Il Pakistan alla prova della deradicalizzazione
Asia e Pacifico

Il Pakistan alla prova della deradicalizzazione

Di Francesca Manenti
16.01.2018

A quasi tre anni dal sanguinoso attentato alla scuola militare di Peshawar, avvenuto il 16 dicembre 2014, nel quale sono rimaste uccise 143 persone, il Pakistan sta portando avanti uno sforzo strutturato per cercare di eradicare la minaccia terroristica dal Paese. Il forte impatto emotivo suscitato dall’attacco, infatti, ha spinto le autorità pakistane ad iniziare una campagna di totale intolleranza verso qualsiasi forma di terrorismo rivolta contro lo Stato ed abbandonare, così, quell’approccio pragmatico utilizzato in passato nei confronti dell’insorgenza talebana e del network legato ad al-Qaeda, che aveva spinto alcuni ambienti delle Forze di sicurezza ad utilizzare una parte di essi come strumento di influenza e destabilizzazione nella regione.
La necessità di elaborare una nuova strategia, che affrontasse in modo sistemico una realtà tanto variegata quale la militanza di matrice islamista radicale, ha spinto il governo a ripensare profondamente l’approccio fino a quel momento adottato per contrastare l’insorgenza nel Paese. Se in precedenza lo sforzo era affidato esclusivamente alle Forze Armate e si basava essenzialmente su operazioni di contro-terrorismo, a partire dal 2015 il governo ha cercato di prendere parte attiva in questo processo attraverso l’adozione di un programma strutturato di misure di anti-terrorismo e deradicalizzazione, il National Action Plan (NAP), al fine di poter affrontare la minaccia in tutte le sue sfaccettature. Le operazioni muscolari e cinetiche delle Forze Armante continuano ad essere lo strumento più efficace per affrontare il fenomeno dell’insorgenza talebana, mentre le politiche del governo mirano a ridimensionare gli spazi a disposizione di quella narrativa radicale che è alla base non solo della militanza, ma, più in generale, delle forme di estremismo violento che affliggono la sicurezza interna. Tuttavia, in un contesto come quello pakistano, in cui la complessità del tessuto sociale si sovrappone ad una sostanziale disomogeneità economica tra aree urbane e aree rurali e in cui le autorità centrali ancora faticano a farsi carico dell’erogazione dei servizi su scala nazionale, i fattori di criticità da affrontare sono molteplici. Tali difficoltà, storicamente radicate nel sistema pakistano, sono ulteriormente acuite dagli effetti provocati nel Paese dal momento di profonda trasformazione attraversato dal radicalismo di matrice jihadista. Come accaduto in diverse aree geografiche, infatti, anche in Pakistan l’evoluzione del messaggio estremista sta portando alla gemmazione di nuovi ambienti di radicalizzazione,
che non sono più necessariamente associati ad un disagio economico-sociale di base, ma che emergono anche all’interno delle classi più istruite, le quali guardano all’adesione al progetto jihadista come un nuovo strumento di opposizione al sistema convenzionale.

Acquista qui la versione cartacea di Edizioni Chillemi

Leggi il report

Articoli simili