NATO Summit 2021: dall’Agenda 2030 al nuovo Concetto Strategico dell’Alleanza
Difesa e Sicurezza

NATO Summit 2021: dall’Agenda 2030 al nuovo Concetto Strategico dell’Alleanza

Di Riccardo Leoni
15.06.2021

Uno dei temi al centro del Summit NATO 2021 è stata l’Agenda 2030 dell’Alleanza Atlantica. Risale al dicembre 2019, in occasione del vertice di Londra, il mandato assegnato al Segretario Generale da parte dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri della NATO finalizzato a redigere un programma per il futuro dell’Alleanza Atlantica. L’Agenda 2030 è stata dunque pensata, anche tramite l’apporto di personalità ed esperti esterni alla NATO, per offrire all’Alleanza Atlantica una solida base concettuale sulla quale costruire il programma per il futuro della sicurezza collettiva e per rispondere efficacemente alle sfide di oggi e domani.

La conclusione del summit di Bruxelles ha ufficialmente dato il via ai lavori del nuovo Concetto Strategico, il documento che delineerà chiaramente le priorità, le criticità e gli obiettivi per i prossimi anni, e che dovrebbe essere presentato al prossimo vertice di Madrid nel 2022. Per capire quale potrebbe essere l’indirizzo di tale documento, si possono tracciare le linee generali dei lavori e del processo di riflessione in atto da diversi mesi proprio sfogliando l’Agenda 2030, la quale rappresenta in qualche modo la bussola politico-concettuale per la redazione del nuovo Concetto Strategico.

Sul piano geopolitico la NATO si orienterà sempre più verso una postura globale, al fine di contrastare la minaccia peer-to-peer posta da attori di rango statale quali Russia e Cina. Secondo quanto previsto dall’Agenda 2030, cruciale sarà in tal senso il rafforzamento della NATO stessa come forum di dialogo politico tra le due sponde dell’Atlantico, come piattaforma per rilanciare un ordine mondiale basato su regole condivise tra i suoi Stati membri, e come strumento cardine a livello militare per la difesa e la sicurezza collettive dell’area Euro-Atlantica. Molto importante sarà inoltre il rafforzamento delle partnership con le democrazie dell’area dell’Indo-Pacifico, quali Australia, Giappone, Corea del Sud e Taiwan, in un’ottica di contenimento dell’influenza cinese. Nell’Agenda 2030 è prevista poi, per la prima volta, una sezione dedicata alle criticità securitarie legate al cambiamento climatico, che punterà sia a mitigare l’impatto delle infrastrutture militari sul clima sia ad adattare le capacità operative della NATO in scenari ambientali in rapido mutamento, come l’Artico. Sul fronte tecnologico il focus verterà sullo spazio e sul cyberspazio: i prossimi anni saranno infatti dedicati anche ad incrementare le capacità difensive, di deterrenza e di resilienza della NATO in questi campi. Il conseguimento di questo obiettivo sarà centrale per la protezione delle infrastrutture critiche e dei processi democratici, ormai indissolubilmente legati allo sviluppo delle nuove tecnologie.

L’Agenda 2030 incarna dunque il processo di riflessione interna attualmente in atto in seno alla NATO attraverso il quale l’Alleanza Atlantica cerca di prepararsi alle sfide del futuro. In tale ottica, il Summit di Bruxelles 2021 costituisce un importante momento di passaggio, ma non rappresenta sicuramente il punto di arrivo. Stoltenberg, infatti, ha dichiarato che maggiori iniziative sul piano concreto verranno presentate al Summit 2022 di Madrid, dove verrà anche ufficializzato il nuovo Concetto Strategico. L’elaborazione del nuovo documento di indirizzo strategico dell’Alleanza, la cui ultima versione risale al 2010, costituisce la cartina di tornasole del processo di rinnovamento della NATO, e rappresenta senza dubbio una delle sfide più complesse ma anche importanti per il futuro dell’Alleanza Atlantica.

(Questa è la seconda di una serie di analisi dedicate al Summit 2021 della NATO)

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