I futuri scenari tra Unione Europea e Kenya dopo l’accordo di partenariato economico
Africa

I futuri scenari tra Unione Europea e Kenya dopo l’accordo di partenariato economico

Di Alessandro Di Martino
26.06.2023

Lunedì 19 giugno, l’Unione Europea ha siglato a Nairobi un importante accordo di partenariato economico (APE) con il Kenya, durante una cerimonia presenziata dal Presidente keniota, William Ruto, e dal Commissario europeo per il Commercio, Valdis Dombrovskis.

Dopo la ratifica dei rispettivi parlamenti, questo accordo comporterà la creazione di un mercato libero tra i due partner che già vantano legami economici piuttosto solidi. Infatti, lo scorso anno, il Kenya ha esportato beni, principalmente prodotti del settore agricolo, per 1,3 miliardi di euro all’UE che, a sua volta, ha esportato nel Paese africano prodotti, prevalentemente chimici e minerari, dal valore di 2 miliardi di euro. La bilancia commerciale, pari a 3,3 miliardi, è complessivamente in aumento del 27% rispetto al 2018.

Per evitare che i prodotti europei inondino il mercato keniota, causando danni ingenti all’economia locale, il Presidente Ruto ha stabilito che il Paese aprirà gradualmente alle importazioni dell’UE, proteggendo alcuni prodotti sensibili perché potenzialmente competitivi per il futuro, come quelli alimentari.

Per di più, va ricordato che l’APE, siglato a Nairobi, nasce dalle ceneri di un precedente accordo, stipulato nel 2016 tra l’UE e la Comunità dell’Africa Orientale (EAC), che avrebbe regolato il commercio tra le due regioni. Tuttavia, esso era naufragato a causa dell’opposizione di alcuni Paesi, come Tanzania ed Uganda, mentre solo il Kenya, la prima economia della comunità, aveva ratificato l’accordo raggiunto. Sebbene siano stati invitati gli altri membri dell’EAC ad aderire all’accordo, la momentanea esclusione è significativa perché dimostra che Nairobi si è stancata della lentezza del processo d’integrazione regionale e ha virato in maniera decisa verso il potenziamento delle relazioni bilaterali con l’Europa, avendo già firmato un accordo simile con il Regno Unito nel dicembre del 2020.

L’APE va inquadrato nella più ampia strategia europea di inserirsi nella regione del Corno d’Africa, dove è rilevante il ruolo della Cina che vanta rapporti piuttosto proficui con Etiopia ed Eritrea. Oltre ad aver inserito il Kenya nei beneficiari del noto programma di investimenti Global Gateway, l’UE ha incrementato gli investimenti nel Paese africano, soprattutto in materia di energie rinnovabili e trasporti green. Ad esempio, lo scorso novembre, il Presidente Ruto ha inaugurato a Mombasa la prima sezione di un’autostrada, sostenuta dall’UE, lunga 560 km e facente parte di una delle rotte commerciali più trafficate della regione.

Mentre i rapporti con l’UE sono piuttosto solidi, quelli con la Cina sembrano essere tesi. Infatti, il Kenya comincia a soffrire il debito estero contratto nei confronti di Pechino, che ammonta ad un sesto dei 36 miliardi di dollari complessivi, rendendo la Cina il più grande creditore del Kenya, dopo la Banca Mondiale. Durante la campagna elettorale, Ruto non aveva risparmiato toni anti-cinesi, cavalcando le tensioni popolari contro la presunta concorrenza sleale effettuata dalle imprese di Pechino. Questo rapporto è stato reso più complicato dai presunti attacchi hacker cinesi che hanno colpito alcuni ministeri chiave kenioti, nonché dalla multa di oltre 10 milioni di dollari che Nairobi ha ricevuto per inadempienza sui prestiti del controverso progetto ferroviario Standard Gauge Railway.

In conclusione, nonostante il Presidente Ruto sia riuscito ad assicurare la gradualità dell’apertura del Kenya nei confronti dell’UE, permane il rischio che la presenza europea si possa tradurre non in investimenti mirati e destinati alla creazione di posti di lavoro, ma esclusivamente nell’esportazione di beni che vadano a scapito dell’economia locale. Tuttavia, qualora venissero adottate le adeguate misure di sicurezza, questo accordo potrebbe contribuire alla stabilità economica del Kenya, condizione necessaria in una regione profondamente instabile ed irrequieta, quale il Corno d’Africa. Difatti, oltre a rappresentare un esempio di stabilità politica, Nairobi costituisce uno dei perni della sicurezza regionale, avendo contribuito in passato alla pacificazione delle guerre civili dell’Etiopia e della Somalia dove, ancora oggi, agiscono le truppe keniote sotto il controllo della missione africana ATMIS.

L’APE permette all’Europa di consolidare la propria posizione nella regione e di porsi come un’alternativa valida alla Cina, a patto che riesca a sfruttare delle possibili fratture nei rapporti tra Pechino e Nairobi. In tal senso, anche il raggiungimento, previsto entro aprile 2024, di un ulteriore accordo commerciale tra USA e Kenya rafforza l’ipotesi che Nairobi guardi con rinnovato interesse ad Occidente.

Articoli simili