Il significato della vittoria di Erdogan: sfide e incertezze dopo il voto
Medio Oriente e Nord Africa

Il significato della vittoria di Erdogan: sfide e incertezze dopo il voto

Di Claudia Ferrotti
30.05.2023

A pochi mesi dal prossimo centenario della fondazione della Repubblica turca, il ballottaggio del 28 maggio ha decretato la vittoria di Recep Tayyip Erdoğan contro Kemal Kiliçdaroğlu. Il Presidente uscente si è riconfermato a guida del Paese per un altro quinquennio, vantando così una carica perfino più lunga di quella di Mustafa Kemal, detto Atatürk, fondatore e primo Capo di Stato della Repubblica turca nel 1923. Tenendo in considerazione i sondaggi, però, quella dell’incumbent si è rivelata comunque una vittoria piuttosto risicata; infatti, dati alla mano, Erdogan ha superato di soli quattro punti percentuali lo sfidante Kiliçdaroğlu (52,1% contro 47,9%), forte anche di un’alta affluenza al voto (84,22%).

Quello che ha stupito particolarmente di questa tornata elettorale è stata la tenacia dello sfidante e del suo elettorato, che non solo hanno reso necessario un secondo turno di elezioni, ma si sono pericolosamente avvicinati alla vittoria. A seguito delle votazioni di domenica, quindi, la Turchia si è rivelata un Paese sostanzialmente diviso tra chi sostiene idee differenti di Stato e di istituzioni democratiche per la Turchia presente e futura. Un voto, infatti, contrassegnato da un clima teso, dai toni concitati e fortemente nazionalisti e condizionato – anche in termini di spazi elettorali – per le stesse opposizioni. Questa spaccatura ideologica è il riflesso di una composizione anche geografica degli elettori: se i conservatori si collocano principalmente in Anatolia e lungo le coste del Mar Nero, i progressisti invece dominano le grandi città, quali Istanbul, Ankara e Smirne e le aree costiere del Mediterraneo. Un dato interessante, invece, è il posizionamento degli elettori provenienti dalle zone terremotate: se durante il primo turno i voti erano andati verso il Partito Popolare Repubblicano (CHP) di Kiliçdaroğlu, questa seconda tornata ha rivelato che 10 delle 11 province terremotate si sono invece rivolte al Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) del Presidente uscente che è parso più convincente e concreto nel presentare un piano di ricostruzione delle aree terremotate.

La netta polarizzazione dell’elettorato è un elemento cruciale che lascia trasparire tutte le fragilità e incertezze, interne ed esterne, che si celano dietro la riconferma del Presidente turco: una vittoria non così netta, che ha messo in seria difficoltà l’autorità, fino a poco tempo fa indiscussa, della leadership. A questo proposito, la continuità politica garantita da Erdoğan potrebbe invece rivelarsi un problema per il Paese, in particolare per quanto riguarda la pesante crisi economica e finanziaria che affligge la Turchia. In questo contesto, la linea politica di Erdoğan è quella di continuare a tenere bassi i tassi di interesse, una condizione che ha portato all’aumento dell’inflazione, alla conseguente svalutazione della lira turca e all’allontanamento di non pochi partner commerciali e investitori internazionali. Un altro elemento contro cui il Presidente dovrà combattere sono le opposizioni , che spingono per affrontare i problemi più impellenti del Paese: dall’economia in bancarotta all’alto tasso di disoccupazione, senza dimenticare le condizioni di arretramento democratico cui versa lo Stato turco, la crisi dei rifugiati siriani e le difficoltà vissute dagli sfollati nelle zone terremotate, che necessiteranno di un ampio e preciso programma di ricostruzione. Se da un lato il supporto dell’elettorato conservatore si è rivelato fondamentale per la vittoria di Erdoğan, quest’ultimo però dovrà ricalibrare le sue mosse tenendo conto anche delle necessità effettive del Paese, prima tra tutti la gravosa crisi economia.

Si prevede quindi una possibile ulteriore inversione conservatrice, sostenuta da una politica nazionalista e assertiva (nei fatti più e nei toni) tesa a riproporre – in maniera strumentale – un’immagine gloriosa e forte del Paese, anche in vista del centenario della fondazione della Repubblica turca a ottobre 2023. A livello internazionale, invece, la rielezione di Erdoğan ha suscitato sentimenti contrastanti, anche se generalmente la continuità della Presidenza turca viene vista positivamente, in quanto consentirebbe di mantenere lo status quo ed evitare improvvisi cambi di rotta dettati da una diversa linea politica.

In conclusione, la rielezione di Erdoğan sarà un importante banco di prova per la leadership e la tenuta delle istituzioni nazionali. Al contempo, il voto ha decretato in maniera chiara un certo desiderio di cambiamento da parte di una fetta crescente della popolazione, che tuttavia, fatica ancora a trovare una piena affermazione rispetto alla postura politica erdoganiana.

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