I rischi della pandemia sugli equilibri internazionali
Europa

I rischi della pandemia sugli equilibri internazionali

Staff
16.03.2020

La crisi del Covid-19 che ha prima colpito l’Italia e ormai si sta diffondendo senza confini all’interno di tutta l’Unione Europea sta non solo mettendo in discussione la tenuta dei sistemi sanitari nazionali, ma, inevitabilmente, pone degli interrogativi sul futuro dell’Unione che sono prima politici e, poi, economico-finanziari. Infatti, la tenuta dell’architettura europea dipenderà dalla risposta che i Paesi membri daranno all’impatto della pandemia sulle economie del Vecchio Continente.

La diffusione del virus ha una caratteristica che potremo definire “democratica”, in quanto non risparmia nessuno e mette tutti i Paesi sullo stesso piano. Infatti, non dipende da politiche sbagliate o da fattori endogeni, come poteva essere la crisi economica del 2008. In quella circostanza, alcuni Paesi, a cominciare dalla Germania, temevano i rischi insiti nell’ammorbidimento delle regole dell’unione. Su tutti, l’eventualità che qualcuno dei membri meno virtuosi ne approfittasse come giustificazione alle proprie mancanze sul rispetto dei vincoli di bilancio.

Oggi il contesto è diverso, anche se non sembra. Il panico creato sui mercati dalle parole del Presidente della Banca Centrale Europea (BCE) non appare essere dettato esclusivamente da un lapsus, ma da un’impostazione macroeconomica di fondo che la Lagarde potrebbe portare avanti. D’altro canto, pensare di bloccare la diffusione del virus chiudendo le frontiere sembra qualcosa che risponde maggiormente alla necessità di dare qualcosa in pasto ad opinioni pubbliche rimaste senza bussola più che una decisa risposta ad un contingentamento sanitario.

Per questo motivo, senza una reale presa di coscienza politica, una soluzione coordinata è difficile da intravedere all’orizzonte. Da contrastare vi è un malcontento generalizzato nei confronti delle istituzioni europee, giudicate non pronte a dare risposte immediate e vicine ai singoli cittadini. Offrire soluzioni politiche su base nazionale senza un coordinamento comunitario sarebbe il miglior viatico per la dissoluzione dell’Unione.

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