Xi Jinping a Davos. Il multilateralismo con caratteristiche cinesi
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Xi Jinping a Davos. Il multilateralismo con caratteristiche cinesi

Di Leonardo Palma
25.01.2021

A quattro anni dal suo ultimo intervento, il Presidente Xi Jinping è tornato a parlare al forum economico di Davos, apertosi il 25 gennaio. L’occasione è stata utile per promuovere la posizione della Cina nello scenario internazionale, in un momento particolarmente delicato segnato dal proseguo degli effetti della pandemia da Covid-19 e dall’incertezza legata al cambio di Amministrazione negli Stati Uniti.

Il discorso di Xi si è incardinato su tre punti, che hanno messo in luce le priorità assegnate da Pechino nella propria agenda diplomatica. In primis, la reimpostazione dei toni del dialogo con l’esterno e, connesso ad esso, la promozione di un sistema di relazioni internazionali basato sull’abbandono dei pregiudizi ideologici, delle gerarchie di potere, e sul rispetto delle rispettive sovranità e sistemi politici. che attendono la comunità internazionale proponendo altrettante soluzioni. In secondo luogo, la necessità per la Comunità Internazionale di cooperare per il superamento di sfide comuni, quali la lotta alla pandemia e al cambiamento climatico. Infine, promuovendo l’adozione di politiche macroeconomiche indirizzate ad una crescita sostenibile ed inclusiva a beneficio dei Paesi in via di sviluppo, Xi ha voluto ancora una volta rinsaldare il legame tra la Repubblica Popolare e le economie in fase di sviluppo, per ribadire quel ruolo di primus inter pares che il divario ormai esistente tra i due modelli ha messo in discussione negli ultimi anni.

Se nel 2017 il leader cinese aveva colto l’opportunità di Davos per proporre la Cina come nuovo traino della globalizzazione e per segnare una netta differenza tra la politica di Pechino e l’atteggiamento protezionista appena sposato dall’ex presidenza americana, con il discorso di lunedì Xi sembra invece aver voluto aprire ad una possibile ripartenza nei rapporti con gli Stati Uniti.  Il Presidente cinese, infatti, sembra aver voluto suggerire una via di uscita accettabile per Pechino dalle tensioni che hanno caratterizzato le relazioni bilaterali negli ultimi anni, attraverso la separazione delle questioni di politica interna, o perlomeno quelle percepite come tali da Pechino (ad es. Hong Kong, Taiwan, Uyghuri, Tibet), da quelle internazionali, per riprendere il dialogo su una pragmatica cooperazione nelle sfide che trovano maggiore possibilità di convergenza. Per l’appunto, l’epidemia di covid-19, il cambiamento climatico, lo sviluppo sostenibile e la promozione della globalizzazione.

Come nel 2017, però Xi non ha perso l’occasione per ribadire come nel nuovo sistema internazionale la Cina sia ormai uno dei traini necessari al corretto funzionamento degli equilibri globali e delle istituzioni internazionali. La promozione di un più compiuto multilateralismo appare allora come lo strumento, da parte cinese, per dimostrare che, nonostante le difficoltà dell’anno passato e nonostante l’aperura agli Stati Uniti, Pechino sia ancora intenzionata a portare avanti il percorso di crescita a potenza globale e di farsi riconoscere come tale dalla Comunità Internazionale.

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