Il nuovo Emirato Islamico d'Afghanistan a un anno dalla presa di Kabul
Asia e Pacifico

Il nuovo Emirato Islamico d'Afghanistan a un anno dalla presa di Kabul

Di Claudia Annovi e Tiziano Marino
12.08.2022

Il 19 agosto 2021, quattro giorni dopo l’ingresso trionfale dei talebani a Kabul, il portavoce del movimento Zabiullah Mujahid annunciava la ricostituzione dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan. Dopo aver trascorso due decenni a guidare l’insorgenza contro il governo dell’allora Repubblica Islamica e contro le Forze internazionali, il Movimento talebano ha dovuto fare i conti con le difficoltà derivanti dal dover assumere effettivamente il controllo e, soprattutto, amministrare lo Stato. Il dossier securitario continua ad essere la priorità assoluta per il movimento, che, una volta conquistato il potere, sta ancora prendendo le misure per capire come mantenerlo. Ciò ha portato non solo al tentativo di garantire il controllo in modo capillare, dalla capitale alle periferie del Paese, ma anche a cercare di eliminare qualsiasi forma di opposizione, militare e civile, al proprio governo.

Inoltre, l’indisponibilità del gruppo ad aprirsi al dialogo con le forze politiche afghane rimaste nel Paese, per dar vita ad un governo di larghe intese, e l’adozione di politiche di matrice confessionale radicale, in violazione dei diritti civili e delle libertà politiche di intere fasce di popolazione, hanno condannato l’Emirato all’isolamento internazionale.

Senza una classe dirigente con sufficiente esperienza nel gestire l’apparato statale e il supporto della Comunità Internazionale, il nuovo Emirato talebano sta facendo fatica nel delineare un progetto politico che possa essere stabile nel medio-lungo periodo. Se nei primi mesi dalla riconquista del potere, la leadership talebana aveva sperato soprattutto nel rilancio dei rapporti con i vicini, ad oggi anche questo dialogo non sembra aver ancora sortito gli effetti desiderati. In un momento di profonda destabilizzazione del contesto internazionale, l’Afghanistan si trova così nuovamente ripiegato su sé stesso. Ad un anno dal ritorno al potere degli ex studenti coranici, infatti, il Paese rimane così in uno stato di grave instabilità politica, aggravata dal deterioramento delle condizioni di sicurezza e da una profonda crisi economica, che rischia di trasformarsi in una catastrofe umanitaria.

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