su vasta scala. Analogamente, tale tendenza si è delineata anche in scenari di combattimento diversi, per natura e tattiche utilizzate, come il Nagorno-Karabakh, la regione del Sahel e lo Yemen. Tali esempi, infatti, hanno enfatizzato la rilevanza dell’impiego di mine terrestri come strumento di guerra asimmetrica, in cui anche milizie, gruppi armati ed attori non statuali hanno posto delle importanti criticità in relazione alla capacità di generare effetti sul terreno pur mantenendo una marginale esposizione. La rinnovata centralità del minamento è dunque alla base di una significativa evoluzione dottrinale e capacitiva trasversale per quanto attiene sia l’impiego sia il contrasto in combattimento.

La dottrina statunitense concernente l’impiego delle mine ha propeso negli ultimi decenni verso il mantenimento di un vasto arsenale di mine anticarro (AT – Anti Tank) parallelo ad una sensibile riduzione nel munizionamento antipersona (AP – Anti Personnel), in linea con i processi evolutivi e normativi che hanno orientato la regolamentazione di questi ultimi specifici assetti. Gli Stati Uniti hanno inoltre sviluppato sistemi di minamento remoto intelligenti, in grado di implementare complesse reti di sensori e impiegare mine auto-disattivanti, al fine di operare una saturazione del campo di battaglia di precisione, riducendo i possibili danni collaterali. In questo contesto, si collocano i più recenti sviluppi nel campo del minamento remoto intelligente, volto a garantire saturazione rapida e selettiva del terreno, mitigandone gli effetti collaterali. Nello specifico, tra i sistemi più performanti vi è il Volcano Scatterable Mine System, progettato per creare un campo minato in tempi estremamente ridotti, mediante il rilascio di canister contenenti mine AT e, in misura minore, AP, con una configurabilità sia su veicoli terrestri che su velivoli ad ala rotante. A tale soluzione si affiancano altri strumenti impiegati per il minamento a distanza, come il sistema d’artiglieria Remote Anti-Armor Mine System (RAAMS), in grado di rilasciare mine anticarro da proietti da 155 mm, complementarmente alla possibilità di integrarli ai proietti Area Denial Artillery Munition (ADAM), dotati di cariche antipersona progettate per ostruire le squadre di sminamento avversarie. Per quanto attiene al segmento dei sistemi portatili, lo US Army utilizza il Modular Pack Mine System (MOPMS), trasportabile ed attivabile a distanza, idoneo alla creazione temporanea di barriere difensive. Per il minamento aviolanciato, invece, viene adottato il sistema GATOR, in grado di dispiegare mine anticarro BLU-91/B ed antipersona BLU-92/B, entrambe a rimozione temporizzata. L’attuale orientamento tecnologico si muove inoltre verso soluzioni intelligenti e controllate, come l’XM204 Common Anti-Vehicle Munition (CAVM), una tipologia di munizione in fase di completo sviluppo, destinata ai futuri plotoni appartenenti al Genio militare dello US Army. Le operazioni di contromisure (MCM – Mine Counter Measures) si basano invece in prevalenza sull’impiego di cariche lineari di sminamento come il Mine Clearing Line Charge (MICLIC), montabili su veicoli specifici o su piattaforme come l’Assault Breacher Vehicle (ABV), tuttora operativo nello US Army, e sull’utilizzo crescente di veicoli robotizzati come l’M160, capaci di bonificare ampie porzioni di terreno senza che vi sia esposizione del personale.

