Camerun, i separatisti anglofoni rapiscono 30 donne
Africa

Camerun, i separatisti anglofoni rapiscono 30 donne

Di Domitilla Catalano Gonzaga
25.05.2023

Il 20 maggio, presso il villaggio di Kedjom Keku, nella regione Northwest del Camerun, 30 donne sono state rapite dall’Ambazonia Military Council (AMC), l’organizzazione para-militare che riunisce le milizie ribelli separatiste anglofone. A sua volta, l’AMC è il braccio armato dell’Ambazonia Governing Council (AGC), formazione indipendentista che raccoglie le e frange più estremiste della popolazione camerunense di lingua inglese. Non è la prima volta che tali gruppi effettuano simili attività, a scopo di intimidazione politica e lucro. Infatti, l’ultimo sequestro è avvenuto nel settembre 2022, quando ad essere rapiti sono stati 9 religiosi cattolici nella cittadina di Nchang.

Il rapimento di Kedjon Keku rievoca inevitabilmente quello delle 276 studentesse di Chibok, in Nigeria, perpetrato da Boko Haram il 14 aprile del 2014. Anche se il separatismo anglofono camerunense non condivide alcun orientamento ideologico con il jihadismo nigeriano, appare evidente l’emulazione operativa tra i gruppi, peraltro sintomatica di una ulteriore radicalizzazione della militanza separatista anglofona.

La ribellione anglofona, sebbene abbia avuto origine negli anni Sessanta dopo l’indipendenza del Paese, ha assunto una forma più violenta e virulenta dalla fine del 2016, quando i gruppi separatisti hanno intensificato gli attacchi e le Forze Armate camerunensi hanno risposto con una brutale ondata repressiva. A nulla sono serviti i tentativi di dialogo avvenuti nel 2020 quando, dopo una breve tregua, il governo ed i separatisti hanno intavolato trattative infruttuose. Da quel momento, ogni tentativi di mediazione è naufragato: il governo centrale ha continuato ad insistere su una strategia basata sulla repressione militare e di polizia, mentre i separatisti non hanno ritirato l’autodichiarazione di indipendenza formulata nel 2019.

Nello specifico, all’origine della ribellione vi è la marginalizzazione economica, politica e sociale della popolazione anglofona e la reticenza delle autorità camerunensi nel garantire forme di tutela e autonomia adeguate. Le rivendicazioni della comunità anglofona sono legate anche ai diritti di sfruttamento e alla redistribuzione degli introiti del petrolio, i cui siti di estrazione si trovano nelle regioni a maggioranza anglofona del Paese. In tale contesto i separatisti puntano ad accrescere la propria legittimità politica e sociale e non è da escludere che per farlo si possano avvicinare al modus operandi dei movimenti terroristici di matrice jihadista.

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