Moldavia: il ruolo dei partiti filorussi nelle proteste
Russia e Caucaso

Moldavia: il ruolo dei partiti filorussi nelle proteste

Di Matteo Vecchi
10.03.2023

La crisi del Governo moldavo, che ha spinto alle dimissioni lo scorso 11 febbraio della Premier Natalia Gavrilita, è stata alimentata da cortei di protesta nella capitale Chişinău dove la popolazione si è riunita per manifestare contro l’inflazione in crescita di circa il 30% su base annua, trainata dal prezzo dell’energia. Un ruolo centrale nel mobilitare e organizzare le proteste è stato svolto dai partiti della sinistra filorussa attualmente all’opposizione. L’obiettivo di questi attori sembra quello di cavalcare lo scontento della popolazione, causato dalle forti difficoltà economiche, al fine di rafforzare il consenso e spingere la Presidente Maia Sandu a indire elezioni anticipate.

La politica moldava è tradizionalmente caratterizzata da una forte polarizzazione. In particolare, i due blocchi partitici principali sono rappresentati dalla destra filoeuropeista, composta dal Partito di Azione e Solidarietà, e dalla sinistra, formata dal Blocco dei Socialisti e Comunisti e dal Partito Sor, molto vicini alla Russia. Questa netta divisione ha determinato una contrapposizione che, ciclicamente, ha portato i governi di Chişinău ad essere vicini a Bruxelles se di destra o a Mosca se di sinistra. Tale polarizzazione rispecchia anche la divisione sociale tra i moldavi di lingua rumena, che storicamente guardano a Bucarest e più in generale all’Europa, e i moldavi russofoni che guardano a Mosca.

Il partito filorusso più rilevante da un punto di vista storico è quello comunista. Questa forza politica ha governato la Moldavia dal 2001 al 2009 ed è stata rappresentato dal Presidente Vladimir Voronin. Il Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldavia è il diretto successore del Partito Comunista della Moldavia che governò la Repubblica Sovietica di Moldavia dalla sua annessione all’URSS nel 1940 al crollo dell’Unione Sovietica nel 1991. Tale partito, seguendo la scia del suo omologo ucraino, basa il suo messaggio e il suo successo sulla celebrazione dei fasti dell’epoca sovietica in contrasto con le difficoltà incontrate durante la desovietizzazione. La sua vicinanza alla Russia è legata a due fattori: il primo è il suo rifarsi a Mosca e alla sua storia nei messaggi politici; il secondo è il fatto che buona parte del suo bacino elettorale è costituito dagli abitanti russofoni della Moldavia, che vedono nel partito l’unica forza politica in grado di difenderli da eventuali discriminazioni. Quest’ultima idea, in particolare, è legata al ricordo dell’atteggiamento del Governo moldavo nei confronti della minoranza russofona durante l’era Voronin (2001-2009). Altro gruppo di elettori del partito comunista è rappresentato dai cittadini moldavi che vivono in Gagauzia, regione autonoma russofona di etnia turca, che votano seguendo una logica di allontanamento da Bucarest per difendere la loro unicità etnico-linguistica dall’etnia rumena prominente in Moldavia.

Il secondo partito filorusso è quello socialista. Il Partito dei Socialisti della Repubblica di Moldavia si trova a sinistra per quanto riguarda le questioni economiche ma assume una postura conservatrice in ambito sociale, benché appartenga all’ideologia socialista non basa la sua comunicazione sulla celebrazione nostalgica dell’era sovietica. Ad oggi il partito socialista è all’opposizione e dallo scoppio del conflitto russo-ucraino ha espresso posizioni fortemente antioccidentali. Il partito è rappresentato da Igor Dodon, già Presidente della Moldavia dal 2016 al 2020. Il carattere filorusso del partito è legato principalmente al suo conservativismo. Il partito è, infatti, si caratterizza per le posizioni anti-Nato e anti-Unione Europea, oltre ad essere contrario a ogni concessione di diritti civili per la comunità LGBTQ+, esattamente come le ali più conservatrici della politica russa.

L’ultimo dei partiti filorussi è il partito Sor. Questo è il più giovane tra i tre e, benché sia stato fondato nel 1998, solo nel 2019 grazie all’elezione di 7 parlamentari, è passato dall’essere un movimento extra-parlamentare ad essere un partito istituzionale. Il partito ha visioni filorusse per gli stessi motivi del partito comunista e di quello socialista: la concentrazione sul welfare e una posizione fortemente conservatrice e antioccidentale. Il partito Sor è guidato dall’oligarca Ilan Shor, attualmente in esilio in Israele, costretto a fuggire dal Paese all’indomani dello scandalo finanziario che lo ha visto coinvolto nella scomparsa di un miliardo di dollari, circa un sesto del PIL moldavo, nel 2014. Dal novembre 2022 pesa sul partito, che oggi occupa 6 seggi in Parlamento, un’indagine per presunte ingerenze da parte di nazioni straniere nel suo operato.

