Bakhmut e Belgorod, i due fronti caldi del conflitto russo-ucraino
Russia e Caucaso

Bakhmut e Belgorod, i due fronti caldi del conflitto russo-ucraino

Di Federica Troisi
23.05.2023

Il 20 maggio, il capo del Wagner Group, Yevgeny Prigozhin, ha dichiarato la conquista di Bakhmut, nell’oblast di Donetsk, dopo oltre 10 mesi di combattimenti. Il governo ucraino ha smentito la notizia, dichiarando che le sue truppe controllano ancora una parte minima del centro urbano e che, soprattutto, hanno consolidato acquisizioni territoriali lungo le colline che circondano la città.

Qualora confermata, la conquista di Bakhmut rappresenterebbe un successo per la Russia, dopo mesi di scarsi risultati sul campo di battaglia. Il valore della città è sia strategico, per controllare la parte settentrionale dell’oblast di Donetsk e creare una testa di ponte per future operazioni offensive, sia politico, poiché permette di offrire al fronte interno una vittoria, seppur limitata. Inoltre, la presa della città costituisce un risultato positivo per il Wagner e per Prigozhin, che aveva costruito sull’offensiva nella città il pilastro delle critiche alle Forze Armate russe e uno degli strumenti per il consolidamento del proprio status.

Per gli Ucraini, l’eventuale caduta di Bakhmut potrebbe avere un effetto deleterio, minando il morale delle truppe e gettando un’ombra sulle capacità di resistenza di Kiev, soprattutto in virtù della presenza del Presidente Zelensky al G7 di Hiroshima. Tuttavia, il danno è prevalentemente simbolico, poiché la perdita di Bakhmut non influenza profondamente il dispositivo militare ucraino. Da punto di vista politico, però, la possibile caduta di Bakhmut aumenta le tensioni nel blocco euro-atlantico che sostiene Kiev e che attende la partenza della controffensiva contro le forze occupanti di Mosca.

In sintesi, la battaglia di Bakhmut non sembra essere determinante per le sorti del conflitto russo-ucraino. Parallelamente alle vicende di Bakhmut, il fronte settentrionale del conflitto è stato scosso dall’improvvisa e spettacolare incursione della Legione per la Libertà della Russia nella regione russa di Belgorod. I paramilitari sono penetrati per una decina di chilometri in territorio russo, conquistando i villaggi di Kozinka e di Grayvoron e puntando al capoluogo regionale Belgorod. Le truppe russe a presidio del confine si sono dimostrate impreparate all’azione dei paramilitari e non sono ancora riusciti a respingerli, dimostrando, per l’ennesima volta dall’inizio del conflitto, le difficoltà dell’apparato militare di Mosca.

La “Legione” è un gruppo paramilitare russo formato da militari disertori, emigrati russi in Ucraina e dissidenti russi. Nata nel marzo del 2022, la Legione ha combattuto con gli ucraini contro l’invasione russa ed ha apertamente affermato la volontà di guidare una rivolta per destituire il Presidente Putin. Al fianco della Legione combattono altre formazioni para-militari, nello specifico i Corpi Volontari Russi e l’Esercito Repubblicano Russo. Mentre La Legione e l’Esercito sono di orientamento nazionalista, i Corpi sono di ispirazione neonazista. Molto probabilmente, la Legione è stata addestrata e armata da Kiev, come si evince dalle tattiche visionate durante l’attacco e dagli equipaggiamenti in dotazione, tra i quali compaiono mezzi occidentali. Questo elemento potrebbe imbarazzare Kiev, poiché il supporto occidentale alla resistenza ucraina è stato tradizionalmente vincolato alla condizione di non utilizzare materiale occidentale per condurre attacchi in territorio russo.

L’incursione della Legione è probabilmente legata sia ai fatti di Bakhmut, con l’intenzione di indirizzare l’attenzione popolare e mediatica altrove, sia alle operazioni preliminari per la controffensiva, con la volontà di testare il dispositivo di difesa russo e costringere Mosca a inviare uomini e mezzi lontano dal fronte. Tuttavia, non si può sottovalutare il portato simbolico ed il significato politico dell’azione, volta a dimostrare al Cremlino che esiste un’opposizione russa armata disposta a contrastare il potere costituito.

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