Le ragioni militari alla base dell’accordo AUKUS
Difesa e Sicurezza

Le ragioni militari alla base dell’accordo AUKUS

Di Federico Deiana
27.09.2021

Il 15 settembre l’Australia, il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno comunicato congiuntamente la formulazione di un accordo di natura militare denominato AUKUS. La partnership è stata suggellata dall’annuncio da parte di Canberra della volontà di dotarsi in futuro di sottomarini a propulsione nucleare, grazie al trasferimento di know-how e tecnologia da parte degli alleati.

Le ragioni strategiche alla base della scelta sono numerose. Dalla sempre maggiore preoccupazione australiana per la crescita dell’influenza cinese nel Pacifico, alla prospettiva di una più stretta alleanza con gli Stati Uniti nella regione. Tuttavia, i motivi della scelta possono essere analizzati anche da un punto di vista più marcatamente militare. I sottomarini a propulsione nucleare che l’Australia andrà ad acquistare saranno presumibilmente gli americani classe Virginia o gli inglesi classe Astute, oppure una versione derivata da uno dei due modelli. I sottomarini in questione non avranno in dotazione armamenti nucleari. L’Australia, infatti, non possiede armi di tale tipologia avendo ratificato il trattato di non proliferazione nucleare (TNP). Tuttavia, i sottomarini che sfruttano la propulsione nucleare risultano essere molto più veloci di quelli diesel e, soprattutto, possiedono un’autonomia operativa maggiore. A ciò va aggiunta la maggiore potenza di fuoco di tali piattaforme, che trasportano un elevato numero di missili da crociera e di siluri. Di conseguenza, la Marina Militare australiana potrebbe riuscire a effettuare un notevole balzo in vanti in termini qualitativi rispetto alle capacità garantite dagli attuali sottomarini a propulsione convenzionale classe Collins di cui dispone.

Al tempo stesso è necessario considerare anche le possibili criticità del progetto. Innanzitutto, le tempistiche saranno di sicuro molto lunghe. Oltre a un periodo iniziale di 12/18 mesi necessario per la progettazione e lo studio delle nuove tecnologie, bisogna considerare anche il tempo necessario alla costruzione dei mezzi, così come quello necessario alle prove in mare e all’addestramento degli equipaggi australiani. Una stima ottimistica potrebbe considerare il biennio 2033-2035 come periodo per l’entrata in servizio attivo del primo esemplare. Inoltre, bisogna considerare i costi del programma: i sottomarini a propulsione nucleare sono piattaforme estremamente complesse e costose. Al costo di produzione dei singoli mezzi, di cui il reattore nucleare costituisce la componente più critica, bisogna aggiungere quello del sistema di infrastrutture logistiche a supporto degli stessi, di cui l’Australia è al momento completamente priva, non avendo mai operato con sottomarini nucleari, così come il costo per la manutenzione dei mezzi lungo l’intero ciclo di vita. Da questo punto di vista, non è ancora chiaro il numero di battelli che Canberra intende acquisire: rispetto ai 12 previsti dal precedente progetto della classe Attack di produzione francese, l’Australia potrebbe optare per un numero di sottomarini inferiore (8), al fine di abbattere i costi totali del programma.

Quanto a Stati Uniti e Gran Bretagna, l’accordo AUKUS garantirà notevoli vantaggi in termini di proiezione strategica nell’Indo-Pacifico. Oltre al più stretto partenariato tra i tre Paesi, Londra ma soprattutto Washington potrebbero beneficiare dell’infrastruttura che verrà realizzata in Australia per lo schieramento dei propri sottomarini nucleari nella regione. Si tratterebbe di una base attrezzata e moderna collocata in un territorio più distante, dunque più protetto e sicuro rispetto ad altri avamposti USA, come quello di Guam, ampliando le opzioni a disposizione delle marine americana e inglese.

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