Già nel 2022 Settembre, Ilan Shor aveva organizzato delle proteste di fronte ai palazzi del Governo per ottenere elezioni anticipate. Successivamente, nel mese ottobre, Shor è stato sanzionato dal Dipartimento del tesoro statunitense per i suoi collegamenti con Mosca e per i suoi tentativi di manomissione della democrazia moldava. Il suo ruolo nelle proteste di febbraio è stato centrale dato che lui stesso ha finanziato una massiccia campagna mediatica sui social network con pubblicità mirate a fomentare disordini e proteste contro la Presidente Sandu, che sono culminate il 27 febbraio con il tentato assalto dei manifestanti ai palazzi del Governo. Il principale contatto di Ilan Shor tra i russi è l’uomo d’affari Igor Chaika, già amico dell’ex presidente socialista Dodon, che ricopriva il ruolo di mediatore nello sviluppo di un partenariato tra l’economia russa e quella moldava.

Benché lo scontento presenti per i partiti filorussi una possibilità di aumentare la loro base elettorale, l’unico partito il cui ruolo nelle proteste è stato finora provato è la lista Sor che ha anche organizzato la rete di trasporti che ha portato i manifestanti nelle piazze di Chişinău. Inoltre, la lista Sor ha anche guidato le proteste grazie alla presenza della seconda in comando del partito, Marina Tauber, che con un megafono ha incitato e guidato i manifestanti. Gli avvenimenti nelle piazze di Chişinău hanno spinto alle dimissioni la Gavrilita che è stata sostituita alla guida dell’Esecutivo dall’ex Consigliere Presidenziale per la Sicurezza e la Difesa, Dorin Recean. La stessa Presidente Sandu, il 13 febbraio, aveva accennato in un discorso alla nazione all’esistenza di trame del Cremlino atte ad evitare l’ingresso definitivo della Moldavia nell’Unione Europea. Nel complesso, fomentando la protesta di piazza, la sinistra moldava prova ad approfittare del malcontento invertendo la tendenza che l’ha vista perdere popolarità a partire dall’invasione russa dell’Ucraina. Tali partiti storicamente vicini a Mosca, una volta vinte le elezioni, potrebbero anche schierarsi in aperto supporto a Putin nel conflitto in corso in Ucraina. Questa preoccupazione appare legittima dato che un riavvicinamento a Mosca potrebbe portare ad accordi più favorevoli nell’acquisto del gas che risolverebbero uno dei problemi, il costo dell’energia, che hanno portato i moldavi in piazza. A rendere perpetuamente tesa ogni transizione politica in Moldavia è la presenza della Transnitria, regione inamovibile nel suo sostegno a Mosca, dove sono presenti circa 1600 truppe russe giunte all’indomani degli accordi di pace del 1992.

In conclusione, è innegabile che i partiti filorussi stiano crescendo in Moldavia. Le motivazioni di questo aumento di popolarità, tuttavia, sono principalmente di carattere socioeconomico e gli obiettivi della sinistra moldava sono di carattere elettorale: la speranza dei partiti di opposizione, infatti, è quella di ottenere elezioni straordinarie, come già successo nel 2009 e nel 2021. L’unico partito del blocco filorusso che sembra supportare l’ipotesi di un intervento esterno da parte di Mosca è il partito Sor.

In questo quadro, si inserisce anche la revoca da parte di Putin del decreto del 2012 in cui veniva riconosciuta la sovranità moldava sulla regione della Transnistria. Tale passo fa presagire che la Moldavia diventi un pezzo fondamentale nello scontro tra blocchi che è stato prodotto dalla guerra in Ucraina. Prova di ciò emerge anche dalla visita il primo marzo del Primo Ministro Recean in Romania atta a fortificare l’amicizia fra i due paesi e a presentare quella che, cambi di potere permettendo, dovrebbe rimanere la linea geopolitica moldava: la vicinanza alla Nato e all’Unione Europea. A cementificare ulteriormente l’orientamento di Chişinău è la riforma linguistica approvata il 3 marzo dal partito di Azione e Solidarietà che sostituisce la dicitura “lingua moldava” con quella di “lingua romena”, allontanando il Paese da Mosca e dal suo passato Sovietico.

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