Il governo afghano e i talebani inaugurano i negoziati di pace in Qatar
Asia e Pacifico

Il governo afghano e i talebani inaugurano i negoziati di pace in Qatar

Di Stefano Grandi
13.09.2020

Lo scorso sabato 12 settembre a Doha, in Qatar, sono stati ufficialmente inaugurati i negoziati tra governo di Kabul e i talebani, che dovrebbero portare ad una nuova pace in Afghanistan dopo diciannove anni di conflitto. L’incontro era stato previsto dagli accordi tra la leadership talebana e gli Stati Uniti, firmato sempre a Doha lo scorso febbraio, ma le difficoltà dei rapporti intra-afghani e la mancanza di fiducia tra Kabul e i vertici dell’insorgenza hanno ritardato il processo.

Il dialogo dovrebbe consentire alle due parti ora di sancire un cessate-il-fuoco permanente che ponga fine alla guerra, di definire un nuovo quadro politico in cui sia rappresentata anche la compagine talebana e, al contempo, di stabilire delle linee-guida che definiscano i diritti e garantiscano i passi in avanti compiuti dalla società afghana in questi anni.

La delegazione governativa inviata da Kabul è guidata da Abdullah Abdullah, Presidente dell’Alto Consiglio di Riconciliazione Nazionale (HCNR) - l’organo responsabile per il dialogo con i Talebani. A capo della delegazione talebana, invece, vi è Mawlavi Abdul Hakim Ishaqzai, già capo della Giustizia nella Shura di Quetta, e uomo vicino al leader talebano Hibatullah Akhunzada. Figura dall’alto profilo religioso, Ishaqzai sembrerebbe essere stato nominato da Akhunzdada alla guida della delegazione per due motivi: in primis, per consentire al capo talebano di delegare la gestione di un processo così delegato ad una persona di totale fiducia. In secondo luogo, l’importanza di Ishaqzai all’interno della Shura di Quetta e il suo alto profilo religioso potrebbero essere funzionali alla leadership talebana per legittimare le decisioni prese durante il negoziato agli occhi della militanza sul terreno, per cercare di ridurre così le opposizioni interne al gruppo rispetto al termine delle ostilità e rendere un eventuale risultato del dialogo sostenibile, quantomeno nel medio termine.

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