L’alba dell’Operazione Rising Lion
Nelle prime ore del 13 Giugno, le Forze di Difesa Israeliane (IDF – Israeli Defense Forces) hanno dato inizio all’Operazione Rising Lion, una campagna di bersagliamenti contro la Repubblica Islamica dell’Iran mirata a disarticolare e degradare le capacità militari di Teheran, compromettendone in particolare i programmi missilistico e nucleare. Gli attacchi hanno infatti sinora colpito gli stabilimenti atomici di Natanz, Fordow, Isfahan e Arak, i siti di produzione missilistica di Parchin e Khojir, nonché diversi centri di comando del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC – Islamic Revolutionary Guard Corps) tra Teheran, Khorramabad e Kermanshah. Congiuntamente, l’attacco è stato caratterizzato da azioni mirate e sincronizzate di neutralizzazione selettiva (targeted killing) dei vertici dell’apparato securitario-militare iraniano. Queste hanno incluso l’eliminazione di personalità politiche e militari di significativa rilevanza, tra cui il Generale Hossein Salami, Comandante delle IRGC, il Generale Mohammad Bagheri, Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane, Amir Ali Hajizadeh, Comandante delle Forze Aerospaziali delle IRGC, e Ali Shamkhani, Consigliere della Guida Suprema Ali Khamenei, nonché diversi scienziati facenti parte del programma nucleare di Teheran, fra cui Fereydoun Abbasi Davani e Mohammad Mehdi Tehranchi.
La prima fase dell’operazione ha apparentemente coinvolto il dispiegamento di droni (UAV – Unmanned Aerial Vehicle) e munizioni circuitanti (loitering munitions) precedentemente infiltrati occultamente in territorio iraniano, al fine di sopprimere le difese aeree (SEAD – Suppression of Enemy Air Defenses) della Repubblica Islamica e generare dei corridoi aerei sicuri per le successive sortite d’attacco dei velivoli ad ala fissa. Quest’azione è stata plausibilmente affiancata e coordinata sia con altre attività cinetiche di sabotaggio e targeted killing all’interno e dall’interno del territorio iraniano, sia con operazioni nel dominio cibernetico, al fine di soverchiare cognitivamente il potenziale di reazione avversario. La seconda fase si è poi articolata in una serie di sortite condotte, inizialmente con un elevato ritmo operativo, da un dispositivo aereo composto dai principali assetti ad ala fissa in dotazione all’Aeronautica Militare Israeliana (IAF – Israeli Air Force), tra cui F-3l5I Adir, F-15I Ra’am ed F-16I Sufa, supportati da assetti abilitanti per rifornimento e guerra elettronica, nonché da droni a lungo raggio, i quali hanno penetrato lo spazio aereo iraniano da diverse direttrici per poi bersagliare gli obiettivi pianificati mediante munizionamento di tipo stand-in. Questo ha incluso oltre trecento munizioni aeree guidate di precisione, in gran parte equipaggiate con kit Joint Direct Attack Munition (JDAM) e Smart, Precise Impact, Cost-Effective (SPICE), insieme a Bomb Live Unit-109 (BLU-109) per la distruzione di obiettivi fortificati o protetti, Small Diameter Bomb-39 (SDB-39) e missili aria-superficie come l’AGM-142 Popeye. La terza fase si è poi concentrata sulla pressoché totale distruzione delle difese aeree (DEAD – Destruction of Enemy Air Defenses) nella parte occidentale del Paese, al fine di abilitare successivi bombardamenti sempre più nella profondità del territorio iraniano. Questo ha infatti permesso all’IAF di conseguire una sostanziale supremazia aerea nell’area di operazioni, abilitando bersagliamenti massivi, che si potrebbero protrarre a fasi alterne quantomeno per giorni e più plausibilmente per almeno due settimane.
L’attacco preventivo delle IDF contro l’Iran ha in aggiunta degradato sensibilmente gli arsenali di Teheran, teoricamente predisposti per un’eventuale rappresaglia contro Israele, inclusi depositi missilistici e siti di lancio, comprimendo significativamente il potenziale e le opzioni di risposta della Repubblica Islamica. L’estrema precisione dei bersagliamenti condotti dalle IDF rivela una conoscenza capillare e dettagliata degli obiettivi, umani ed infrastrutturali, colpiti, espressione di una straordinariamente accurata preparazione d’intelligence dell’ambiente operativo (IPOE – Intelligence Preparation of the Operational Environment) attraverso risorse multi-fonte. Questo rappresenta uno dei molti elementi di continuità con le altre operazioni condotte dalle IDF nell’arco dell’ultimo anno, in particolare in Libano, Siria e Yemen, il cui ritorno di esperienza e le cui lessons learned sono state e saranno plausibilmente capitalizzate nel corso della campagna di bersagliamenti attualmente in corso. In prospettiva, il probabile protrarsi degli attacchi, alla luce dell’impossibilità per l’IAF di generare massa persistente e continuata, imporrà alla stessa una gestione delle operazioni basata sulla calibrazione dell’intensità nel volume di fuoco, optando per una rotazione ciclica e continuativa delle squadriglie aeree impiegate, supportate dai velivoli da rifornimento KC-707 Re’em. Questi ultimi risultano cruciali per estendere l’autonomia dei velivoli d’attacco, consentendo un mantenimento del potenziale di combattimento (combat power) e permettendo di ottimizzare il carico bellico per singolo vettore ad ala fissa, riducendo al contempo il numero complessivo di sortite aeree necessarie per garantire la generazione delle condizioni decisive ricercate.
In tale scenario, l’attuale risposta iraniana è risultata prettamente minatoria e dalla pressoché irrilevante portata militare. Il lancio di circa centro droni a lungo raggio da parte di Teheran, infatti, non ha generato alcun dilemma alla stratificata architettura da difesa aerea israeliana, con l’IAF che ha abbattuto gran parte degli stessi sui cieli dei Paesi arabi limitrofi. La paralisi accorsa all’apparato securitario-militare iraniano potrebbe suggerire cautela da parte della Repubblica Islamica, consapevole di un raggio d’azione circoscritto e limitato, nonché del rischio di esporsi ad un confronto su larga scala. D’altra parte, Tel Aviv sembra intenzionata a proseguire nella degradazione delle capacità militari di tutti gli attori ritenuti ostili per la propria sicurezza nazionale. In linea con le operazioni delle IDF condotte in passato, verosimilmente Israele proseguirà la campagna di bersagliamento nei confronti dell’Iran, parallelamente alle operazioni condotte nella Striscia di Gaza, al fine di generare effetti decisivi in uno scontro che si candida ad avere un esito dirimente nella futura architettura securitaria in Medio Oriente.