Prospettive di ripresa dell’economia cinese nel post zero-Covid
Xiàng

Prospettive di ripresa dell’economia cinese nel post zero-Covid

Di Ada Pia Visciotti
03.03.2023

Per il secondo mese consecutivo, l’attività economica cinese ha registrato livelli di forte espansione, segno che il più grande Paese manufatturiero al mondo si sta lentamente liberando dell’impatto derivante dalle misure di contenimento pandemico e, più nello specifico, dalle politiche zero-Covid volute dal Partito Comunista Cinese (PCC).

Nel mese di febbraio, il Purchasing Managers’ Index (PMI) – indicatore composito atto a fornire una chiara immagine delle condizioni dell’industria manufatturiera e dei servizi – ha registrato la crescita più rapida degli ultimi dieci anni. Come dichiarato dal National Bureau of Statistics of China, gli ordini di esportazione, i servizi e l’attività edilizia riportano una corale espansione per la prima volta in circa due anni. Nello specifico, seguendo la documentazione rilasciata dal National Bureau of Statistics, nel mese di febbraio il PMI ha raggiunto un valore, in rialzo, di 52.6, contro il 50.1 di gennaio. Il dato riportato ha di gran lunga superato le aspettative degli economisti che avevano previsto un risultato finale di 50.5. Si parla del più alto dato registrato dall’aprile del 2012 – per chiarezza, un valore del PMI superiore a 50 indica un’espansione economica, uno inferiore segnala una contrazione. La tendenza numerica è confermata da Caxin, gruppo mediatico cinese, che offre ulteriori analisi in quanto rileva dati non tanto per i grandi settori di monopolio statale, ma per le piccole realtà di produzione nel dominio privato. L’indice, in questo caso, si è attestato a 51.6 punti, contro il 49.2 di gennaio, segnando il primo miglioramento da sette mesi a questa parte, con la seconda lettura più alta registrata dall’indagine del maggio 2021.

In definitiva, dopo il graduale allentamento delle politiche Covid, i dati industriali sono tornati in territorio positivo. A sostegno di ciò, domanda e offerta per l’industria manufatturiera si sono espanse dando anche un impulso ai livelli occupazionali, indice che per la prima volta dopo quasi un anno supera i 50 spostandosi da una fase di contrazione verso una cauta ripresa. A favorire la ripresa economica è stata anche la relativa stabilità dei prezzi nel mese di febbraio. Grazie, infatti, a una solo modesta pressione inflazionistica, i prezzi di input e output sono aumentati in maniera marginale. Il leggero aumento è stato dettato dal prezzo dei metalli, mentre il rincaro dei costi di produzione è derivato, seguendo i dettami di incontro tra domanda e offerta, dall’aumento della domanda di mercato.

Anche se l’immagine finale è quella di una positiva ripresa del settore manufatturiero e dei servizi cinesi, gli economisti mostrano una certa cautela nelle valutazioni. I dati di febbraio, infatti, potrebbero essere oggetti di un certo bias visto che riflettono fattori quali la ripresa dell’attività lavorativa a seguito del Capodanno Lunare cinese e la distensione governativa sulle politiche Covid, dopo la dura ondata registratasi nei mesi di dicembre e gennaio.

Nonostante le considerazioni di natura economica, da un punto di vista politico il messaggio che questi dati veicolano è più che positivo per i leader cinesi, soprattutto in vista della sessione annuale del Congresso del Partito Comunista in apertura domenica 5 marzo. Creare un focus attorno ai dati della crescita economica può, infatti, muovere l’attenzione dalle tanto contestate politiche restrittive Covid. Molto importanti sono anche gli obiettivi di crescita, sempre da attendersi in occasione del Congresso. Questo passaggio segna un banco di prova anche per He Lifeng, massima figura economica nel panorama cinese promossa al Politburo in ottobre. Secondo alcune fonti è infatti per lui prioritario elaborare un piano che conduca ad una crescita economica annuale superiore al 5%.

In via generale, i dati positivi riportati in Cina dovrebbero compensare le globali condizioni economiche di rallentamento e le difficoltà delle economie avanzate, in particolare quella degli Stati Uniti, dove l’Inflation Reduction Act cerca di ridurre le spinte inflattive e disinnescare un periodo di recessione. Come dichiarato dal Fondo Monetario Internazionale, la stima per la contribuzione cinese alla crescita globale è attualmente di un terzo e il generale ritmo di crescita dovrebbe attestarsi intorno al 5.2%.