Il terzo mandato di Xi Jinping: tra autosufficienza economica e sfide globali
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Il terzo mandato di Xi Jinping: tra autosufficienza economica e sfide globali

Di Carlo Palleschi
04.11.2022

La riconferma di Xi Jinping come Segretario Generale del Partito Comunista Cinese (PCC) apre una stagione inedita per la Cina e per il mondo, dal momento che nessuno prima di lui era stato riconfermato per la terza volta per questa carica. Ciò costituisce indubbiamente un segnale di rafforzamento interno della leadership attuale, che è riuscita a prevalere sulla concorrenza interna e a porsi come unico punto di riferimento sotto il profilo sia ideologico-politico sia economico, malgrado le difficoltà che l’economia cinese ha riscontrato negli ultimi anni. Questa riconferma potrebbe indicare una certa continuità rispetto ai due mandati precedenti, suggerendo che la Cina dei prossimi anni proseguirà il cammino intrapreso duranti i primi due mandati di Xi Jinping. Se da una parte questo scenario di prevedibilità, che per i partner europei può essere un elemento rassicurante, potrà realizzarsi sulla maggior parte dei dossier, d’altra parte la complessità delle relazioni economiche e politiche globali attuali porterà un elemento di novità nella leadership di Xi Jinping, indebolendo così certezze e previsioni di lungo periodo.

La criticità maggiore con cui Xi Jinping deve confrontarsi ha a che fare con i tassi di crescita dell’economia cinese che, sebbene siano alti rispetto ad altre economie, sono in realtà deludenti per gli ambiziosi progetti di Pechino, che mirano a superare gli Stati Uniti come potenza economica globale. Infatti, nel secondo trimestre del 2022, il PIL del paese è cresciuto appena dello 0,4%, ben al di sotto delle previsioni dell’1%, e rallentando bruscamente rispetto al 4,8% del primo trimestre, registrando così il secondo livello più basso dal 1992. La situazione è migliorata nel terzo trimestre del 2022, sebbene i dati siano anche essi al di sotto delle aspettative. Da luglio a settembre il PIL della Cina è cresciuto del 3,9% rispetto all’anno precedente, ma ciò rende significativamente più complicato per Pechino raggiungere gli obiettivi economici fissati a inizio 2022 dal governo cinese, che si aspettava di chiudere l’anno con un +5,5%. Che il contesto economico non sia particolarmente favorevole è confermato dal fatto che la pubblicazione dei dati economici sia stata rinviata a causa della concomitanza con il XX congresso nazionale del PCC, proprio per evitare che le previsioni non particolarmente rosee potessero indebolire la posizione di Xi Jinping alla vigilia della sua riconferma. Altro segnale è rappresentato dalla giornata nera registratasi sulla Borsa di Hong Kong, che all’indomani della pubblicazione dei dati dell’Ufficio di statica ha segnato un -4,22% ed è scivolata al livello più basso degli ultimi 13 anni.

In questo contesto particolarmente critico, sembra che Xi Jinping voglia continuare una politica ispirata a realizzare un’economia sempre più autosufficiente, soprattutto nel settore tecnologico e in quello della sicurezza alimentare, favorire il decoupling con gli Stati Uniti nei settori critici e promuovere una crescita trainata dalla domanda interna più che dall’export. Infatti, le autorità cinesi, in linea con il quattordicesimo piano quinquennale in cui sono state tracciate le linee guide del Paese fino al 2025, mirano a promuovere una crescita economica imperniata sul rilancio della domanda interna, allontanandosi progressivamente dalla struttura di crescita seguita fino a poco tempo fa incentrata sull’export e sull’attrazione di investimenti esteri. La Cina mira a rafforzare l’espansione del consumo domestico, pur rimanendo aperta al commercio e agli investimenti internazionali. Strategicamente, quindi, la Cina del terzo mandato di Xi Jinping continuerà a perseguire l’obiettivo di rendere la domanda interna il primo pilastro economico della crescita e mantenere l’apertura verso l’esterno senza però dipenderne in modo eccessivo, così da diminuire la vulnerabilità dell’economia cinese agli shock esogeni.

In questo contesto, è quindi prevedibile che Pechino continui con stimoli di natura fiscale, anche attraverso incentivi in materia di tassazione, per supportare maggiormente le realtà imprenditoriali cinesi. I piani di sviluppo infrastrutturale continueranno ad essere finanziati, anche e soprattutto per collegare la megalopoli con la Cina rurale. Da questo punto di vista, quindi, Pechino cerca di superare l’approccio finora prevalente del finanziamento di grandi progetti infrastrutturali, per invece dedicare un’attenzione maggiore allo sviluppo del tessuto produttivo domestico. Sarà prioritario per Pechino mantenere alta la fiducia dei consumatori e dunque sostenere i consumi, in quanto componente significativa della domanda aggregata cinese, anche alla luce delle tensioni commerciali con Washington e della rottura delle catene globali del valore.

Un altro fattore di continuità sembra essere quello della politica “Zero Covid” che Xi Jinping ha intenzione di proseguire, malgrado l’impatto considerevole che ha avuto sull’economia cinese.

Questo quadro era già emerso dalle “due sessione”, le riunioni plenarie del Congresso Nazionale del Popolo (CNP) e della Conferenza politica consultiva del popolo cinese (CPCPC) che si erano tenute a marzo 2022 con l’obiettivo di delineare le linee strategiche in ambito di politica economica, commerciale, ambientale e di sviluppo industriale della Cina. Nelle due sessioni era infatti stata delineata l’immagine di una Cina consapevole del proprio potenziale e determinata a non rinunciare ai propri obiettivi strategici, malgrado le sfide che le si prospettassero.

In questo quadro di continuità, Xi Jinping dovrà tuttavia fare i conti con un contesto internazionale profondamente mutato a causa della guerra in Ucraina, visto che la Cina, che ancora non ha assunto una posizione netta riguardo al conflitto, si ritrova nella complessa situazione di non poter abbandonare la Russia col rischio che ciò comprometta ulteriormente la già travagliata relazione con Washington. Mentre l’Europa è faticosamente alla ricerca di nuove partnership, Pechino cercherà di sfruttare la riorganizzazione delle relazioni internazionali per trovare nuovi mercati e nuovi “entry points”. Il viaggio del 3 e 4 Novembre del cancelliere tedesco Olaf Sholz in Cina indica come la Germania sia pronta a proporsi come partner per Pechino, nonostante le critiche che questo avvicinamento ha sollevato, soprattutto in riferimento alla cessione del porto di Amburgo ad una società cinese di logistica.

In generale, quindi, il terzo storico mandato di Xi Jinping inizia con molteplici difficoltà e con una continuità di fondo, finalizzata a perseguire l’ambiziosa agenda di Pechino attraverso il rafforzamento della stabilità interna e il raggiungimento di un livello di autosufficienza e resilienza tale da proseguire nella propria politica di crescita senza essere travolta dai bruschi terremoti che stanno scuotendo il sistema politico ed economico internazionale. A ciò si contrappone tuttavia la necessità di ripensare le strategie internazionali in vista del riposizionamento dei Paesi dovuto all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, una necessità che impone una componente di novità rispetto ad una politica economica che non può non tenere conto delle reazioni dei mercati e delle prospettive di recessione globale.

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