Cina e Unione Europea hanno trovato l’accordo di intenti sugli investimenti
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Cina e Unione Europea hanno trovato l’accordo di intenti sugli investimenti

Di Francesca Manenti
29.12.2020

Dopo sette anni di dialogo, il 30 dicembre Unione Europea e Cina sono arrivati alla conclusione del negoziato per l’accordo quadro di disciplina degli investimenti tra le due economie (Comprehensive Agreement on Investments – CAI). L’intesa, raggiunta in seguito all’ultimo round di trattative condotte ad inizio mese, dovrebbe portare alla creazione di una cornice legale valida a livello europeo e sostituire così i trattati bilaterali firmati negli anni tra Pechino e i singoli Stati membri, al fine di assicurare maggior uniformità e coerenza nelle opportunità di investimento tra le parti. Il testo si appresta a diventare così l’impalcatura sopra la quale Cina ed Europa saranno a chiamati ora a costruire i dettagli e a definire il piano di attuazione, per dare concretezza al principio di reciprocità ricercato dal negoziato.

Rispetto al passato, l’accordo raggiunto dovrebbe aprire alle imprese europee la possibilità di investire in Cina in settori fino ad ora proibiti dalla legislazione cinese e a condizioni più favorevoli. Sotto l’egida del CAI, infatti, l’eliminazione di soglie quantitative e di capitalizzazione, così come gli obblighi di creazione di jointventure, renderebbero accessibili a capitali europei i settori del manifatturiero, engeneering, bancario e servizi finanziari, edilizia e telecomunicazioni, mentre verrebbero parzialmente liberalizzati quello dell’automotive, dell’aviazione civile e dei servizi sanitari. Parallelamente, l’accordo dovrebbe scongiurare l’adozione di comportamenti discriminatori ai danni sia di investitori cinesi in Europa sia europei in Cina, incentivare la trasparenza nell’erogazione dei sussidi e mettere al bando il trasferimento forzato di tecnologia.

Accolto come un momento di svolta per le relazioni economiche tra Pechino e Bruxelles, il CAI per ora sembra avere preminentemente un valore politico, soprattutto per il governo cinese. In primis perchè in cambio delle condizioni di maggior reciprocità la Cina ottiene la possibilità di investire in Europa nel settore delle energie rinnovabili. Quest’ultimo è al centro del nuovo Piano Quinquennale che enrerà in vigore nel 2021 e rappresenta uno degli ambiti sui quali la Cina ha deciso di puntare per la pripria crescita internazionale. Il raggiungimento dell’intesa con l’UE, inoltre, rappresenta un punto importante nell’agenda della Cina che, nel corso dell’ultimo quinquennio, ha guardato con sempre maggior interesse alla creazione di una sponda con il Vecchio Continente, per creare all’interno del blocco euroasiatico un’alleanza sulla quale contare per controbilanciare la potenza degli Stati Uniti. Tuttavia, il raffreddarsi dei rapporti con Bruxelles a partire dallo scorso anno e l’ulteriore irrigidimento conosciuto in seguito alla crisi del 2020 hanno ridimensionato le aspettative di Pechino. In questo contesto, la finalizzazione del negoziato e il raggiungimento di un’intesa, quanto meno sui principi di ispirazione dell’accordo quadro, consentono al governo cinese non solo di essersi assicurato l’interesse dell’Europa a tenere la porta della relazione con la Cina ben aperta, ma soprattutto di aver preso le misure rispetto a un nuovo pragmatismo che la UE sembra aver iniziato ad adottare verso Pechino. In un momento in cui il cambio di Amministrazione a Washington ha sollevato alcune incognite sull’evoluzione della postura internazionale degli Stati Uniti, la Cina sembra aver colto l’occasione di puntare su temi di interesse comune, quali la reciprocità degli investimenti, per riequilibrare i rapporti con l’UE, per giocare di anticipo e arrivare un po’ più preparata all’insediamento del nuovo governo Biden.

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