Guerra russo-ucraina, i mercati scommettono sulla de-escalation
L’avvio del negoziato tra Russia, Ucraina, Stati Uniti ed Unione Europea per la cessazione della guerra tra Mosca e Kiev è stato caratterizzato, sinora, da notevoli turbolenze ed incertezze. Infatti, l’assertività dimostrata dalla Casa Bianca e dal Cremlino nei confronti delle altre parti in causa e il rischio di materializzazione di una pace “imposta” a condizioni sfavorevoli per Kiev sono tutti elementi che, ad oggi, non hanno permesso sviluppo significativi in sede diplomatica. Tuttavia, tra il 12 e il 13 marzo scorsi, alcuni movimenti sui mercati azionari hanno offerto alcune indicazioni ben più forti delle dichiarazioni pubbliche dei governi coinvolti nel negoziato. Nello specifico, i titoli in dollari inerenti Gazprom hanno subito un rilevante rialzo, la prima dal gennaio 2022, anche se l’offerta degli asset è rimasta limitata, con i detentori poco inclini a vendere oppure disposti a farlo a prezzi molto elevati rispetto ai livelli del mercato. Questo squilibrio tra domanda e offerta ha portato a un calo dei rendimenti delle obbligazioni russe di circa cinque punti percentuali già da febbraio, provocando un conseguente rialzo dei prezzi e manifestando attività pregressa. La ricerca di debito russo, che sembrerebbe anche coinvolgere attori statunitensi di primo piano come Goldman Sachs e JPMorgan Chase, riflette una scommessa ad alto rischio sull’evoluzione del conflitto e, di conseguenza, su una ipotetica normalizzazione dei rapporti economici e politici con la Russia tali da rendere più appetibili i suoi mercati azionari, a cominciare dalle ipotetiche modifiche al regime sanzionatorio occidentale. Se le restrizioni imposte dagli Stati Uniti e dal G7 venissero allentate, potrebbero aprirsi opportunità di investimento per centinaia di miliardi di dollari, ma permangono rischi legali e reputazionali per gli investitori. In questo contesto, è rilevante notare come un ritorno delle aziende occidentali nell’economia russa, seppur remunerativo, potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, con il Cremlino che potrebbe anche sfruttare il trend di rientro per presentare condizioni più rigide, inclusi vincoli sulla localizzazione della produzione e sui trasferimenti tecnologici. Tutto questo avviene a margine della progressiva ritirata ucraina dall’oblast russo di Kursk e dalla presentazione della prima proposta di tregua da parte di Kiev, consistente in una interruzione delle operazioni militari aeree e navali per una durata di 30 giorni. Tale proposta, ben accettata dagli Stati Uniti, deve essere ancora valutata dalla Russia che, tuttavia, nelle settimane precedenti aveva già fatto intendere di voler vincolare la sospensione dei combattimenti a più ampie clausole politiche e securitarie riguardanti lo status dei territori occupati, il livello di militarizzazione dell’Ucraina e il posizionamento internazionale di Kiev rispetto alla NATO e all’Unione Europea.