I nuovi orizzonti dell’F-35
Difesa e Sicurezza

I nuovi orizzonti dell’F-35

Di Emmanuele Panero
02.10.2023

L’ F-35 Lighting II è stato recentemente dispiegato, per finalità sperimentali, addestrative o operative in una pluralità di scenari, dalle autostrade riarse dal sole nel sud della California , ad una silenziosa pista di atterraggio sulle coste del Giappone occidentale , fino alle polverose basi aree nel centro del Medio Oriente , cristallizzando appieno la crescente rilevanza del Joint Strike Fighter (JSF) quale strumento di deterrenza e difesa nell’attuale contesto strategico. L’invasione russa dell’Ucraina, con il conseguente ritorno di un conflitto convenzionale ad alta intensità sul Continente Europeo, l’aumentata assertività della Repubblica Popolare Cinese nel Mar Cinese Meridionale e più in generale il rinnovarsi della competizione tra Stati a livello globale e regionale ha infatti dato nuovo impulso all’acquisizione ed all’aggiornamento di uno dei velivoli simbolo della 5a generazione di caccia multiruolo.

Il programma JSF presenta una storia lunga e complessa, segnata a tratti da ritardi nei processi di sviluppo e consegna, nonché da occasionali problematiche tecniche, ma costituisce una pietra miliare nella storia del dominio aereo . Sviluppato da Lockheed Martin, dopo l’aggiudicazione dell’appalto alla fine del 2001, il primo prototipo ha volato nel 2006, mentre il primo aereo finito è entrato in servizio nel 2015. L’individuazione dei requisiti e la realizzazione ingegneristico-industriale hanno coinvolto in totale otto Paesi partner (Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Olanda, Canada, Australia, Danimarca e Norvegia), comprese le relative Industrie della Difesa, tra cui Leonardo.

L’aereo è stato prodotto in tre versioni principali : l’F-35A a decollo e atterraggio convenzionale (CTOL - Conventional Take-Off and Landing), l’F-35B a decollo corto e atterraggio verticale (STOVL - Short Take-Off and Vertical Landing) e l’F-35C per decollo e atterraggio da portaerei. Al 2023, oltre 960 velivoli sono stati consegnati per poi realizzare una quantità di ore di volo attualmente superiore alle 703.000. Parallelamente allo sforzo produttivo e di continuo aggiornamento della piattaforma, i Ministeri della Difesa e le Aviazioni Militari che lo hanno acquisito hanno provveduto a costituire una complessa struttura addestrativa, logistica e manutentiva di supporto all’operatività dell’assetto, con la formazione, sempre al 2023, di più di 2.100 piloti e quasi 14.700 tecnici di terra, rinnovando profondamente competenze e professionalità del personale delle Forze Armate assegnatarie del velivolo.

Se l’esperienza quasi trentennale in operazioni militari asimmetriche in teatri a bassa intensità appariva depauperare di utilità il significativo investimento nella progettazione, realizzazione ed acquisizione dell’F-35, il trasformato contesto strategico internazionale lo rendono invece un assetto pronto ed estremamente idoneo per completare missioni in scenari operativi sempre più contesi e letali. Il conflitto russo-ucraino testimonia infatti come la diffusione pervasiva di sistemi di difesa aerea multilivello renda il conseguimento della superiorità (Air Superiority) o della supremazia aerea (Air Supremacy), sul campo di battaglia, estremamente complesso e potenzialmente fonte di attriti significativi. Il crescente dispiegamento, da parte di Paesi come la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese , di vettori terra-aria ed aria-aria sempre più veloci e con portate di centinaia di chilometri, quali i missili Hóng Qí-9B (HQ-9B) di Pechino, i 40N6E degli S-400 Triumf di Mosca, o ancora i Vympel R-37 montabili sui MiG-31BM Foxhound, sugli Su-35S Flanker-E e sugli Su-57 Felon delle Forze Aerospaziali russe, tende inoltre ad incrementare sensibilmente il rischio di perdite, riducendo la penetrabilità di taluni spazi aerei. L’affermarsi poi del concetto di Multi-Domain Operations ha rafforzato l’esigenza di disporre di assetti altamente integrabili e capaci di fungere da nodi all’interno di una rete interconnessa di piattaforme, al fine di coordinare effetti sinergici contro l’avversario.

Il Lighting II sintetizza questi nuovi requisiti in un velivolo già completamente operativo ed orientato ad anticipare ed affiancare i futuri jet di 6a generazione , attualmente in fase di sviluppo e sperimentazione. Le elevate prestazioni e l’alta manovrabilità, abbinate ad un’avanzata suite di sensori, sistemi di comunicazione ed armamenti, nonché ad una configurazione stealth, rendono infatti l’F-35 una soluzione off-the-shelf per colmare divari capacitivi e rafforzare i dispositivi militari di deterrenza e difesa .