Diversamente, la dottrina sull’impiego delle mine della Federazione Russa, ereditato dall’approccio sovietico, appare essersi consolidata sull’uso massivo di ordigni soprattutto nelle operazioni di counter mobility, dove i campi minati fungono da catalizzanti al fine di circoscrivere l’avversario all’interno di fire sacks, saturati dal fuoco di un Brigade Artillery Group. Tale capacità si impernia sul Mobile Obstacle Detachment, un’unità manovriera del Genio militare che opera congiuntamente con mine e sistemi anticarro di supporto, al fine di degradare e disarticolare lo schieramento attaccante. In termini di assetti, il più recente sistema ruotato Intelligent Submunition Delivery System (SDM) Zemledeliye, utilizzato dalle Forze Armate russe nel contesto della guerra in Ucraina, impiega un totale di 50 razzi da 122 mm, permettendo un minamento di profondità sul territorio circostante, prossimo ad una estensione di 15 chilometri. Le munizioni utilizzate da tale sistema includono un’eterogenea quota di munizioni minanti, come le AT POM-3, e le mine AP PTM-3 e PFM-1S, utilizzate prettamente a scopi difensivi. Congiuntamente a tali sistemi, anche i tradizionali lanciarazzi come il BM-21 Grad da 122 mm ed il BM-27 Uragan da 220 mm possono essere adattati per l’impiego di razzi dotati di sub-munizioni minanti. Queste piattaforme di lancio, dalla già comprovata esperienza sul campo di battaglia, hanno permesso la creazione di corridoi ostativi particolarmente efficaci in grado di disabilitare le controffensive avversarie. Tali tattiche si inseriscono in un quadro integrativo rispetto al concetto di Tactical Reconnaissance and Strike Complex (TRSC), il quale combina assetti aerei a pilotaggio remoto (UAV – Unmanned Aerial Vehicle), radar di controbatteria ed una rete di artiglieria di risposta rapida per generare sorgenti di fuoco sull’avversario non più in grado di esercitare mobilità.

L’approccio della Repubblica Popolare Cinese (RPC) è parallelamente inserito in un ciclo unico di ricognizione, modellamento del terreno e fuoco di sbarramento, in cui la Combined Arms Brigade dispone di una Engineer and Chemical Defence Company nel proprio battaglione di supporto, coadiuvabile da ulteriori brigate ingegneristiche per operazioni di counter mobility su vasta scala. Oltre ai veicoli posamine a dispersione rapida Type 85 dotati di bracci estendibili, il People Liberation Army (PLA) opera prettamente un minamento mediante l’impiego di artiglieria a razzo, come il recente sistema PHL-11 da 122 mm ed i più pesanti PHL-16 da 300 mm e Type 79 da 305 mm, impiegati per lanciare submunizioni minanti su ampie distanze, nella profondità del territorio. Per lo sminamento il PLA dispone di breacher cingolati GSL-133 e GSL-130/131, equipaggiati con carica lineare da circa 100 metri, e schierati simultaneamente al veicolo ruotato GSL-134. D’altra parte, Taiwan ha assunto una strategia speculare di saturazione costiera all’interno della quale i futuri sistemi M136 Volcano verranno montanti su camion M977A4 Oshkosh (in consegna stimata entro il 2026) e potranno disperdere fino a 960 mine anticarro M87A1 con autodistruzione programmabile su vaste lingue di terra lunghe in tempi rapidi, funzionali a saturare gli ambienti litoranei di prossimità terrestre per impedire sbarchi anfibi. Mentre la RPC integra il minamento remoto con fuoco d’artiglieria e capacità di breaching multilivello, l’approccio di Taiwan si focalizza su minamento rapido ed asimmetrico abilitante a negare la creazione di teste di ponte ergibili dal PLA.

Il panorama globale di settore delinea inoltre un crescente ed incrementalmente diversificato utilizzo di UAVs ed UGVs (Unmanned Ground Vehicles) per il minamento, in cui l’aumento della capacità di carico permette di trasportare munizioni più pesanti contestualmente l’espansione del raggio operativo. Parziali, ma rilevanti applicazioni, sono state già condotte dalle Forze Armate russe, mediante l’impiego integrato di piccoli UGVs cingolati dotati di kit di minamento remoto PKM-1 e, parallelamente l’ambizione è quella di aumentare gli standard capacitivi con l’Impulse-KPTM, un UGV con 30 tubi di lancio capace di rilasciare fino a 120 mine AP o AT simultaneamente. Un altro significativo segmento di sviluppo concerne l’implementazione di mine intelligenti, volte alla creazione di campi minati interconnessi in grado di sfruttare la fusione dei dati sensoristici, nonché sistemi di Comando e Controllo (C2 – Command and Control) remotizzati. Parimenti, lo US Army ha focalizzato già da diverso tempo lo sviluppo del Gator Landmine Replacement Program, volto alla completa sostituzione delle mine convenzionali non sensorizzate (dumb mines) con mine intelligenti, e propedeutico all’attivazione di un corroborato processo human-in-the-loop, all’interno del quale l’operatore gestisce la detonazione sulla base dei dati ricevuti.

