L'attacco di Haftar a Tripoli e i possibili impatti sulla crisi libica
Medio Oriente e Nord Africa

L'attacco di Haftar a Tripoli e i possibili impatti sulla crisi libica

Di Lorenzo Marinone
11.04.2019

Con l’offensiva su Tripoli, lanciata il 4 aprile dal Generale Khalifa Haftar, si è aperto un nuovo capitolo della crisi libica. L’attacco delle forze della Cirenaica, inquadrate nell’autoproclamato Esercito Nazionale Libico (ENL), non solo ha riportato la conflittualità tra Est e Ovest ai livelli della guerra civile del 2014, ma rappresenta anche una pesante battuta d’arresto per il già difficoltoso processo di riconciliazione del Paese, portato avanti con fatica dall’ONU negli ultimi quattro anni.

Gli scontri si sono concentrati soprattutto nella zona periferica della capitale, a sud e a ovest. Dopo aver facilmente superato il fondamentale snodo strategico di Gariyan e aver oltrepassato la catena montuosa del Nafusa, l’ENL ha tentato di isolare Tripoli raggiungendo la fascia costiera e penetrare all’interno del centro urbano. I primi scontri a fuoco sono avvenuti vicino al Gate 27, sulla strada costiera tra Zawiya e Janzur, e nei pressi dell’aeroporto internazionale. Tuttavia, nonostante Haftar potesse contare sul fattore sorpresa e sull’estrema frammentazione delle milizie stanziate nei dintorni di Tripoli, già dalle prime ore l’offensiva non si è rivelata sufficientemente efficace per superare la resistenza, per quanto disorganizzata, dei gruppi armati tripolini, e non è mai arrivata a meno di dieci chilometri dai quartieri centrali della capitale, dove sono concentrate tutte le sedi istituzionali del Governo di Unità Nazionale.

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