Proprio in quest’ottica, successivamente all’aggressione russa all’Ucraina, Finlandia, Svizzera e Germania hanno annunciato la decisione di acquisire il velivolo per rinnovare le flotte delle rispettive Aeronautiche Militari, aggiungendosi così agli altri cinque Paesi, non partner del programma JSF, che impiegano il Lighting II, ossia Israele, Giappone, Corea del Sud, Belgio, Polonia e Singapore.

Parallelamente ai nuovi ordini, l’F-35 è attualmente oggetto sia di un profondo rinnovamento tecnico-ingegneristico, orientato a migliorare le prestazioni del velivolo ed a prolungarne la vita operativa, sia ad una serie di campagne esercitative volte ad ampliarne l’impiego in un futuro scenario di conflitto ad alta intensità. Relativamente al primo aspetto, alcune componenti della piattaforma sono in fase di modernizzazione con l’aggiornamento Block 4, implicante un miglioramento dell’efficienza della sensoristica, degli apparati di guerra elettronica, dei sistemi di comunicazione e dei software di gestione, nonché dell’unità centrale di potenza del motore Pratt & Whitney F135, al fine di incrementarne spinta ed autonomia. In prospettiva, inoltre, l’F-35 affronterà un ulteriore potenziamento con il Block 5 , incentrato su una profonda revisione del sistema integrato di raffreddamento per gestire le elevate temperature determinate dall’alto consumo di energia dei sistemi di bordo.

In merito al secondo aspetto, invece, le Forze Armate di diversi Paesi hanno pianificato e condotto una serie di esercitazioni rivolte a sperimentare nuove procedure operative per l’impiego del velivolo . Se la Royal Air Force (RAF) britannica prevede, nel prossimo futuro, di impiegare i propri F-35B da postazioni speditive avanzate lungo la rete autostradale, allo scopo di disperdere i propri assetti e prevenirne un’eventuale distruzione preventiva al suolo, lo US Marine Corps (USMC) ha già testato la medesima capacità in prospettiva di un eventuale conflitto in un teatro frammentato ed insulare come quello dell’Asia-Pacifico. La US Air Force (USAF), al contempo, include il Lighting II tra gli assetti centrali del proprio futuro network di sistemi per il dominio aereo. Il programma Next Generation Air Dominance (NGAD), al cui centro si colloca il futuro caccia di 6a generazione, comprende infatti l’acquisizione di circa 600 droni gregari semi-autonomi (CCA - Collaborative Combat Aircraft) da combinare a coppie con la flotta di 300 F-35A della USAF. Anche l’Aeronautica Militare Italiana ha recentemente effettuato una delle esercitazioni aeree più complesse degli ultimi anni, rischierando quattro F-35A, supportati da ulteriori velivoli da rifornimento in volo, trasporto e comando e controllo, a quasi 10.000 Km di distanza dalle loro basi nazionali, in Giappone, per addestramenti congiunti con la Japan Air Self-Defense Force (JASDF).

Contestualmente alla rinnovata attenzione per il ruolo e le capacità del Lighting II nel mutato contesto strategico internazionale, l’Italia, insieme ad altri Paesi, è orientata a rivedere il numerico di velivoli ordinati . Roma, dopo il 2012, ha infatti ridotto la quantità di assetti da acquisire dagli originali 131 a 90, rispettivamente 60 F-35A per l’Aeronautica Militare e 30 F-35B per la Marina Militare. La decisione di aumentare nuovamente gli ordinativi avrebbe inoltre una ricaduta industriale rilevante , con un rafforzamento dell’impianto di produzione di Cameri, soprattutto in virtù della riattivazione di una clausola contrattuale che subordina il numero di ali ivi realizzate a quello di aerei acquisiti dall’Italia. Nel dettaglio, l’acquisto di almeno 101 velivoli garantirebbe un incremento della quota produttiva dell’impianto da 800 a 1200 ali, con un ricavo per unità intorno ai 10.000 euro.

L’ambiziosa, difficile e decennale sfida per immaginare, progettare, realizzare e schierare il JSF appare dunque palesare i relativi risultati, con una piattaforma all’altezza del contesto strategico e degli scenari operativi contemporanei. La prospettiva della USAF di garantire un servizio attivo per il velivolo fino al 2070 tende ulteriormente a confermare il ruolo rilevante che l’F-35 avrà nel rappresentare lo standard per i caccia multiruolo ancora a lungo. Se la 6a generazione dominerà i cieli dell’avvenire, il JSF è saldamente orientato a continuare a volare, manovrare, combattere e vincere verso nuovi orizzonti.

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