Nel complesso, è opportuno evidenziare una cruciale disparità in termini di progressi capacitivi tra le tecniche di minamento rispetto alle relative contromisure. Se, infatti, le recenti applicazioni tecnologiche hanno permesso di aumentare l’efficacia e le letalità dei nuovi campi minati, d’altra parte la resilienza dei sistemi disabilitanti gli stessi necessita di misure adattive. Attualmente, le capacità di sminamento maggiormente diffuse impiegate comprendono sistemi come le cariche esplosive lanciate da razzi, rulli per l’attivazione delle mine, lame apripista montate su mezzi corazzati (mine plough) e apparati rotanti. Questi sistemi, benché teoricamente in grado di aprire rapidamente varchi di manovra all’interno di porzioni di terreno minate, hanno mostrato una scarsa survivability in scenari di warfighting, principalmente derivante dalla crescente articolazione del TRSC avversario, il quale massimizza il bersagliamento preventivo di questi mezzi in quanto high value targets. In tale contesto, le lezioni apprese dalla lunga esperienza nel contrasto agli Improvised Explosive Devices (IED), soprattutto in contesti di counter insurgency, offrono soluzioni tecniche già consolidate e parzialmente trasferibili contro peer e near-peer competitors. Elementi come lo scafo a V, sedili sospesi, zone di sfogo per le esplosioni e il rinforzo strutturale della parte inferiore dello scafo aumentano significativamente la sopravvivenza dell’equipaggio. Mezzi come i Mine Resistant Ambush Protected Vehicles (MRAP), impiegati in Iraq ed Afghanistan, hanno dimostrato maggiore resistenza rispetto ai veicoli a pianale basso come gli M113, più vulnerabili all’onda d’urto delle esplosioni provenienti dalla superficie del terreno. Anche nel panorama europeo si è assistito ad un’evoluzione significativa del design, con l’adozione e la progettazione di veicoli generalmente più alti, in grado di ridurre gli effetti provocati dall’esplosione posizionando il telaio lontano dal punto di detonazione. Tuttavia, mentre in scenari counter insurgency gli MRAP assicurano un sufficiente grado di mobilità relativa anche dopo un attacco, nel contesto di una guerra convenzionale ad alta intensità e con un elevato tasso di attrito, la loro utilità appare più limitata. È opportuno, pertanto, sviluppare misure adattive affinché essi non si trasformino in mobility kills vulnerabili al fuoco nemico. Gli sviluppi tecnologici, congiunti alla sofisticazione di tattiche, tecniche e procedure (TTPs – Tactics, Techniques, and Procedures) delinea la necessità di sviluppare una nuova generazione di veicoli corazzati da breaching. Tra le varie realtà industriali attive nel settore, Rheinmetall ha sviluppato il Keiler Next Generation, un ABV basato sullo chassis Kodiak, parte della famiglia Leopard 2. Questo veicolo è dotato di blindatura rinforzata, mine plow, due MICLIC Plofadder capaci di aprire varchi lunghi fino a 250 metri, Magnetic Signature Duplicator per neutralizzare mine di ultima generazione, e sistema fumogeno multispettrale Rapid Obscurant System (ROSY), concepito per la conduzione di operazioni rapide. Parallelamente, gli Stati Uniti sono in fase di sviluppo ed accrescimento di soluzioni come il programma BaDGER (Breaching and Demolition Ground Engineer Robot), focalizzato su UGVs abilitanti alla rilevazione ed alla neutralizzazione autonoma di campi minati. Analogamente, il sistema GOBLN (Ground Obstacle Breaching Lane Neutralizer) impiega UAVs con sensori elettro ottici per individuare ostacoli in modalità remota, abilitando un mortaio operabile a distanza a neutralizzare gli ostacoli rilevati.

L’evoluzione dottrinale, tecnologica e capacitiva ha riconfigurato il minamento terrestre, traslandone gli effetti generati da fattore ostativo statico a moltiplicatore di potenza, in grado di modellare il campo di battaglia. L’integrazione sinergica fra la capacità di dispersione delle piattaforme utilizzate, sistemi di fusione dei sensori e la digitalizzazione delle catene di C2 ha compresso i cicli di posa, ponendo importanti criticità per le inerenti contromisure, ancora vincolate da vulnerabilità strutturali e dall’esposizione a fire sacks multispettrali. Al fine di rispondere a tali processi evolutivi, sarà pivotale la fusione tra le competenze e le esperienze acquisite, in un’ottica di coordinazione ed omologazione anche del comparto industriale, imprescindibile per supportare l’adattamento operativo delle singole Forze Armate nel campo di battaglia del futuro.