Le proteste degli agricoltori in India mettono in difficoltà il governo Modi
Asia e Pacifico

Le proteste degli agricoltori in India mettono in difficoltà il governo Modi

Di Leonardo Palma
28.01.2021

Lo scorso 26 gennaio decine di migliaia di persone hanno occupato le strade di Nuova Delhi per protestare contro il governo di Narendra Modi. L’atto più grave è stato l’ assalto alla Fortezza Rossa (sito Unesco sui cui cancelli fu issata per la prima volta nel 1947 la bandiera nazionale indiana) culminato con l’intervento delle forze dell’ordine per disperdere i manifestanti. Questi disordini non sono un fatto isolato, ma esprimono la degenerazione di un fenomeno di protesta che dura ormai da diversi mesi. Nel settembre 2020 infatti, il governo Modi ha presentato una serie di leggi di riforma del settore agricolo. In poco tempo, proteste da parte degli agricoltori sono montate in tutto il Paese, ma una particolare preminenza hanno avuto i disordini negli stati del Punjab e dell’Haryana. Quest’ultimi, pur rappresentando poco più del 3% delle terre coltivabili, sono responsabili del 50% del surplus nella produzione nazionale di riso e grano.

Gli agricoltori temono che l’approvazione di queste leggi porterà allo smantellamento del Sistema di Distribuzione Pubblica, introdotto negli Anni ’60 in aiuto ai piccoli produttori privati, e favorirà i grandi gruppi privati. I sindacati hanno sottolineato come leggi simili, approvate non più di quindici anni fa, abbiano smantellato il tessuto produttivo e sociale dello stato del Bihara. L’attuale impianto legislativo, che regola i prezzi di mercato e permette l’acquisto del surplus produttivo da parte del governo centrale, fu introdotto per risolvere il problema della cattiva e scarsa alimentazione a fronte di una popolazione perennemente in aumento.

Il governo ha inizialmente ignorato e sottovalutato le proteste, relegandole ad un fatto locale, fino a quando lo scorso novembre decine di migliaia di dimostranti sono giunti nella capitale indiana. Le proteste hanno così assunto carattere nazionale e, fino ad ora, le otto sessioni di negoziati organizzate tra le parti per provare a far rientrare la situazione, si sono rivelate inconcludenti.

E’ probabile che dopo gli eventi degli scorsi giorni Narendra Modi e il suo governo abbiano preso consapevolezza che, qualora le proteste dovessero sfuggire al controllo dei leader sindacali, le dimostrazioni potrebbero sfociare in aperta insurrezione. Il fatto che gli agricoltori abbiano già completato il raccolto significa infatti che fino alla fine della primavera difficilmente la tensione calerà e i sindacati hanno già dichiarato che non parteciperanno al comitato di discussione delle leggi promosso dalla Corte Suprema.

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