La NATO nel Grande Nord: evoluzione strategica e proiezione militare nell’Artico
Difesa e Sicurezza

La NATO nel Grande Nord: evoluzione strategica e proiezione militare nell’Artico

Di Mattia Saitta
13.05.2025

Negli ultimi anni, l’Artico ha assunto una crescente centralità, diventando un’area strategica fondamentale per l’equilibrio euro-atlantico. Il progressivo scioglimento dei ghiacci e l’aumentata accessibilità alle risorse naturali hanno infatti attirato l’interesse di attori regionali e globali, trasformando la regione in un teatro di primaria importanza. In questo contesto, la NATO ha adattato la propria postura e potenziato la cooperazione nordica per garantire stabilità e sicurezza.

I cambiamenti climatici hanno sensibilmente influito a generare i presupposti per questa evoluzione. Secondo i dati del National Snow and Ice Data Center (NSIDC), nel Settembre 2023 si è registrato uno dei livelli minimi di ghiaccio marino, confermando una tendenza che contribuisce all’apertura di nuove rotte marittime, come la Northern Sea Route (NSR), lungo la costa russa, offrendo tempi di transito più rapidi rispetto a quelle tradizionali. Lo scioglimento della calotta polare, combinata con i progressi nelle tecnologie estrattive ha inoltre facilitato l’accesso a significative risorse naturali: secondo le stime dello United States Geological Survey (USGS), la regione potrebbe infatti contenere fino al 13% del petrolio non ancora scoperto e quasi un terzo del gas naturale non sfruttato a livello globale. Questa abbondanza di risorse è alla base di rivendicazioni territoriali sempre più assertive, spesso in contrasto con il diritto internazionale. La carenza di un quadro normativo vincolante aumenta il rischio di incidenti o di escalation, anche accidentali, che potrebbero rapidamente degenerare in crisi più ampie.

Dal punto di vista della sicurezza, l’Artico ha pienamente assunto i tratti di una zona contesa con la Federazione Russa che ha rafforzato la sua presenza militare, riaprendo basi sovietiche, dispiegando nuovi sistemi di difesa aerea ed incrementando frequenza e magnitudo delle esercitazioni artiche delle forze armate. Al contempo, la Repubblica Popolare Cinese ha cercato di posizionarsi come uno Stato quasi-artico, elaborando la propria strategia polare e investendo in infrastrutture dual-use. In questo scenario, la NATO è chiamata a rispondere sia a minacce convenzionali sia a minacce ibride, come sabotaggi, interferenze nell’ambiente elettromagnetico ed attività di disinformazione.

Il Concetto Strategico, adottato dalla NATO a Madrid nel 2022, ha coerentemente individuato l’Artico come un’area da tutelare, sottolineando l’interconnessione tra cambiamento climatico, sicurezza e rilevanza strategica. Il documento richiama l’esigenza di garantire l’accesso sicuro alle linee di comunicazione marittime e di rafforzare la prontezza collettiva di fronte alle attività destabilizzanti della Federazione Russa nel Grande Nord. A livello operativo, la NATO ha incrementato la propria presenza nella regione, attraverso la riattivazione del Joint Force Command Norfolk (JFC Norfolk), con il compito di proteggere le rotte transatlantiche, e del Joint Support and Enabling Command (JSEC) di Ulm, responsabile della logistica e del supporto per il dispiegamento rapido delle forze alleate in Europa. Il Comando Alleato Marittimo (MARCOM) ha inoltre assunto un ruolo sempre più centrale nel coordinamento delle operazioni artiche e nella pianificazione di attività congiunte.

L’intensificarsi della militarizzazione e della competizione per il controllo di risorse e infrastrutture strategiche ha inoltre indotto la NATO a includere l’Artico nella propria architettura di deterrenza e difesa avanzata, superando la precedente percezione della regione come semplice fianco periferico. In tale contesto, la NATO ha rafforzato la cooperazione tra gli Alleati artici e subartici, tra cui Norvegia, Islanda, Danimarca, Canada e Stati Uniti, nonché ha integrato la sinergia con i nuovi membri Finlandia (2023) e Svezia (2024), garantendo una copertura geografica più omogenea e una pianificazione regionale più coordinata.

La cooperazione nordica rappresenta un pilastro della difesa NATO nel Grande Nord. La Norvegia, con la sua costa artica, basi modernizzate e consolidata esperienza operativa in ambienti invernali, agisce in particolare da ponte geostrategico tra il Nord Atlantico e l’Artico. La menzionata adesione di Finlandia e Svezia ha ulteriormente rafforzato la coesione regionale, contribuendo a rendere il Mar Baltico e l’Artico spazi più sicuri e costantemente monitorati. Questi Paesi apportano significative capacità in termini di difesa territoriale, nonché intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR – Intelligence, Surveillance and Reconnaissance) nel quadrante. L’interoperabilità nordica della NATO è inoltre sostenuta da un’intensa attività addestrativa e da una convergenza dottrinale favorita da anni di solide relazioni bilaterali e multilaterali. La resilienza dei Paesi nordici, in particolare, fondata su infrastrutture robuste, società digitalmente avanzate e una cultura della sicurezza ben radicata, rappresenta un modello di riferimento per la sicurezza artica. La protezione delle infrastrutture energetiche offshore, dei cavi sottomarini e dei nodi logistici è diventata poi una priorità condivisa, anche in risposta ai recenti atti di sabotaggio in Europa settentrionale.

Nel quinquennio 2020-2025, la NATO ha in aggiunta migliorato le proprie capacità operative nell’Artico, con un focus proprio su interoperabilità, mobilità ed adattamento climatico delle Forze Armate. Le esercitazioni multilaterali, come Cold Response, Nordic Response ed Artic Force, hanno infatti registrato un aumento significativo della partecipazione alleata e una crescente complessità degli scenari, che simulano il rapido dispiegamento ed il mantenimento di operazioni in ambienti estremi e remoti. Queste esercitazioni rafforzano il potenziale della NATO di operare in contesto artico, sviluppando la capacità di cold weather warfare e rispondendo alle minacce con maggiore efficacia. Anche la presenza navale ed aerea alleata è stata potenziata, con pattugliamenti regolari nel Mare di Barents, nel Mare di Norvegia e nelle aree artiche circostanti. L’incremento delle missioni di ISR, l’utilizzo di droni a lungo raggio e l’adozione di nuovi sistemi di comunicazione resilienti hanno infine significativamente ampliato la consapevolezza situazionale della NATO nel Grande Nord. Il rinnovo degli equipaggiamenti riveste un ruolo determinante, con veicoli militari adattati ai climi estremi, sistemi di propulsione antigelo, rifugi energeticamente efficienti e moduli logistici mobili che rappresentano dotazioni sempre più standardizzate. In prospettiva, il rafforzamento del preposizionamento e delle infrastrutture dual-use nei territori artici sarà invece cruciale per garantire una risposta militare tempestiva ed efficace in caso di necessità.

Nonostante l’assenza di una strategia artica formale, appare emergere crescentemente il requisito di una strategia condivisa tra NATO ed Unione Europea (UE) che integri sicurezza, sostenibilità e governance multilaterale. Un possibile approccio consiste nell’elaborare un Artic Security Framework che definisca le linee guida per l’interoperabilità, le esercitazioni congiunte, la protezione delle infrastrutture critiche ed un sistema avanzato di sorveglianza e preallarme. Tale quadro potrebbe basarsi su una combinazione di deterrenza militare, diplomazia multilaterale e resilienza civile. Una cooperazione più stretta tra NATO ed UE permetterebbe inoltre di rafforzare l’integrazione tra sicurezza interna ed esterna, soprattutto nei settori della difesa cibernetica, della mobilità militare e della protezione ambientale.

In sintesi, l’Artico è divenuto un nodo centrale dello scacchiere globale, richiedendo una risposta integrata da parte della NATO. Le sfide emergenti, tra cui la crescente militarizzazione, la competizione per le risorse, le minacce ibride e l’instabilità climatica, richiedono una visione strategica a lungo termine che unisca deterrenza credibile, cooperazione regionale e sostenibilità ambientale. Il futuro dell’Artico è già presente e la NATO ne è un perno fondamentale.